Gentile Direttore,
la riorganizzazione funzionale e gestionale dell’AIFA dello scorso anno era stata voluta principalmente per accelerare i tempi di rimborso, più lunghi della media EU, e contenere la spesa, regolarmente eccedente il budget.
Ma i tempi di rimborso dei nuovi farmaci – NAS - si sono invece drammaticamente allungati (+32%, 22.4 mesi nel 1° semestre 2025 vs. 17 del 2024, vedi tabella) e la spesa ha sforato del 35% il proprio budget (vedi acquisti diretti 2024), mai così tanto.
Si direbbe pertanto che i cambiamenti non stiano funzionando. Ma non sparate sull’AIFA, in realtà incolpevole.
Sulla spesa qualsiasi riorganizzazione può fare poco, si sfora il tetto perché è da sempre ridicolmente sottostimato, un trucco levantino adottato da anni da tutti i Governi succedutisi, per ridurre la spesa grazie ai miliardi del payback dalle industrie. Serve pertanto stabilire un tetto di spesa verosimile, che però è responsabilità della politica e non dell’”organo tecnico” AIFA
Sui tempi allungati, invece, il disegno della nuova organizzazione mostra limiti oggettivi. Come scrissi anche qui su QS a suo tempo, se lo stesso carico di lavoro passa da 20 esperti dalle competenze specifiche approfondite “verticalmente” (clinico-farmacologiche i 10 CTS, ed economiche-metodologiche i 10 CPR), agli attuali 10 membri CSE dalle competenze orizzontali, per fare lo stesso lavoro prima fatto dal doppio degli esperti e in modo più parcellizzato, occorrerà inesorabilmente più tempo
Ma al di là di elementari considerazioni tayloriste e senza scomodare Hicks e i suoi “isoquanti” in scienza dell’organizzazione, va ricordato che riusciamo ad essere il Paese che con la Germania rimborsa più farmaci anche grazie alla pertinacia di trovare l’accordo nelle negoziazioni proprio a beneficio dei futuri pazienti, cosa che richiede pazienza quindi tempo (vedi “Le Parfait Négociant”, basilare trattato dottrinale sulle negoziazioni di Jacques Savary, 1675)
Insomma, ne deriva una specie di elogio della lentezza che ci suggerisce di non sacrificare certe dinamiche negoziali che pretendono i loro tempi per funzionare. Serve accorciare i tempi ma senza rinunciare ai vantaggi di una negoziazione dai tempi lunghi. Bel paradosso, Comma 2, test della Kobayashi Maru.
Del resto, accorciare i tempi di negoziazione è possibile tecnicamente solo in misura marginale, essendo incomprimibili per propri limiti strutturali “entropici” delle sue dinamiche. Insomma, da Milano a Roma in auto in un ora neanche Leclerc su Ferrari ce la farà mai. Serve l’aereo, cioè uno strumento diverso
Quell’aereo per AIFA è l’early reimbursement (vedi qui su QS): rimborso all’approvazione EMA a prezzo dell’industria, o su un algoritmo, e quando poi negoziato, conguaglio e payback dall’industria della differenza tra la spesa sostenuta e quella figurativa al prezzo negoziato. Con clausole di salvaguardia finanziaria, di mercato, gran giurì, etc.
Quel paziente, che vede il “suo” tanto atteso agognato nuovo farmaco approvato da EMA da mesi ma ancora in AIFA e di cui invece i suoi omologhi tedeschi o francesi beneficiano da mesi, facendo la nostra innovazione di oggi quella loro di ieri, potrà essere trattato due anni prima, a costo aggiuntivo zero. Anzi, oltre al beneficio clinico, pure risparmiando in ospedalizzazioni evitabili e altri cost-offset.
Potremmo iniziare dove c’è più bisogno (malattie rare, onco-ematologia). In Parlamento ci stanno lavorando. Anche lì, come per l’AIFA, in un curioso parallelismo, il problema sono i tempi lunghi di approvazione. Perché i pazienti sono lì che aspettano, Dum Romae Consulitur…

Prof. Fabrizio Gianfrate
Economia Sanitaria