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Con occhi di donna: come sarà la sanità del futuro?

di Sandra Morano e Giovanna Vicarelli

16 GEN - Gentile Direttore,
a margine del webinar tenutosi il 12 dicembre e da lei moderato, desideriamo condividere le riflessioni emerse dalla necessità di adeguare il nostro sistema di cure al mutato scenario di una sanità a maggioranza femminile a partire dalle 5 peculiarità del contesto in cui si muove la sanità italiana.

Lo scenario politico sociale
1. La prima peculiarità è rappresentata da un grande processo trasformativo, accelerato dalla crisi pandemica e dalla guerra, caratterizzato dalla transizione ecologica e dalla transizione del capitalismo. Non a caso si parla sempre più di Just transition, in cui il welfare non può non avere un ruolo centrale. Se così è, abbiamo bisogno di condividere una nuova visione del mondo, armonica ed equilibrata dell’economia, della politica e della società.

2. La seconda peculiarità, resa evidente dalla pandemia, è che se il Mercato è importante lo è altrettanto lo Stato. Ecco perché il tema delle nuove forme dello Stato e, conseguentemente, il tema della centralizzazione e del decentramento aprono problematiche da non sottovalutare e da affrontare in termini innovativi (che non possono essere assimilati a quelli dell’autonomia differenziata).

3. La terza peculiarità è che la sanità gioca un ruolo centrale in tutti i processi in atto, tanto nella transizione ecologica (si pensi al ruolo dell’epidemiologia e della prevenzione), tanto in quella capitalistica che nella dimensione della just transition. Un sistema sanitario universalistico è uno dei grandi baluardi alle diseguaglianze sociali. Se cadesse questo muro cosa accadrebbe in termini di salute ma anche di ordine sociale?

4. La quarta peculiarità riguarda il fatto che la transizione capitalistica con i suoi driver della sostenibilità e della digitalizzazione non vanno necessariamente verso una valorizzazione del lavoro. È qui che si pone il ruolo della formazione e del sindacato come forme di crescita e di critica, quindi di nuova rappresentanza. A partire dagli anni Ottanta, la forza ideologica della configurazione aziendalistica allora emergente ha fatto credere a molti che non ci fossero alternative e che si dovesse semplicemente governarla. Recuperare una funzione di critica è, invece, una sfida attuale ed estremamente importante.

5. La quinta, ma non ultima peculiarità, riguarda il ruolo delle donne e nello specifico delle donne professioniste del SSN. Per una serie di vicende storiche, le mediche, ma non solo (il tema riguarda tutte le professioni sanitarie), si trovano oggi nelle condizioni di poter entrare nei ruoli direttivi del SSN. Ci arrivano in ritardo, talvolta ancora riluttanti, ma ci arrivano necessariamente. Tocca a loro, quindi, principalmente gestire la sanità nei frangenti di cambiamento che abbiamo fin qui individuato. Ecco perché le donne dell’ANAAO hanno accettato la sfida di interrogarsi su quello che sta avvenendo e quindi avviare un grande progetto di riflessione.

Questo lo scenario in cui si configura la necessità di riprendere una riflessione sui destini di un SSN messo fortemente in crisi proprio dai fenomeni e dalle scelte politiche/economiche sopra descritte.

La crisi del modello aziendale e la sofferenza sul lavoro
Il fattore più critico in cui questo quadro si inscrive è costituito dalle caratteristiche, dai luoghi e dalla visione in cui si svolge il fulcro del lavoro di cura, e cioè fisicamente l’Azienda Sanitaria. A prescindere dalla ambiguità del termine “azienda” in sanità, molto c’e da dire sulle modalità in cui il processo di aziendalizzazione è stato realizzato. Da una sterminata letteratura, dalla cronaca di questi ultimi tre anni, dalla narrazione della sofferenza di chi oggi ne costituisce la “forza lavoro”, è emerso, anche in questa occasione, che il fine della Azienda sanitaria non può essere il mero controllo dei costi e dei fattori di produzione quanto la creazione di valore in termini di salute e il riconoscimento della complessità del valore salute. A costo di apparire ripetitivi, non si è potuto che ribadire che una azienda che vive di burocrazia e procedure deve lasciare posto alla azienda che riconosce il valore del tempo medico, cioè l’efficacia delle attività svolte, con capacità di ascolto, valorizzazione e cura del personale, di contrasto dello stress ed anche di promozione di interdisciplinarità e interprofessionalità. Fino a ridisegnare l’azienda sanitaria in ragione dei suoi fini valutando, con le correzioni e le integrazioni necessarie, l’ipotesi di una azienda speciale capace di garantire un diverso equilibrio o, meglio, l’integrazione delle competenze e dei poteri, quello politico, quello manageriale e quello tecnico professionale.

Quali alternative a questo modello in una sanità a maggioranza femminile
Oramai la debacle che stiamo attraversando è molto più grave del numero di professionisti/e morti e delle notizie riportate dai media. Mentre in Parlamento e nei Partiti politici si gioca a rimpiattino, ancora una volta i lavoratori della sanità, e stavolta le donne, si attivano, per indicare differenti linee di ricerca, pratica clinica e organizzazione. Appare infatti chiaro che quello che sembrava, a partire dagli anni Ottanta, immutabile, cioè la forza ideologica della configurazione allora emergente che ha fatto credere a molti che “non ci fossero alternative e che si dovesse semplicemente governarla”, è stato di fatto bypassato, prima dalla negazione del valore del lavoro, poi dalla scotomizzazione del lavoro di cura, e infine dalla mezzadria dello stesso: un mercato schiavistico in casa, milionario nel privato, attraverso funambolismi cooperativi, prima balcanici, poi caraibici, domani chissà.

A partire da alcuni trend che hanno contraddistinto l’organizzazione del SSN negli ultimi decenni, si è focalizzato l’interesse soprattutto sul “disconoscimento” a livello macro e meso del valore del lavoro di cura. Ovvero la ricerca delle ragioni che hanno portato alle “tristi derive nel mondo del lavoro” (C.Dejours, Si può scegliere Soffrire sul lavoro non è una fatalità, Moretti&Vitali )

In questa prospettiva la stessa Sanità, in via di femminilizzazione, è stata vista come progressivamente abbandonata dagli uomini perché meno attrattiva e meno prestigiosa e per contro deprezzata perché oramai caratterizzata come professione “femminile”. Un problema di generi, quindi? Probabilmente no anche alla luce di quanto le donne hanno fatto durante la pandemia: “Nella prospettiva del care, le donne hanno un ruolo da protagoniste, non per natura, ma perché è l’eredità socio-storica della civiltà a volerlo. Ma questo sapere contestuale delle donne, la loro migliore conoscenza del care, ciò che esse fanno, delegano o supervisionano, conferisce una responsabilità etica e politica a quelle che sono legittimate a esprimersi nello spazio pubblico. Questo dare visibilità implica una serie di rotture con gli attuali modelli dominanti, per esempio con la istintuale dissociazione tra la valutazione della salute dei beneficiari del care e della salute di quelli che se ne occupano” (Pascal Molinier, Prendersi cura, Un lavoro inestimabile, Moretti &Vitali).

Con occhi di donna: come sarà la sanità del futuro?
L’Area Formazione Femminile dell’Anaao Assomed da tempo impegnata in questa direzione, insieme al CRISS della Università Politecnica delle Marche, ha iniziato un confronto articolato e complesso. Dopo la prima tappa (*), di cui diamo qui riscontro, la seconda si svolgerà ad Ancona il 20 e 21 gennaio con un Seminario Residenziale “Con occhi di donna: Il modello di governance della sanità è fallito? Esistono alternative?

L’idea di fondo è che nella agenda politica, qualunque sistema futuro per la sanità dovrà modellarsi su un universo femminile che in pochi anni sarà maggioranza assoluta e lo governerà. Un sistema che dovrà essere nel segno della differenza, perché differenti sono, già da ora, le prospettive:

“Probabilmente non sarà una semplice sostituzione di sessi, come si potrebbe immaginare: non si tratta di ereditare la concezione universalistica delle cure e l’eredità novecentesca della relazione tra forza lavoro e datore di lavoro, nata storicamente coi sindacati. Bisogna immaginare un diverso mondo delle cure in cui alla richiesta di modifiche della cornice organizzativa corrispondano anche obiettivi professionali differenti, orientati più al benessere che alla salute, e alla congruenza tra lavoro e felicità. Per poter essere protagoniste in pieno ed abitare con agio quello che diventerà l’attuale Servizio Sanitario” (IL” GENERE” E LA PROFESSIONE MEDICA, Stati generali FNOMCeO, 2019).

Sulla base dei presupposti sopra indicati si sono, dunque, organizzate due giornate di confronto attivo e di formulazione di idee e proposte da parte di chi è direttamente coinvolto nel lavoro, nell’organizzazione e nella governance del SSN. L’obiettivo del Seminario è infatti quello di generare un’esperienza di qualità, a beneficio di chi userà e interagirà con la soluzione progettata, e concorrere ad elaborare una visione sistematica che attrezzi verso un più appropriato quadro organizzativo del Sistema Salute.

Il lavoro sarà organizzato in 4 gruppi, in cui i/le partecipanti si distribuiranno equamente così da rappresentare diversi ruoli e funzioni all’interno del SSN. I gruppi lavoreranno su problemi preventivamente identificati. Il lavoro ai tavoli sarà condotto da facilitatori esperti, che gestendo il tempo a disposizione condurranno una serie di attività progettuali per garantire che i rispettivi risultati siano portati alla fine in plenaria. Con questa iniziativa, unica nell’attuale panorama, e con il relativo sforzo affrontato, contiamo di raggiungere alcune proposte operative per iniziare a concretizzare un nuovo approccio alla cura e un nuovo volto della sanità italiana con occhi di donna. Tutto questo richiede multidisciplinarità e una visione olistica delle organizzazioni sanitarie

Sandra Morano
Coordinatrice Area Formazione Femminile Anaao Assomed

Giovanna Vicarelli
CRISS- Università Politecnica delle Marche

16 gennaio 2023
© Riproduzione riservata

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