Gentile direttore,
l’assistenza specialistica ambulatoriale è in difficoltà dopo le recenti vicende sull’entrata in vigore del nomenclatore previsto dal DPCM LEA del 2017 e del relativo tariffario.
Per il settore della Medicina Fisica e Riabilitativa, la fase di transizione al nuovo nomenclatore presentava già una particolare complessità, viste le profonde modificazioni apportate alla classificazione e codifica delle prestazioni; a ciò si è aggiunto un ulteriore elemento di incertezza, legato all’attesa del pronunciamento del TAR del Lazio.
Questa situazione - oltre a generare forti disagi fra gli operatori - ha un impatto negativo soprattutto su chi ha bisogno dei servizi, con possibili difficoltà e ritardi nell’accesso alle prestazioni per fasce di popolazione particolarmente vulnerabili.
La Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER) si era già da tempo attivata con gli organismi nazionali e regionali per supportare i clinici e le strutture nell’applicazione delle nuove normative, pur consapevole delle loro molte criticità, con un’attenzione prioritaria all’appropriatezza e alla garanzia di continuità del percorso di cura,
Purtroppo, la stessa struttura dei LEA non favorisce tale continuità, dato che affronta in modo separato i diversi settori assistenziali, e, per la specialistica ambulatoriale, adotta un criterio classificatorio rigidamente basato su singole prestazioni.
Una conseguenza di questa visione frammentaria, “per silos”, dell’assistenza, è la difficoltà a garantire continuità ed integrazione fra le diverse fasi del percorso di cura. Tale criticità è particolarmente percepibile nell’ambito della Medicina Fisica e Riabilitativa, spesso chiamata a gestire percorsi articolati e prolungati, con interventi che si svolgono in diversi setting (ospedaliero, ambulatoriale, territoriale/domiciliare…) sulla base di un Progetto Riabilitativo Individuale.
Altro elemento di criticità è legato al fatto che per diverse prestazioni descritte nel nomenclatore sarebbe già necessario un aggiornamento, in considerazione del progredire delle conoscenze e dell’innovazione tecnologica. A questo proposito, la SIMFER ribadisce le precedenti sollecitazioni a modalità più rapide e flessibili di funzionamento della Commissione Nazionale per l’Aggiornamento dei LEA, ed una sua maggiore interlocuzione con le componenti professionali.
Altro fattore critico è la grande variabilità degli assetti normativi e organizzativi regionali dell’assistenza specialistica, riguardanti le figure professionali abilitate alla prescrizione, i criteri di prescrivibilità, i sistemi di tracciamento e monitoraggio delle attività e diversi altri aspetti.
Ultimo aspetto, certo non meno importante, è quello della valorizzazione economica delle prestazioni, complessivamente insufficiente all’erogazione di servizi di qualità adeguata alla domanda. Tale aspetto è stato sottolineato con forza dalla SIMFER. Alcuni parziali risultati sono stati ottenuti, ma ciò non ha modificato la valutazione complessivamente negativa dell’attuale assetto tariffario.
A fronte di questo scenario, la SIMFER ritiene comunque necessario uscire al più presto dalla attuale situazione di impasse, nel primario interesse delle persone assistite, senza dimenticare che la recente pandemia ha già compromesso per lungo tempo l’accesso alle cure, in particolare per le fasce più fragili.
La Società si è attivata tempestivamente nei giorni scorsi con un’indagine dettagliata della situazione nelle diverse regioni, ed un’approfondita discussione sulle misure più opportune da intraprendere.
Si ritiene che, per dare una risposta almeno parziale e immediata alle criticità descritte, vada valorizzata la competenza clinica specialistica del medico fisiatra, definendone in modo univoco le attribuzioni di responsabilità nel processo di valutazione clinica, di accesso alle cure e di selezione delle prestazioni che caratterizzano l’attività di presa in carico ed il Progetto Riabilitativo, nonché delle valutazioni dei risultati, in collaborazione con gli altri professionisti della riabilitazione. Vanno adottate modalità basate su corretti criteri clinici per integrare le prestazioni di tipo “valutativo” e quelle di tipo “terapeutico” in aggregati coerenti e personalizzabili in funzione del bisogno individuale. Sotto questo profilo, le descrizioni delle prestazioni contenute nel nomenclatore vanno viste come “etichette” che caratterizzano tipologie generali di prestazioni, ma che possono sottendere modalità differenti di azione terapeutica, da declinare opportunamente nella documentazione clinica e nel Progetto Riabilitativo Individuale.
Si ritiene necessario rimuovere molte ingiustificate limitazioni alla composizione dei diversi programmi di trattamento che si sono stratificate nel tempo nelle diverse realtà regionali, cogliendo l’occasione per ridurre le altrettanto ingiustificate differenze normative ed organizzative regionali.
La SIMFER si sta attivando in modo capillare per supportare gli specialisti fisiatri ed i servizi nell’interlocuzione con i programmatori locali, per cercare di limitare le difficoltà rilevate sul piano tecnico-amministrativo o dovute a interpretazioni normative discordanti.
La SIMFER ribadisce l’inadeguatezza degli attuali assetti normativi a favorire un’assistenza specialistica ambulatoriale di qualità adeguata alla domanda, sollecita l’attenzione delle istituzioni, delle componenti professionali e delle associazioni di rappresentanza civica verso questi importanti temi, e continuerà il suo impegno verso il superamento di logiche “prestazionali” e verso un’effettiva applicazione dei criteri di continuità nella presa in carico.
Prof. Giovanni Iolascon