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QS Edizioni - mercoledì 4 dicembre 2024

Lavoro e Professioni

“Non possiamo restare in silenzio”. 52 Associazioni lanciano un appello per sostenere la sanità pubblica

immagine 25 novembre - Le Associazioni, “appartenenti alla società civile”, denunciano lo stato di crisi del Ssn, richiedono interventi per interromperne il declino, ribadiscono la necessità che la salute diventi una vera priorità anche nell’allocazione delle risorse e sono a fianco dei professionisti impegnati in iniziative di mobilitazione e di difesa della sanità pubblica

Un appello per sostenere il Ssn e interromperne il declino.
Questo in estrema sintesi l’appello lanciato da 52 Associazioni, tutte “appartenenti alla società civile”, che sottolineano la necessità di mettere la salute ai primi posti dell’agenda politica anche nell’allocazione delle risorse. Ed esprimono la loro vicinanza ai professionisti impegnati in iniziative di mobilitazione e di difesa della sanità pubblica.

Di seguito l’appello:

“Da troppo tempo il Servizio sanitario nazionale, un patrimonio fondamentale per un paese civile, non riceve la giusta attenzione. Da troppo tempo osserviamo, spesso impotenti, una grande indifferenza nei confronti del progressivo indebolimento della sanità pubblica.

Eppure, negli anni, il Ssn ha contribuito a raggiungere risultati importati per la salute di tutti noi, riconosciuti a livello internazionale. Ad esempio, i dati Ocse dimostrano che in Italia la mortalità evitabile grazie a interventi sanitari tempestivi ed appropriati è circa il 30% in meno della media UE, la sopravvivenza a 5 anni per molte patologie oncologiche è superiore alla media europea, le differenze nell’accesso ai servizi in base alla condizione socioeconomica sono inferiori alla media dei paesi europei. Ma tali risultati non possiamo darli per scontati.

Al contrario, i dati attuali dimostrano – e le persone sperimentano – la profonda crisi del sistema. Dopo la pandemia, nonostante gli insegnamenti (troppo presto dimenticati) e le promesse (mai mantenute), la situazione è sempre più preoccupante.

L’Istat riporta che nel 2023, il 4,5% degli italiani rinuncia alle cure a causa delle lunghe liste di attesa (in forte aumento rispetto al 2,8% del 2019), il 4,2% rinuncia per motivi economici e l’1% per la scomodità del servizio. Lo sviluppo dell’assistenza territoriale, specie per le persone anziane, continua a segnare il passo. Gli italiani stanno riscoprendo la paura – propria del secolo scorso – di ammalarsi non solo per le sofferenze che ne discendono ma anche per i costi che potrebbe comportare.

Oggi il pericolo incombente è la perdita del Ssn (per come l’abbiamo conosciuto dopo la sua istituzione) attraverso la privatizzazione dell’assistenza sanitaria.

La sanità pubblica garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie, interventi salvavita), mentre per il resto (visite specialistiche, accertamenti diagnostici, piccola chirurgia, riabilitazione, assistenza residenziale) il Ssn arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o a ricorrere ai servizi a pagamento. Le lunghe liste di attesa e, più in generale, la difficoltà ad accedere a prestazioni sanitarie e sociosanitarie stanno così abituando la popolazione a non considerare più la sanità pubblica il primo riferimento in caso di malattia, e stanno facendo riemergere un timore che da decenni era scomparso: la paura di non avere abbastanza soldi per potersi curare.

Nelle cure dei malati cronici (ormai la parte preponderante degli assistiti), le famiglie sono lasciate sole e lo sviluppo dei servizi territoriali e di prossimità – che abbiamo visto essere determinanti nella pandemia – è al palo, dopo dichiarazioni roboanti.

I professionisti della salute – risorse fondamentali, perno di ogni organizzazione di servizi alla persona – sono sempre meno numerosi e sempre più demotivati, mentre dopo la pandemia avremmo dovuto proteggerli e riconoscerne il valore. Nell’attuale scenario, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. Le retribuzioni debbono essere adeguate ai livelli europei (pena la continua “esportazione” di professionisti), devono essere garantite condizioni di lavoro sostenibili e occorre riprendere a investire nella formazione, compresa la formazione nella comunicazione.

Le risorse messe complessivamente a disposizione sono sempre meno adeguate rispetto ai bisogni di assistenza della popolazione; i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono messi a rischio in molte regioni e i divari tra Nord e Sud d’Italia potrebbero ampliarsi.

E la Legge di Bilancio per il 2025-2027 non prevede il rafforzamento del personale, non interviene per contrastare la crescente demotivazione dei professionisti, propone ulteriori aumenti delle risorse per i privati, dispone aumenti del FSN sempre inferiori a quelli del Pil (fino a scendere nel 2030 al 5,6% del Pil, livello MAI COSì BASSO prima d’ora!) e tali da produrre disavanzi consistenti nei prossimi anni.

Il Servizio Sanitario Nazionale è l’emergenza ma dobbiamo constatare che tutto il sistema di Welfare, dalla scuola, all’Università, alla cultura, all’assistenza sociale, alle politiche per la casa sono sostanzialmente abbandonate e rischiano il tracollo.

Di fronte a tale situazione non possiamo restare in silenzio.

Le associazioni promotrici del presente appello, tutte appartenenti alla società civile, denunciano lo stato di crisi del Ssn, richiedono interventi per interromperne il declino, ribadiscono la necessità che la salute diventi una vera priorità anche nell’allocazione delle risorse e sono a fianco dei professionisti impegnati in iniziative di mobilitazione e di difesa della sanità pubblica”.

Le associazioni firmatarie dell’appello

Associazione Salute Diritto Fondamentale

Associazione Giovanni Bissoni

Laboratorio salute e sanità - LABOSS

Forum Disuguaglianze e Diversità

Salute Internazionale

Associazione Prima la Comunità - ETS

Associazione Alessandro Liberati-Cochrane

Fondazione Gruppo Abele

Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Fondazione Maratona Alzheimer

Associazione Italiana di Epidemiologia

Cittadinanzattiva APS

Associazione Campagna per la Salute Mentale - Milano

Arci APS

CIPES - Centro d’Iniziativa per la Promozione della salute e l’Educazione Sanitaria

Associazione Centro per la Riforma dello Stato – ETS

Associazione Volere la Luna ODV

Associazione La Bottega del Possibile APS – Torre Pellice

Diritti a Sinistra

Grusol - Gruppo Solidarietà

APS Ve.R.So - Veneto Ricerca Sociale

Associazione Perugia per la Sanità Pubblica - Perugia

Associazione Camminare Insieme OdV

Ve.La - Veneto Laboratorio

Fondazione Casa dell'Ospitalità – ETS – Ivrea

Con/F/Basaglia - Conferenza Basaglia

Lisbon Institute of Global Mental Health

Covesap - Coordinamento veneto per la sanità pubblica

Associazione TiAscolto APS

Fondazione Nilde Iotti

Associazione Treviso civica

Associazione Insieme APS-ETS

Associazione MenteInPace - Forum per il ben-essere psichico - Cuneo

Gruppo di Ricerca per la Salute Mentale "Conoscere per Migliorare" - Torino

Associazione La tazza blu – OdV - Torino

SOS Sanità

RSWT - Rete Salute Welfare Territorio

Per una Sanità del Servizio Pubblico

Siep - Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica

Comitato Un'altra Busca è possibile – Cuneo

Fondazione Dravelli – Moncalieri

Associazione Franca e Franco Basaglia

ACCORDO - Associazione Scientifico - Culturale di Coterapia APS

Dedalus, cooperativa sociale - Napoli

Unasam – Unione Nazionale delle Associazioni per la salute mentale

ANP CIA Piemonte, Associazione Nazionale Pensionati - Confederazione italiana Agricoltori Piemonte

SMP - Società Mutua Piemonte ETS

ANGOLO OdV, Associazione Nazionale Guariti O Lungoviventi Oncologici -

UISP Piemonte

Fondo Edo Tempia - Biella

Associazione Vivamente – ODV Moncalieri

UISP Torino

25 novembre 2024
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