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Sardegna. Mmg in affanno si uniscono in associazione e presentano al Consiglio le proprie proposte

di Elisabetta Caredda

Melis: “Tra i problemi più rilevanti c’è la carenza di mmg, a cui è ancora più difficile far fronte visto il peso dell’attività amministrativa. Se sono il medico, devo aver cura dei pazienti, non posso fare contemporaneamente il medico e l’amministrativo”. Corrias: “Faccio appello all’assessore Doria perché presti attenzione alle richieste dei mmg. La carenza non si ridurrà che si creano presupposti invivibili che fanno fuggire i medici dalla Medicina Generale”.

18 SET - I medici di medicina generale (mmg) e di continuità assistenziale (ca), il più delle volte, operano in piena sofferenza sia per sopperire alla cronica carenza di medici, sia per il continuo aggravio di pratiche amministrative, compreso quando sono costretti a redigere le prescrizioni dei colleghi specialisti, che si limitano a dare indicazioni ai pazienti indirizzandoli verso i mmg per ricevere la “ricetta”. Numerosi medici di medicina generale hanno deciso di far sentire la propria voce denunciando le sofferenze all’assessore alla Salute Carlo Doria, al presidente dell’ANCI, sottolineando che i loro cittadini sono anche pazienti dei mmg e solo un’azione congiunta potrà ostacolare il subdolo passaggio da una sanità pubblica a quella privata e continuare a garantire il diritto alla salute per tutti.

Quotidiano Sanità ha accolto la voce di questi professionisti e preso contatto con la dott.ssa Rosalba Melis, una delle delegate alla comunicazione, medico di famiglia e specialista anche in Otorinolaringoiatria e tra i soci fondatori dell’associazione ‘MMG - Sardegna’ di recente costituzione, che ha già raccolto circa 300 adesioni in pochi mesi.

“L’Associazione nasce dall’idea congiunta dei MMG riuniti in una chat – spiega la dottoressa -, creata dal dott. Massimo Putzu di Olbia, tutti concordi della inarrestabile snaturazione della Professione. La ASL ritiene congruo sopperire alla carenza di medici di famiglia ripartendo i pazienti, rimasti senza medico, magari per pensionamento, tra i colleghi ancora in servizio elevando a dismisura il massimale. A Tortolì c’è un medico con 1900 pazienti a fronte dei 1500 previsti. In questo e in altri casi analoghi, ci si chiede quanto tempo può dedicare un medico di base ad ogni paziente, se si considera che mediamente si eseguono dalle 30 alle 40 visite ambulatoriali più 4/6 domiciliari”.

“Occorrerebbero – prosegue Melis - giornate da 38 ore per avere anche una vita privata. Se si aggiungono poi le certificazioni di malattia, infortuni, attivazioni e rinnovi ADI (assistenza domiciliare integrata), certificazione di rientro a scuola, certificati vari d’invalidità, certificati per attività non agonistica, ecc. che, anche se non obbligatori, rientrano nel servizio di assistenza al paziente. Ne consegue che la giornata dovrebbe essere di 52 ore per avere almeno 4/5 ore per la vita privata. In merito inoltre all’aggiornamento obbligatorio, ormai è consolidata la procedura di effettuare i corsi ECM durante i prefestivi e festivi a svantaggio del dovuto recupero psicofisico dovuto a tutti i lavoratori. A completare il quadro della mancanza di MMG, sono ancora i numerosi Comuni senza assistenza sia primaria sia di molte sedi rimaste ancora scoperte della città metropolitana di Cagliari”.

“Pertanto – aggiunge Melis -, il 22 febbraio in dieci medici ci siamo riuniti in Ogliastra per registrare formalmente, presso l’Agenzia delle Entrate di Lanusei, la prima associazione di categoria del MMG della Sardegna. Obiettivo è quello di far approvare le proposte note come ‘I punti di Tramatza’ che risolverebbero gran parte delle problematiche attuali. I giovani medici neo laureati preferiscono altri indirizzi: la Medicina generale, un tempo molto ambita, oggi non è affatto considerata un buon settore d’impiego professionale. Li allontaniamo sempre più se il sistema non fornisce gli stimoli adeguati, considerando che anche i medici hanno una famiglia dove rientrare”.

Le proposte. “Dato inizio a questo percorso in associazione – approfondisce la dottoressa -, ci stiamo muovendo per sensibilizzare le forze politiche in Consiglio regionale. Abbiamo anche chiesto una audizione in commissione salute. A tal proposito il presidente dell’associazione sta approntando un documento da presentare in Commissione, nato dall’ultima riunione a Tramatza. Tra le proposte che abbiamo già presentato, cito l’opportunità di dotare di ricettari i medici delle strutture ospedaliere e ambulatoriali private convenzionate, nonché i medici che lavorano in intramoenia, affinché possano direttamente prescrivere visite e farmaci ai pazienti ed evitare così che a farlo siano solo i MMG”.

E ancora, “intervenire sul nomenclatore tariffario regionale, dematerializzare tutte le prescrizioni in essere, oltre che giungere alla dematerializzazione di tutte le prescrizioni farmacologiche; assegnare agli uffici amministrativi delle ASL la prescrizione di presidi e ausili vari, attività che ad oggi costringe i medici al disbrigo di lunghe pratiche amministrative; lasciare che i piani terapeutici continuino ad essere prerogativa dei medici specialisti in quanto figure più idonee a seguire i pazienti durante la cura farmacologica; mantenere le Guardie mediche, attualmente discontinue, dato che costituiscono dei veri e propri presidi di continuità assistenziale durante la notte e i festivi; aumentare il massimale oltre i 1.500 pazienti solo per i medici che lo scelgono volontariamente”, conclude Melis.

A dare supporto alla voce dell’associazione dei medici di medicina generale Sardegna ci ha pensato il consigliere regionale Salvatore Corrias (PD), che fa appello dall’Assemblea legislativa all’assessore regionale alla Sanità perché possa considerare l’urgenza di quanto esposto in materia dai MMG, per attivare processi adeguati di semplificazione delle procedure indicate dagli stessi dottori di famiglia che, per come sono ora strutturate, sottraggono del tempo prezioso alle prestazioni dovute ai pazienti.

“Il problema della carenza dei medici – evidenzia al nostro giornale il consigliere -, che mi rendo conto essere un problema di tutta Italia, è purtroppo una situazione non destinata a migliorare nel breve periodo perché è una difficoltà reale garantire il ricambio generazionale. Ma non si andrà a migliorare nemmeno nel lungo periodo se si fanno fuggire i giovani laureati in medicina dalle specializzazioni più ricercate, maggiormente carenti, se si impongono delle misure a lunga durata emergenziali, come l’innalzamento del massimale a 1800 pazienti, senza ascoltare le necessità degli stessi professionisti. E senza adeguare e snellire la burocrazia amministrativa lasciando che ricada sugli stessi”.

“Faccio appello all’assessore Doria, che presti attenzione alle richieste che provengono dalla associazione di categoria dei medici di base. Si tratta solo di rivedere alcune procedure in modo tale da rendere più vivibile il lavoro del medico di famiglia perché possa trovare anche ‘respiro’; peraltro, con la dematerializzazione delle prescrizioni di visite e farmaci si andrebbe incontro alle esigenze degli stessi assistiti. Ovviamente vi è poi la questione di alcuni procedimenti che richiedono una revisione, di essere ottimizzati, in quanto così come sono ora risalgono ad un periodo in cui i numeri di medici e di pazienti erano ben altri. La situazione è sotto gli occhi di tutti, è allo stremo, se esistono soluzioni per ottimizzare tempi e risorse queste devono essere immediatamente praticate. Le proposte avanzate dall’associazione dei MMG meritano di essere accolte: stanno semplicemente chiedendo, in concreto, che l’assistenza sanitaria ai pazienti torni ad essere il fulcro della loro prestazione professionale” – conclude Corrias.

Elisabetta Caredda

18 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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