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Tecnologia antisenso. All’Università di Trento un progetto per formare la prossima generazione di scienziati per le cure delle malattie rare e ultra-rare  

Dopo il successo dei farmaci antisenso per le cure delle malattie Sma e Sla, la Commissione Europea finanzia una formazione ad alta specializzazione dottorale che miri a trovare farmaci nuovi per le cure rare ed ultra rare. Michela Denti: “Per ciò che ci riguarda stiamo lavorando ad una formula antisenso per la demenza frontotemporale”.

28 OTT - Dopo i successi degli oligonucleotidi antisenso che dal 2016 vengono usati per curare l’Astrofia muscolare spinale (Sma) e dal 2023 una forma di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), la Commissione Europea dà il via alla rete di formazione dottorale EFFecT, per far fronte con nuovi farmaci alle cure delle malattie rare e ultra - rare. Anche l’Università di Trento fa parte di questo team.

“Anche noi come Università apparteniamo alla rete di formazione dottorale EFFecT e stiamo lavorando, assieme al mio gruppo, – spiega la Professoressa Michela Denti, dell’Università di Trento – ad una farmaco antisenso che curi la demenza frontotemporale”.

La demenza frontotemporale (Ftd) è una forma di demenza che colpisce in modo specifico i lobi frontali e temporali del cervello, le aree responsabili di funzioni importanti come il comportamento, il linguaggio e la capacità di prendere decisioni. A differenza della malattia di Alzheimer, che tende a danneggiare soprattutto la memoria, la Ftd colpisce principalmente il modo in cui le persone si comportano e comunicano e tende a manifestarsi in persone relativamente giovani, spesso tra i 45 e i 65 anni, ed è progressiva. In Europa ne sono colpite più di 12.000 persone ogni anno.

“Per accelerare il processo di scoperta di nuove cure per le malattie rare, serve però una formazione più completa con programmi di dottorato di ricerca innovativi. Occorre migliorare le competenze – continua la coordinatrice Michela Denti - e le prospettive di carriera dei ricercatori, combinando la ricerca accademica con l'esperienza pratica in vari settori. Per questo è stata istituita la rete di formazione dottorale EFFecT, una rete di dottorato con formazione collaborativa finanziata dalla Commissione europea attraverso il programma Horizon Europe per preparare ricercatrici e ricercatori altamente qualificati”.

Le applicazioni più note e significative degli oligonucleotidi antisenso, ci spiega la professoressa, stanno riguardando alcune malattie neurodegenerative congenite e progressive, precedentemente incurabili, che hanno avuto un impatto fatale sulla salute dei pazienti, come Sma e Sla, ma anche le malattie cosiddette ultra rare per le quali non esiste cura. Oggi, invece, grazie alle terapie antisenso, possono essere trattate con farmaci personalizzati per il singolo paziente. Altre terapie antisenso sono attualmente sperimentate con successo in studi clinici avanzati e hanno quindi alte probabilità di essere presto approvate, come quelle per le malattie da prioni, la malattia di Huntington o alcune distrofie retiniche.

“L'innovazione e la forza di questi farmaci sta nella loro precisione, in grado di correggere solo il gene di interesse, evitando di alterare i geni sani. I farmaci antisenso sono piccoli pezzi di Rna artificiale progettati per legare uno specifico Rna messaggero. Legano l’Rna bersaglio alterato e ne inducono la degradazione. Il risultato è l'inibizione della produzione della proteina difettosa da parte del gene che causa la malattia. In altri casi, sono in grado di legare l'Rna bersaglio e modificarne l'elaborazione. Così facendo correggono il difetto genetico e ripristinano la produzione della proteina”. Conclude la coordinatrice dell’Università di Trento Michela Denti.

Endrius Salvalaggio

28 ottobre 2024
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