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“Infermieri in cambiamento”, un movimento per una rivoluzione culturale della professione 

di Infermieri in Cambiamento

30 OTT - Gentile Direttore,
siamo un gruppo di giovani infermieri, le scriviamo poiché la condizione reale quindi effettiva della professione infermieristica, al netto delle esperienze più o meno positive che nel nostro paese pur sporadiche esistono, è disastrosa. La prospettiva della nostra professione assunta nel suo complesso come categoria, come ruolo, come funzione, come identità, ma anche come salario, è sconfortante. I giovani sembrano non possano avere un futuro diverso dal passato cioè sarebbero destinati, loro malgrado, a reiterare un modello di professione che resta a dispetto di norme, di mutamenti, di possibilità, vecchio e contro tempo cioè anacronistico.

Ivan Cavicchi, nostro grande maestro con il cui pensiero abbiamo nutrito il nostro ragionamento critico in questi anni, sintetizza questa situazione complessiva con tre espressioni:
- “questione infermieristica” volendo intendere   un insieme di problemi, di contraddizioni, di debolezze, di incompetenze, di arretratezze, di responsabilità nostre e di altri, che nel loro insieme producono inconcludenza, stallo, invarianza, regressività, frustrazioni in ciascuno di noi, rubandoci il futuro;
-“post-ausiliarietà” per definire una condizione della professione assurda e inaccettabile. Quella cioè di essere definita sulla carta in un modo ma risultare completamente differente nella realtà di lavoro; come se quanto definito formalmente fosse negato. Come se l’evoluzione normativa, da noi conquistata, non valesse niente.
- “coevoluzione” vale a dire la condizione che lega professioni diverse complementari e contigue a trovare consensualmente le soluzioni per crescere  e per adeguarsi  ai cambiamenti che insistono in questa  società

Sono trascorsi vent’ anni da quando il legislatore con la L.42/99 aveva pensato per noi una figura che si distaccasse definitivamente dall' essere professione sanitaria ausiliaria per divenire professione sanitaria autonoma, competente e responsabile in risposta ai mutati e complessi bisogni di salute della collettività e dando seguito alle richieste della professione stessa. Eppure, nell' epoca della post-ausiliarietà, l’evoluzione normativa rimane non tradotta nella prassi clinica. La categoria dunque non si è allineata alle norme.

In questi ultimi anni le idee riformatrici non sono mancate ma sono state tutte regolarmente ignorate come se vi fosse un muro tra conservatorismo e innovazione. Un muro eretto prima di tutto dagli infermieri contro gli infermieri, in una lotta intestina inutile e deleteria.

Nello stesso tempo per troppo tempo si è soffiato sul fuoco della contrapposizione, dell’antagonismo, del corporativismo competitivo, tra professioni che per loro intrinseca interdipendenza non dovrebbero essere poste in competizione perché mutualmente legate da una reciprocità indissolubile, con ciò senza mai cogliere, la necessità politica di un negoziato interprofessionale per definire un accordo  per una effettiva coevoluzione di tutti.
Ingenuamente si è ritenuto a partire dalla legge 42, che sarebbe bastata una norma che cancellava il mansionario, per definire un nuovo infermiere, ignorando che riformare una professione vale come riformare sia una storica organizzazione del lavoro che una forma storica di cooperazione a più professioni. In un gioco a molti giocatori la ridefinizione di un giocatore vale come una riforma del gioco immaginando nuove relazioni tra giocatori.
 
Noi vogliamo insistere, vogliamo creare nuove idee, liberarle, farle conoscere, rompere l’isolamento culturale nel quali siamo, nostro malgrado, finiti, poiché crediamo che le idee pionieristiche, convincenti, plausibili, fattibili spingono le persone ad aggregarsi ed a combattere insieme, a mobilitarsi per creare un movimento che spinga verso un approccio riformatore.

Nel frattempo sono intervenuti due fatti politico- culturali nuovi e importanti che sembrano spianare sul fronte medico la strada della coevoluzione e del dialogo interprofessionale, che a nostra avviso sono stati colpevolmente ignorati, immiseriti, e in qualche caso volutamente snobbati:
- il primo sono le 100 tesi che la Fnomceo ha diffuso per la preparazione degli stati generali della professione medica finalizzati alla definizione di un nuovo medico

- il secondo è la riforma della deontologia elaborata a Trento dall’ordine dei medici e da un gruppo altamente qualificato nel quale si prevede uno straordinario capitolo (XVII) sui “rapporti con le altre professioni”

Sono due fatti che ci dicono che nel mondo medico a fronte di una innegabile crisi professionale, sta crescendo la consapevolezza di un ripensamento profondo della professione nel quale proprio per ragioni co-evolutive non è possibile escludere   altre professioni. In sostanza come ci insegna il principio co evolutivo nessuna professione può permettersi una ridefinizione di se in modo autoreferenziale. L’unico modo per concepire qualsiasi tipo organizzazione è quello di proporsi come sistema di professioni ma giammai come singola professione.

Questo ci dice che la “questione medica” e la “questione infermieristica” appartengono allo stesso ordine di problemi e proprio per questo necessitano dello stesso ordine di soluzioni.

Ignorare tutto questo non fa in nessun modo il bene degli infermieri ma soprattutto ignorare tutto ciò non aiuta a rimuovere le contraddizioni che sino ad ora ci hanno chiusi nella prigione della post ausiliarietà.

Noi vogliamo andare oltre la post ausiliarietà ed essere, insieme ad altre professioni, una professione del terzo millennio.
Al fine principale di mettere in circolazione idee di riforma, di favorire la coevoluzione delle professioni, di aiutare il dialogo tra professioni e soprattutto l’intesa su piattaforme e programmi comuni, abbiamo deciso di costituire il movimento “Infermieri in Cambiamento” con il quale ci apprestiamo ad avviare una rivoluzione culturale senza precedenti!

“Infermieri in Cambiamento” nasce come movimento di cultura e azione per unire i tanti infermieri impegnati, DA SOLI, a difendere la propria dignità professionale e per tradurre il diffuso malcontento in un programma politico/culturale di emancipazione, da attuarsi al governo della professione.
Un movimento per portare su un livello politico-professionale le istanze di cambiamento che da anni ciascun professionista infermiere attende, per risolvere la questione infermieristica, per lasciarci alle spalle l’ epoca della post-ausiliarietà e per inaugurare una nuova epoca: quella in cui l’ infermiere sia portatore di una nuova cultura nelle organizzazioni del lavoro.  

I cambiamenti culturali sono processi lunghi e difficili, noi abbiamo appena tracciato il percorso ma la strada la faremo insieme a coloro i quali si sentono determinanti per le sorti della professione infermieristica nei prossimi decenni, che vogliono riappropriarsi della propria dignità professionale e di una immagine consona ad una categoria intellettuale, che concepiscono il presente come un epoca di transizione, in cui ciascuno di noi è il protagonista di un cambiamento radicale della professione.

Avviamo questa evoluzione culturale interna e poi facciamo sentire la forza di questa nuova cultura a tutti i professionisti coi quali lavoriamo fianco a fianco, per un processo di CO-evoluzione!

La sostenibilità del SSN si preserva se oggi guardiamo al futuro con una nuova cultura, un nuovo linguaggio e un nuovo modo di essere professionisti, noi lavoriamo per questo…venite con noi!
 
Infermieri in Cambiamento

30 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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