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Autonomia differenziata. Appello a Bonaccini per un passo indietro. A firmarlo 26 tra associazioni, movimenti e comitati 


“L’epidemia in corso di Covid-19 ha portato alla luce in maniera inconfutabile sia l’inutilità ed i rischi connessi alla richiesta delle regione Emilia-Romagna di ulteriori forme di autonomia regionale in sanità, sia le insufficienze strutturali nelle quali è venuto a trovarsi il Ssn pubblico a causa delle politiche di austerity adottate negli ultimi due decenni”. Per i 26 movimenti firmatari, riuniti nel Forum per il Diritto alla Salute Emilia-Romagna, quel che serve non è, dunque, l’autonomia differenziata, ma “un regionalismo basato sul principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni”. E, tra le altre cose, una “Industria pubblica del Farmaco”. L’APPELLO

30 APR - L’Emilia Romagna ritiri la propria proposta al Governo per ottenere il regionalismo differenziato. E poi rinunci alla istituzione di fondi assicurativi integrativi regionali, ed agli appalti e l’esternalizzazione dei servizi sanitari, non sanitari di supporto e socio-sanitari. Si ricostruisca, piuttosto, la sanità italiana attraverso “un regionalismo basato sul principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, e attuato tramite Patti per la Salute, senza alcuna modifica della Costituzione vigente né formale né di fatto”. A chiederlo sono 26 tra associazioni, comitati e movimenti, riuniti nel Forum per il Diritto alla Salute Emilia-Romagna. Ma la raccolta di di sottoscrizioni l’appello continua e ci si aspetta, quindi, che il numero di firmati aumenti.
 
Per il Forum per il Diritto alla Salute Emilia-Romagna “l’epidemia in corso di Covid-19 ha portato alla luce in maniera inconfutabile sia l’inutilità ed i rischi connessi alla richiesta delle regione Emilia-Romagna di ulteriori forme di autonomia regionale in sanità, sia le insufficienze strutturali nelle quali è venuto a trovarsi il servizio Sanitario Nazionale pubblico a causa delle politiche di austerity adottate negli ultimi due decenni in forma di tagli al Fondo Sanitario Nazionale e privatizzazione del finanziamento e dell’erogazione delle prestazioni assistenziali ed anche della ricerca e della didattica e formazione biomedicale, universitaria e non”.
 
Da qui la richiesta alla Regione di abbandonare la corsa verso l’autonomia differenziata e, d’altra parte, l’appello al Governo ed alla maggioranza parlamentare che lo sostiene di “respingere le richieste di regionalismo differenziato già avanzate e di togliere tale tema dalla loro agenda politica”.
 
La strada da percorrere, per il Forum, è un’altra, “non secessionista”, che consenta di “potenziare un servizio sanitario nazionale pubblico universalistico, equo e solidale, come previsto dalla 833/78, in tutte le regioni”.
 
Il primo passo, secondo il Forum, non può che essere quello di incrementare il Fondo Sanitario Nazionale "di almeno 40 miliardi nei prossimi 4 anni” e di “assegnare i finanziamenti alle Regioni e in base alla rilevazione dei reali bisogni dei cittadini e non su stime derivanti da spese storicamente effettuate, come da anni si sta operando, eludendo le esigenze della popolazione".

Quindi “abbandonare ed invertire il processo di privatizzazione in atto, a cominciare dalla eliminazione del “welfare fiscale”, cioè delle agevolazioni fiscali per la spesa sanitaria intermediata dalle assicurazioni e, in forma modulata nel tempo e per fasce di reddito, di quella privata diretta”
 
Per il Forum è inoltre necessario eliminare il numero chiuso a Medicina e Chirurgia ed a tutti i corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie e di interesse Sanitario, e finanziare con “20 miliardi nei prossimi 4 anni” la ricerca e la attività di docenza in forma congiunta Università e Servizio Sanitario Nazionale.


Chiesto, poi, un impegno per “realizzare una Industria pubblica del Farmaco per liberarsi delle speculazioni e dei ricatti del settore privato in mano alla speculazione finanziaria”. 


Dunque di “adottare il “modello Patto per la Salute” per tutte le materie a legislazione concorrente previste dall’art. 117 della Costituzione” e, in ultimo, di “non regionalizzare la funzione legislativa per le materie, come l’istruzione, di competenza esclusiva del Parlamento”.


30 aprile 2020
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