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Università e Ssn: una convivenza squilibrata che penalizza il merito

di Pierino Di Silverio e Gerardo Anastasio

06 GIU - Gentile Direttore,
Il dibattito che si è sviluppato sul suo giornale nei giorni scorsi, ha riacceso i fari sulla perdurante criticità dei rapporti tra SSN ed Università, da troppo tempo sottovalutata e troppo spesso derubricata a semplice lotta per l’acquisizione di poltrone. La nomina a direttore di struttura ospedaliera degli universitari senza concorso, rappresenta una criticità profonda nel panorama sanitario italiano, denunciata con forza e da tempo immemore dalla nostra associazione.

La questione - oltre a sollevare interrogativi sulla trasparenza e sul merito delle scelte - determina anche un palese conflitto d’interessi, in quanto il Rettore è eletto dai docenti universitari (e quindi ha ed ha avuto bisogno del loro consenso) ed il suo parere è vincolante per la nomina dei Direttori Generali delle aziende miste.

Il quadro normativo è complesso ed opaco (come ben evidenziato da Jorio e Caterini in molti interventi qui) e le nomine dirette vìolano i principi di merito e imparzialità sanciti dall'articolo 97 della Costituzione. L'uso improprio del D.Lgs. 517/99, originariamente pensato per regolare i rapporti tra SSN e Università, è diventato uno strumento per aggirare le procedure concorsuali ben oltre i confini indicati dalla legge. Ne consegue l'assegnazione di incarichi gestionali a figure che, seppur titolate in ambito accademico, spesso non possiedono le competenze manageriali per gestire un reparto ospedaliero e che nella maggior parte dei casi non hanno la minima idea di cosa sia un contratto di lavoro (nazionale o aziendale che sia) che per legge avrebbero il dovere di applicare.

Il risultato è una perdita di chance per i medici ospedalieri, con carriere interrotte o impedite da scelte negoziate tra rettorati e direzioni aziendali.
Questa "epidemia" di clinicizzazioni, che per una volta - seppur con qualche sporadica eccezione - unisce tutta l’Italia, mina la credibilità del sistema e contribuisce a rendere poco attraente il lavoro ospedaliero per le nuove generazioni di medici e dirigenti sanitari.

Le differenze normative e le disuguaglianze tra dirigenti SSN e docenti universitari, non si fermano però qui, tra le criticità più significative emergono:
- Mancanza di programmazione: le assunzioni universitarie spesso non sono allineate ai fabbisogni assistenziali regionali, privilegiando reclutamenti volti all'apertura di scuole di specializzazione anche a discapito della loro reale utilità per il sistema sanitario.

- Clinicizzazione ingiustificata: si assiste a un passaggio di strutture a direzione SSN verso una gestione universitaria senza comprovati requisiti di "indispensabilità" didattica. Fenomeno spesso accompagnato dalla transizione del direttore di struttura complessa dai ruoli ospedalieri a quelli universitari, portando in dote con sé l'intera struttura.

- Controllo delle carriere degli ospedalieri: nelle aziende miste, circa il 40% dei professori universitari è direttore di una struttura o di un dipartimento, a fronte di meno del 10% degli ospedalieri. Per norma contrattuale, sono i direttori che propongono gli incarichi per il personale SSN e fanno parte delle commissioni di selezione, mentre i concorsi universitari vengono gestiti esclusivamente da accademici.

- Confusione normativa: la sovrapposizione di norme datate, generiche e a volte contraddittorie, unita alla devoluzione dei dettagli applicativi a protocolli d'intesa regionali spesso sbilanciati a favore dell'Università, crea un quadro giuridico caotico.

- Disuguaglianze economiche e di trattamento: nelle aziende miste, a parità di attività assistenziale, didattica e di ricerca, non sono garantiti gli stessi diritti e la stessa remunerazione a tutti i professionisti, indipendentemente dalla loro istituzione di appartenenza.

- Mancata valutazione: per quanto attiene l'assistenza, non esiste un sistema di valutazione basato su dati oggettivi, terzi e non autoreferenziali che evidenzi l'efficacia, l'efficienza e soprattutto il valore aggiunto prodotto nelle strutture assistenziali dal fatto di essere a direzione universitaria

- Sul versante accademico poi, la carriera universitaria è ad oggi peraltro lenta, farraginosa e senza garanzie, al punto che un ricercatore rischia di rimanere tale a vita.

Il risultato è una perdita di chance per i medici ospedalieri, con carriere interrotte o impedite da scelte negoziate tra rettorati e direzioni aziendali.
Questa "epidemia" di clinicizzazioni, che per una volta - seppur con qualche sporadica eccezione - unisce tutta l’Italia, mina la credibilità del sistema e contribuisce a rendere poco attraente il lavoro ospedaliero per le nuove generazioni di medici e dirigenti sanitari.

A distanza poi di 26 anni dal Dlgs. 517/99 che la prevedeva con chiarezza adamantina, ancora non esiste una procedura che dettagli le modalità di partecipazione economica dell'Università agli eventuali squilibri negativi di bilancio delle aziende ospedaliero universitarie e dei policlinici , al cui interno la maggioranza delle leve decisionali sono in mano ad universitari.

Esiste invece una "manina" che invariabilmente inserisce nella legge finanziaria un emendamento volto a sanare i debiti di qualche policlinico, che peraltro a norma di legge non dovrebbero più esistere.

In un quadro che vede il Sistema Sanitario Pubblico in grave crisi, è ancora tollerabile ed economicamente sostenibile che l'Università continui a comportarsi come una variabile indipendente?

A nostro parere vi è la necessità urgente di un intervento normativo e politico, distinguendo tra gli interventi che richiedono modifiche legislative nazionali e quelli attuabili con un'applicazione più rigorosa delle norme esistenti. Ecco quindi alcune delle soluzioni percorribili, oltre a quelle già proposte nel documento ad hoc approvato nel 2023 dalla Direzione Nazionale della nostra associazione (che potete trovare qui)
- Semplificare e chiarire le norme, rendendo più trasparenti i rapporti tra le diverse tipologie di aziende sanitarie (ospedaliero-universitarie, policlinici, IRCCS, fondazioni, strutture private convenzionate).

- Abolire il parere vincolante del Rettore sulla nomina del Direttore Generale delle aziende miste (come sta tentando di fare la Lombardia)

- Istituire un ruolo unico dei dirigenti sanitari che operano nelle aziende miste.

- Eliminare l'automatismo Professore di I fascia = Direttore di struttura complessa, prevedendo che la direzione di una struttura sia attribuita esclusivamente con un concorso pubblico

- Definire il debito orario assistenziale degli universitari e il "quantum" loro dovuto per tale attività, garantendo parità di trattamento economico tra personale universitario e ospedaliero.

- Demandare la stesura dei protocolli d'intesa regionali e degli statuti aziendali a tavoli tecnici paritetici tra rappresentati universitari e professionisti SSN

- Chiedere una verifica di conformità normativa degli atti fondativi delle aziende miste

- Definire con chiarezza e riconoscere il ruolo del tutoraggio del personale ospedaliero nei confronti degli studenti e degli specializzandi

In sintesi, per superare l'attuale impasse e contribuire a rendere il SSN nuovamente attrattivo per i giovani, è indispensabile una radicale revisione della legislazione che regola i rapporti tra università e sistema sanitario.

E' poi giunta l'ora che tra i professionisti si superino diffidenze reciproche e vecchie ruggini, riconoscendo pari dignità e reciprocità ai due ruoli sanitari: in un contesto sociale sempre più conflittuale, diviso e chiuso è il momento di dare l'esempio costruendo ponti ed abbattendo muri.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte e chiediamo a tutte le Istituzioni di fare la loro: lo dobbiamo ai cittadini che si affidano alle nostre cure e alla nostra meglio gioventù, purtroppo sempre più attratta da sirene straniere.

Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed

Gerardo Anastasio
Coordinatore Commissione Nazionale SSN - Università Anaao Assomed

06 giugno 2025
© Riproduzione riservata

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