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Interdisciplinarietà, musica per le mie orecchie 

di Saverio Proia

26 GIU -

Gentile Direttore,
ho letto con attenzione quanto ha affermato il Presidente dell’Ordine dei TSRM-PSTRP, Diego Catania al congresso della SIRM, anzi è stata musica per le mie orecchie.

La realizzazione di un’area radiologica con la partecipazione attiva di tutti le sue componenti professionali, scientifiche e sindacali dei medici radiologi, dei fisici sanitari e dei tecnici sanitari di radiologia medica ha avuto una primavera felice, anche se per la verità era autunno/inverno, ormai dodici anni fa, allorché tutte queste componenti si misero attorno ad un tavolo comune per individuare e concordare quali potessero essere le competenze specialistiche dei TSRM una proposta articolata e complessiva dell’insieme delle competenze avanzate e specialistiche degli stessi TSRM.

Il documento condiviso e concertato fu portato all’esame del Ministero della Salute e delle Regioni, i quali avviarono il procedimento di approvazione insieme a quello delle competenze specialistiche infermieristiche, ma, com’è noto, non si ebbe il coraggio o la voglia di renderli esecutivi fino a che con gli ultimi due rinnovi del CCNL la questione si risolse per via contrattuale.

Comunque quello di quell’area radiologica fu il modello su cui fu varato il mitico comma 566, tanto osteggiato da una parte ma mai abolito o modificato tanto da essere la base giuridica per la sopraddetta soluzione contrattuale.

Qualcuno allora affermò e decise che dell’area radiologica non c’era più bisogno nonostante lo stupore dell’allora Segretario nazionale del SNR e del Presidente della SIRM, ma anche di Ministero e Regioni.

Ora, sembra, che l’atteggiamento sia cambiato ed è una scelta giusta e strategicamente rilevante per la comune valorizzazione dell’insieme delle professioni sanitarie laureate dell’area radiologica e, giustamente, Diego Catania afferma che i TSRM oltre che laureati sono ormai in presenza di una loro evoluzione formativa ed ordinamentale e crescere insieme a medici radiologi e fisici sanitari nella medesima area professionale è una risposta quanto mai positiva per lo stesso SSN e per la sua la missione di tutela e promozione della salute.

Nell’attuale crisi del SSN, ma anche senza di essa, è una scelta ovviamente produttiva quella che auspica e prevede il superamento di quello che divide e, invece, esaltare e valorizzare, invece, quello che unisce l’insieme di più professioni sanitarie nella stessa area professionale, ognuno con la sua specificità ma tutti tra loro interdipendenti.

Mi ricordo di un articolo su QS a firma Di Bella di due anni fa he anticipava quanto proposto e auspicato da Catania cogliendo con precisione e con spessore di analisi due importanti motivazioni per le quali l’area radiologica debba esistere e avere vita propria nell’organizzazione del lavoro sanitario avendo come asse portante “l’unità nella diversità”: la prima e certamente la più profonda perché in tal modo si contribuisce nella modalità più efficace e più efficiente possibile a dare la migliore risposta possibile di indagine diagnostica all’interno delle linee di produzione della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del processo di tutela della salute.

La seconda, non meno importante e strategica, è quella di evitare che un terzo protagonista (l’algoritmo, l’intelligenza artificiale, un’esternalizzazione di competenze ad altre professioni non formate ed abilitate a questo tipo di diagnostica…) possa avviare il processo di decadenza se non di marginalità o di rimozione della stessa area radiologica e con essa degli stessi soggetti professionali che la compongono, con un progressivo depauperamento della capacità del SSN di fare “buona sanità” attraverso la massiccia banalizzazione e abbassamento di qualità delle prestazioni erogate, almeno dalle strutture pubbliche.

Saverio Proia



26 giugno 2024
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