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Medico si pensiona e sfascia il telefono. Oltre a scandalizzarci, proviamo a capire

di Giuseppe Belleri

04 AGO - Gentile Direttore,
l’ultima settimana prima della pausa ferragostana si chiude con l’immagine del collega emiliano che al termine del suo ultimo giorno di lavoro e contornato dai suoi assistiti ha organizzato una sorta di rito di passaggio pubblico alla nuova condizione di pensionato, sfasciando con una mazza il telefono fisso usato negli ultimi anni per tenere i contatti con i suoi assistiti e divenuto una fonte di intollerabile stress. Il video è diventato “virale” (pandemico?) sui social per poi approdare alle pagine cartacee dei giornali nazionali e dei rispettivi siti, scatenando la prevedibile reazione degli hater che affollano il web, sempre pronti ad esternare i loro cupi umori alla giusta occasione: insulti, dileggio, scherno sono fioccati alternati ad un più misurato biasimo e alla riprovazione moralistica per l’indecoroso spettacolo.

Nelle varie interviste rilasciate il protagonista di questa travagliata vicenda umana e professionale, dovuta a “a tanti problemi che hanno influito sulla mia condizione generale”, ha fornito la chiave di lettura del gesto pubblico, testimoniando il contesto relazionale dal quale è scaturito: "...diciamo che il peggio è arrivato col post Covid. La gente in generale è diventata più cattiva, più maleducata. Molti rapporti si sono incrinati, l'emergenza sanitaria ha cambiato le persone. In peggio. Pazienti sempre meno pazienti, il nostro lavoro non bastava mai".

Come si suol dire una immagine talvolta ha una carica simbolica e comunicativa superiore a dotte disquisizioni e riesce a bucare video, attirare attenzione, curiosità e far riflettere la gente a parte le reazioni violente di pancia. Quanto agli addetti ai lavori sono emerse due fazioni. I medici di MG naturalmente si sono identificati, hanno solidarizzato, empatizzato e compreso perfettamente il significato dell'atto plateale, certo poco elegante ed edificante, ma sintomatico di un disagio e di un travaglio condiviso.

Sulla opposta barricata, in linea di massima, si sono trovati gli esponenti della medicina di II livello che scandalizzati hanno espresso biasimo e attribuito significati disdicevoli al gesto “dadaista”, senza lo sforzo di spiegare e soprattutto comprendere le motivazioni profonde di quello che è stato rubricato comportamento indecoroso, sceneggiata ad uso del web o sintomo di disadattamento.

Non dovrebbe essere difficile cogliere la valenza pubblica della performance individuale, che rappresenta plasticamente il malessere e il grido di dolore che lancia da tempo la categoria, rimasto perlopiù inascoltato, a cui si è replicato per un triennio con una campagna di denigrazione verso i medici fannulloni da parte dei media e di altri attori pubblici che si è riverberata, da un lato, nel risentimento e negli umori rancorosi della gente e, dall’altro, nell’infastidita reazione degli addetti ai lavori. Evidentemente è stata efficace, ma a quale prezzo?

Cordiali saluti e buone vacanze

Dott. Giuseppe Belleri
Mmg in pensione, Brescia

04 agosto 2023
© Riproduzione riservata

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