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Infertilità maschile. Andrologi: “Solo tre su dieci uomini infertili hanno valori nella norma”. L’Oms cambia i criteri per misurarla


Per la prima volta l’Oms aggiunge test sul Dna tra gli esami per fare diagnosi: oltre il numero conta la qualità del seme. Gli andrologi Sia e Siru: “Potrebbero nascondersi nel Dna spermatico le cause del 30% di casi di infertilità maschile inspiegati con valori nella norma. Ampliare le indagini allo studio del Dna spermatico aumenterà e migliorerà le diagnosi, utili a fronteggiare anche il grave declino demografico che affligge il nostro Paese”

14 SET -

Spermatozoi sani dentro e fuori: per determinare l’infertilità maschile non basta fermarsi all’aspetto ‘esteriore’ del liquido seminale, misurandone solo concentrazione, forma e motilità, ma è necessario andare a guardare anche dentro al suo Dna. I paramenti classici non sono più valori di riferimento assoluti per stabilire la linea di confine tra uomini fertili e infertili e dunque l’esame del liquido seminale non basta da solo per valutare la funzione riproduttiva maschile.

È questo il cambio di paradigma dettato dall’Oms, che, dopo ben 11 anni, ha aggiornato le linee guida per la diagnosi dell’infertilità maschile e introdotto per la prima volta nella pratica clinica lo studio del Dna spermatico, riconoscendo il potenziale diagnostico limitato dell’esame del liquido seminale, basato su valori indicativi e con esiti che possono variare anche sensibilmente in relazione all’esperienza dell’operatore che effettua e interpreta i dati.

A curare l’edizione italiana delle nuove linee guida Oms sono state la Società Italiana di Andrologia (SIA) e la Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU). Il board scientifico incaricato dall’Oms - composto da Luca Boeri, Filippo Giacone, Luigi Montano, Tiziana Notari, Ilaria Ortensi e Paolo Turchi - l’ha resa disponibile in meno di dieci mesi online ed in formato cartaceo.

 
Limitato potenziale diagnostico dell’esame del liquido seminale. “Il 50% dei problemi di infertilità di coppia è provocato da un problema maschile le cui cause sono inspiegate con valori nella norma in circa il 30% dei casi – spiegano Alessandro Palmieri, presidente SIA e Luigi Montano, presidente SIRU – è quindi fondamentale un migliore e più corretto inquadramento diagnostico, al fine di individuare e correggere eventuali patologie che possano compromettere la fertilità della coppia, soprattutto in un periodo storico in cui la natalità è in forte crisi, specialmente in Italia. Il nostro Paese, infatti, ha il tasso di fertilità più basso d’Europa e fra i più bassi del mondo (1,17 figli in media per donna) e oltre il 15% delle coppie ha problemi di fertilità, ovvero non riesce a concepire nel corso di un anno di tentativi non protetti”.

L’esame per eccellenza è senza dubbio lo spermiogramma, che consiste nell’analizzare un campione di liquido seminale, valutando la concentrazione, la motilità e la forma. “Ma – proseguono gli esperti – si tratta solo di numeri che non possono condizionare il percorso di una gravidanza che è dato da tanti fattori e lo spermiogramma in assoluto non è predittivo. Resta il problema della qualità degli spermatozoi in termini di capacità fecondante che è strettamente collegato alla loro integrità genomica, oltre che allo stile di vita di chi lo produce e alle esposizioni ambientali come dimostrano i numerosi fallimenti della fecondazione sia naturale che assistita anche in pazienti con valori nella norma”.

“La diffusione dei contenuti delle nuove linee guida a tutti gli operatori dei laboratori di analisi, non solo a quelli dei centri di Pma, per una più corretta e ampia analisi del liquido seminale migliorerà e aumenterà le diagnosi di infertilità, utili anche a fronteggiare il grave declino demografico del nostro Paese” precisano quindi Palmieri e Montano. Anzi, aggiungono “la valutazione del liquido seminale dovrebbe essere eseguita a 18 anni a tutti i giovani maschi prima della visita andrologica”.

“Inoltre a differenza degli altri fluidi biologici, come ad esempio il sangue e le urine, il liquido seminale – aggiunge Oreste Risi, Urologo all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo – ha la caratteristica peculiare di non essere presente in maniera precostituita all’interno dell’organismo ma si forma solo al momento della raccolta, per cui è particolarmente suscettibile a variazioni nella composizione in fase di produzione, risentendo molto degli stress endogeni ed esogeni. Questa variabilità del liquido seminale, unitamente all’esame eseguito manualmente dai biologi, non sempre adeguatamente preparati ed aggiornati per questa tipologia di esame – specifica Risi – rende spesso difficile, ancora oggi, comparare gli esiti di questo esame eseguito nei diversi laboratori. Per questo, nello stesso Manuale, si sottolinea la fondamentale importanza della formazione e dell'aggiornamento degli operatori”.

Ma quali sono le maggiori novità delle linee guida Oms? Il Manuale Oms, spiega una nota delle società scientifiche, ha definito nuovi standard globali per migliorare la diagnosi di infertilità maschile descrivendo procedure operative ottimali, finalizzate a sostenere e a promuovere la qualità dell’analisi del liquido seminale e la comparabilità dei risultati ottenuti dai diversi operatori e laboratori.

La novità più importante della nuova versione riguarda, come abbiamo visto, l’inclusione dei test del Dna del liquido spermatico. “L’Oms riconosce che non è più sufficiente fermarsi alla valutazione dei parametri classici, quali concentrazione, motilità e forma degli spermatozoi, ma è fondamentale integrare queste informazioni con quelle sulla frammentazione del Dna degli spermatozoi – afferma Ilaria Ortensi, componente del Comitato Esecutivo SIA, biologa tra le curatrici del nuovo Manuale – l’analisi della frammentazione del Dna visualizza la rottura dei filamenti del Dna degli spermatozoi, mentre la valutazione della cromatina consiste nell’esame di specifiche proteine che legano il Dna nemaspermico”.

Tra le procedure introdotte nello studio del Dna spermatico, sono inclusi anche i test genetici e genomici utilizzati, principalmente, per identificare il numero di cromosomi presenti negli spermatozoi” aggiunge Tiziana Notari, componente del Consiglio Direttivo SIRU e co-curatrice del Manuale.

“Nel manuale si indicano valori soglia dell’esame del liquido seminale, che non sono da considerare parametri assoluti - stigmatizza Paolo Turchi, andrologo, specialista in sessuologia e componente della SIA - Introdotti nell’edizione antecedente, sulla base di paramenti di normalità ricavati dai dati di campioni seminali di individui sicuramente fertili, le cui partner hanno concepito entro 12 mesi dalla sospensione dei metodi contraccettivi, questa tabella è stata poi aggiornata in quest’ultima edizione del 2021, sulla base dello studio di una popolazione più ampia, in termini numerici e di distribuzione geografica. Tuttavia in pratica, viene sfumata quella illusoria linea netta di demarcazione tra fertilità e infertilità”.

“Neanche la possibilità, già attuale di eseguire l’analisi computerizzata del liquido seminale viene indicata dall’Oms come una procedura da eseguire di routine nella pratica clinica: è utile per la ricerca ma non ci sono ancora evidenze scientifiche solide che ne giustifichino l’utilizzo standard” speiga infine Luca Boeri, andrologo, Dipartimento di Urologia, Fondazione Irccs Cà Granda-Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, tra i curatori del manuale.

 

 



14 settembre 2022
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