Gentile direttore,
in relazione al dibattito ormai continuamente presente su queste pagine, spero di portare il mio contributo e la mia esperienza perché è giusto restare nel sevizio sanitario pubblico. La Medicina Interna, presente in tutti gli ospedali, ha contribuito ad affrontare il covid con grandi competenze e sacrifici, ed oggi nel silenzio generale, la sua presenza in tutti i nosocomi è il valore aggiunto nella cura dei malati.
Tutti i giorni ricovera oltre 80% delle persone che arrivano in PS, con problematiche complesse polipatologie, in polifarmacoterapia spesso molto anziani. Oltre questo, partecipa attivamente alle guardie dei PS, visto i limiti delle medicine d’Urgenze, non più frequentati da un numero sufficienti di medici. Dunque contribuisce in maniera decisiva al buon funzionamento della sanità pubblica. Spesso i Medici Internisti sono stanchi di tutte le attività che devono svolgere, ma sono sempre ottimisti e fiduciosi che la situazione possa essere gestita e migliorare. Dal punto di vista etico, nonostante le storture ed i disagi, nella nostra quotidianità i problemi veri sono quelli delle persone, pazienti che arrivano al PS, e non i nostri che ci lavoriamo e se anche pagati poco, dobbiamo avere la forza di ascoltare curare dare speranze, anche quando il tempo sembra finito.
Ho lavorato solo in grandi Ospedali pubblici che mi hanno permesso di curare e utilizzare anche terapie costosissime, come il ravulizumab che per primi abbiamo introdotto in Italia, per curare una malattia rara. In ultimo siamo stati ancor i primi in Italia, ad usare un microinfusore per la terapia del Diabete di tipo 1, un microinfusore senza aghi come un pancreas artificiale che colloquia con un sensore, ed infonde insulina in base alla glicemia semplicemente sostituendo ogni tre giorni, la quantità globale di insulina che serve. Queste tre straordinarie esperienze degli ultimi tre anni, riempiono la vita e l’animo di tutti i giovani Medici Internisti, che continuano a chiedere di venire a lavorare nel nostro Ospedale, in un momento in cui i concorsi da altre parti vanno deserti.
Si la vita professionale è fatta di burocrazia, di rapporti con Manager e simil manager, che spesso disconoscono gli elementi di base. Ne avevo conosciuto uno, che sosteneva, che la Medicina Interna non serviva a niente, che il paziente quando arrivava al PS era del cardiologo del neurologo del pneumologo.. e cosi via. Non aveva nemmeno letto, che la Medicina Interna è il primo reparto di ricovero, di questo paese, con circa un milione di ricoveri, perché gli specialisti continuano a fare la presa in scarico, e la complessità clinica la si può gestire soltanto in questo ambito. Pazienza, i manager passano, noi medici internisti restiamo e curiamo tutti. Forse prima di lasciare un lavoro cosi bello, incredibilmente affascinante e remunerativo eticamente ed umanamente, sarebbe opportuno selezionare una classe dirigente delle aziende sanitarie, all’altezza e competenti. La professione medica è potenzialmente una delle professioni più belle ma psicologicamente impegnativa. I motivi sono: lo scenario di dolore, sofferenza e morte che il medico si trova ad affrontare, i numerosi conflitti, le lotte gerarchiche, persino il mobbing, le condizioni di lavoro generali come la burocrazia e l'economizzazione.
Per alcuni è scritto nel destino, per altri è una tradizione di famiglia. Altri ancora hanno scoperto una vocazione, mentre su alcuni il corpo umano e il suo funzionamento esercita un fascino irresistibile sin da quando erano bambini. Dal codice deontologico. Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell'accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona, questo lo puoi fare con un SSN pubblico nel rispetto dell’art.32 della Costituzione italiana, il resto per chi ha deciso di fare questa professione vale poco, sono rimasto e resterò sempre convinto che la sanità non può essere che pubblica, per compassione, fratellanza ed equità, capisco che sono parole non di moda.
Antonino Mazzone
Direttore Dipartimento Medico
ASST Ovest Milanese, Legnano