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Coronavirus e responsabilità professionale. Nulla di fatto

di Marco Piemonte

11 APR - Gentile Direttore,
“Consummatum est!”. Come ampiamente prevedibile e ragionevolmente previsto, il grande sentimento istituzionale e popolare di entusiasmo e riconoscenza nei confronti di Medici e Operatori Sanitari che si sono spesi allo stremo, in condizioni difficilissime, senza mezzi clinici e protettivi adeguati, e spesso con gravissimo rischio personale (coscientemente accettato per profondo spirito di servizio, al costo di quasi duecento morti) si è dissolto come neve al sole con il ritiro dalla discussione Parlamentare di tutti gli emendamenti presentati per la loro difesa etica, civile e penale.
 
Il Collegio Italiano dei Chirurghi ed altre Associazioni Professionali avevano fatto richiesta di porre fine finalmente, almeno nella fase emergenziale, all’atavico tema della “Responsabilità Professionale” che vede il Medico Italiano colpevole di tutto fino a dimostrazione contraria.
 
L’unico esito del movimento spontaneo di opinione e di iniziativa che doveva garantire a tutto il personale sanitario operante “sul campo” nella drammatica emergenza Coronavirus è stata una generica ipotesi di costituzione di una articolata Commissione del Ministero della Giustizia che esamini la problematica nelle sue molteplici sfaccettature e giunga alla definizione di un provvedimento legislativo organico e onnicomprensivo.
 
Ci auguriamo tutti che la predetta Commissione inizi e concluda i suoi lavori in tempi brevissimi, quali sono richiesti dall’emergenza Coronavirus. Ma il rischio reale è che mentre la Commissione si accinge ad operare, con i tempi imposti da leggi e regolamenti, per contro studi legali e procuratori legali d’assalto, stigmatizzati e deprecati unanimemente in questi giorni da Ordini Forensi e Professionali, Istituzioni, Società Scientifiche e Sindacati, si stiano già armando per avviare innumerevoli cause civili e penali con richieste di risarcimenti a Medici e Operatori Sanitari, colpevoli solo di aver fatto al meglio il proprio dovere assistenziale in condizioni di gravissima emergenza.
 
Infine Il Collegio Italiano dei Chirurghi non può tacere un altro, ancor più grave ed insultante fatto che, forse per superficialità, forse non involontariamente è stato sottovalutato in questa penosa vicenda legislativa. Nell’arco di pochissimi giorni la necessità di difendere Medici ed Operatori Sanitari da vili suggestioni a cause legali di risarcimento, per attività svolte in condizioni difficilissime, precarie e forse irripetibili di emergenza, è stata dapprima mescolata e diluita con una più generale iniziativa di sanatoria ”erga omnes” e “in primis” verso istituzioni, amministratori ed enti pubblici, le cui responsabilità e competenze nella complessa vicenda storica, sociale, politica, sanitaria, amministrativa e gestionale dell’epidemia da Coronavirus sono del tutto diverse, non equiparabili nè paragonabili in alcun modo.
 
A fronte delle legittime e motivate opposizioni a questo comportamento, il danno morale maggiore è stato quindi compiuto con il rinvio della discussione in unica sede, quello della predetta Commissione del Ministero della Giustizia, in cui le ipotetiche responsabilità assistenziali di Medici e Operatori Sanitari sul campo, in condizioni di emergenza, sono state definitivamente associate e accomunate a quelle di istituzioni, amministratori ed enti pubblici di fronte all’epidemia, in un vergognoso calderone comune nel quale, alla fine, non si riconosceranno più meriti e responsabilità e in cui, in ultima ragione, proprio Medici e Operatori rischiano di pagare lo scotto peggiore.
 
In conclusione, come Medici e come Operatori Sanitari chiediamo di essere rispettati per quello che siamo e per quello che facciamo. Risparmiateci le qualifiche di “Angeli” ed “Eroi”: non abbiamo chiesto medaglie, riconoscimenti e prebende. Non insultateci con “pecette” legislative equivoche e verisimilmente tardive: non ce lo siamo meritato.
 
Chiamateci solo Medici, Infermieri, Tecnici, Volontari: queste sono le nostre qualifiche etiche e professionali, che portiamo con onore ed abnegazione – ieri, oggi, domani -, consci dei doveri e dei rischi ad esse connesse, e lasciateci lavorare – se non con la serenità e la sicurezza che ci sono state negate anche in questa occasione – almeno con la soddisfazione di adempiere quotidianamente il nostro dovere (oggi in gergo manageriale si chiama”mission”) per la salvaguardia della salute dei cittadini, per la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale e, “last but not least”, nell’interesse superiore dell’Italia.
 
Dott. Marco Piemonte
Presidente Collegio italiano chirurghi (CIC)

11 aprile 2020
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