Liste d’attesa e poteri sostitutivi. Le Regioni confermano la bocciatura del testo del Ministero Salute e presentano controproposta
Le Regioni non contestano in sé il principio del potere sostitutivo, ma rivendicano una maggiore chiarezza e garanzie di contraddittorio. La controproposta delle Regioni insiste sul tema della trasparenza e sulla collaborazione interistituzionale: ogni decisione dovrà basarsi su dati oggettivi rilevati dalla piattaforma nazionale delle liste d’attesa e analizzati da Agenas con una metodologia “nota e condivisa”. La cooperazione istituzionale non dovrà trasformarsi in una forma di commissariamento. IL TESTO
01 APR - Proseguono le tensioni tra Ministero della Salute e Regioni sul tema delle liste d'attesa. Con una nota ufficiale inviata al Ministero della Salute il 27 marzo, la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni ha bocciato lo
schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che disciplina i poteri sostitutivi dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, previsto dal decreto-legge n. 73/2024 per fronteggiare le criticità legate alle liste d’attesa. Una posizione resta nota nei giorni scorsi dallo stesso presidente della Conferenza delle Regioni,
Massimiliano Fedriga, in una
lettera inviata al ministro della Salute
Orazio Schillaci.
Secondo le Regioni, "non sussistono le condizioni per esprimere un parere favorevole" alla bozza trasmessa dal Governo il 27 febbraio. In risposta, è stata trasmessa una versione emendata del decreto che – come sottolineato nella comunicazione – "consente di dare attuazione al decreto-legge n. 73/2024, nel rispetto delle prerogative e competenze regionali".
Il nodo dell’Organismo di verificaLa questione ruota attorno all’Organismo istituito presso il Ministero della Salute per rafforzare il monitoraggio sull’erogazione delle prestazioni sanitarie e, nei casi più gravi, intervenire al posto delle Regioni inadempienti. Lo schema governativo stabilisce che l’Organismo possa sostituirsi al Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (Ruas) in caso di mancata nomina o di gravi ritardi nella riduzione delle liste d’attesa.
Le Regioni non contestano in sé il principio del potere sostitutivo, ma rivendicano una maggiore chiarezza e garanzie di contraddittorio. Il nuovo testo da loro proposto stabilisce, ad esempio, che l’Organismo possa intervenire solo dopo una fase formale di confronto, con l’assegnazione di un termine non inferiore a 90 giorni per presentare controdeduzioni e un piano di rientro. L’eventuale sostituzione, inoltre, dovrà cessare entro 120 giorni dal suo avvio e solo a criticità risolte.
Il testo delle Regioni insiste sul tema della trasparenza e sulla collaborazione interistituzionale: ogni decisione dovrà basarsi su dati oggettivi rilevati dalla piattaforma nazionale delle liste d’attesa e analizzati da Agenas con una metodologia “nota e condivisa”. Inoltre, tutte le azioni dell’Organismo dovranno essere rendicontate in apposite relazioni annuali e specifiche, da trasmettere al Ministero e alla Conferenza delle Regioni.
Un punto delicato riguarda anche la nomina del Ruas: in assenza di una designazione regionale, l’Organismo potrà individuarlo nel Direttore generale della sanità della Regione interessata – una soluzione vista da alcuni presidenti di Regione come un’ingerenza nei poteri amministrativi locali.
A questo punto, la palla torna nuovamente al Governo. L’Ufficio di segreteria della Conferenza delle Regioni attende la valutazione formale delle amministrazioni centrali e non esclude la richiesta di un nuovo incontro tecnico. La partita, insomma, è tutt’altro che chiusa. Con questa controproposta, le Regioni intendono ribadire che la cooperazione istituzionale non può trasformarsi in una forma di commissariamento.
01 aprile 2025
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