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La libera professione infermieristica e quell’entusiasmo durato una giornata

di Calogero Spada

03 APR -

Gentile Direttore,
sembrava troppo bello per essere vero. C’è chi ha già parlato (affatto a torto) dell’entusiasmo durato una giornata; forse addirittura, parafrasando Lando Fiorini … «è bastata ‘na mezza giornata» ...

Infatti, dopo le apparentemente esplicite ed inequivocabili dichiarazioni del Ministro della Salute, prof. Orazio Schillaci al Tg della sera di mercoledì 29 marzo u.s.:

«… questo provvedimento serve per abolire il vincolo di esclusività e per permettere di avere una maggiore flessibilità nel lavoro … » , e quelle fatte anche qui a Quotidiano Sanità: «È solo il primo passo di una riforma più ampia, renderemo più attrattivo il Ssn»

In realtà, all’art. 11 della bozza già qui pubblicata sono state apposte 2 aggiunte, risultanti nella seguente formula pubblicata in GU del sostitutivo art.13 al Capo II (Disposizioni in materia di salute) del c.d. “decreto bollette”:

«All’articolo 3-quater del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 novembre 2021, n. 165, il comma 1 è sostituito dal seguente: 1. Fino al 31 dicembre 2025, agli operatori delle professioni sanitarie di cui all’articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, appartenenti al personale del comparto sanità, al di fuori dell’orario di servizio non si applicano le incompatibilità di cui all’ articolo 4, comma 7, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, e all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Il Ministero della salute effettua annualmente il monitoraggio delle autorizzazioni concesse e dei tassi di assenza e dei permessi fruiti dal personale autorizzato.»

Ove il primo addendum sancisce un termine temporale MAI precedentemente annoverato ed il secondo di fatto ripristina il sistema di auto-sterilizzazione di tutto il dispositivo:

primo: perché con siffatte modalità tanto inconsuete quanto oscure, non risultano chiariti quali siano i meccanismi (probabilmente al limite della violazione della privacy) di detto “monitoraggio” in capo (addirittura) al Ministero,

secondo: perché rispunta il sistema autorizzatorio già qui precedentemente commentato [3].

Quindi …

Non ci sarà alcuna abolizione del vincolo di esclusività.

Non ci sarà alcuna maggiore flessibilità nel lavoro.

Questa azione da disturbo da evitamento (lanciare il sasso e nascondere la mano) con conseguente peggioramento complessivo per i professionisti del comparto sanità che ora rischiano anche di diventare dei “sorvegliati speciali” del SSN – ci mancava solo questo – si concretizza come un’azione che non va a beneficio di nulla e di nessuno: non presidia affatto «la salvaguardia di un servizio di cure pubblico e universale», non è intesa a «salvare l’articolo 32 della nostra Costituzione» né agevoli «la sostenibilità di un servizio sanitario». Al contrario, peggiora l’annoso generalizzato squilibrio (soprattutto di “capacità” economica) riguardante le professioni sanitarie rispetto le altre professioni “biomediche”.

Sarà stato forse il solito polverone – fuori da un coro di plausi – della solita dominanza medico-forense, che con il solito monologo da: “io … io … io … io” … , a destare le solite “manine” che puntualmente intervengono sui provvedimenti normativi? Il dubbio è legittimo.

L’unica cosa che resti ora da vedere sarebbe la giusta reazione di coloro che già in coro hanno plaudito al provvedimento governativo, che se presentato come in bozza avrebbe realizzato ciò in cui loro medesimi hanno semplicemente per anni fallito.

Parlo sia del sistema sindacale, sia del sistema ordinistico, che per decenni, con paradigmatici timidezza ed impaccio, nonché tra mille contraddizioni, hanno da una parte inutilmente giocato alle “belle statuine” con i loro iscritti, non realizzando, tra congressi nazionali, giornate e convegni, il benché minimo reale progresso o passo in avanti in un riconoscimento amministrativo di quei «trent’anni dal loro passaggio alla formazione universitaria» che ora ci si appresti anche a riformare, dall’altra si sono resi anche complessivamente compartecipi di un sostanziale regresso, rispettivamente su varia base contrattuale e normativa, che ha condotto, tra continui «nuovi modelli e un nuovo approccio al sistema salute, al sistema sociosanitario», sia alla fuga dei cervelli all’estero, sia alla fuga delle professionalità dal SSN …

Una fuga che in questo modo sarà ulteriormente favorita, perché non è proprio possibile creare simili presupposti per professionalità da «sorveglianza speciale».

Calogero Spada

Dottore Magistrale
Specialista TSRM in Neuroradiologia



03 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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