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L’influenza ‘bersaglia’ i bambini. I pediatri: “Genitori vaccinino i piccoli anche per facilitare diagnosi differenziale con Covid-19 e virus respiratorio sinciziale”

di Barbara Di Chiara

Le esperte Staiano ed Esposito evidenziano come il vaccino possa essere un valido strumento anche per distinguere fra patologie spesso simili e soprattutto per evitare che si intasino studi medici e pronto soccorso in questa stagione invernale all'avvio

24 NOV - Sono circa 448 mila i casi di influenza stagionale registrati a oggi in Italia, specialmente nella fascia dei bambini al di sotto dei 5 anni di età, in cui l’incidenza questa settimana è pari a 16 casi per mille assistiti, contro i 12,8 della settimana precedente e il valore medio di 7,6. Uno scenario che si ripresenta tutti gli anni ma che, complice probabilmente la fine della pandemia, vede i genitori italiani piuttosto ‘resistenti’ al gesto di vaccinare i propri bambini contro il virus influenzale. “Questi dati ci confermano che il bambino è maggiormente a rischio di contrarre l’infezione da virus influenzale. Pur non disponendo di stime ufficiali, la percezione è che le vaccinazioni antinfluenzali nei bambini stiano andando a rilento, complice sia il fatto che la circolazione dei virus è stata sinora bassa rispetto allo scorso anno, sia la non sufficiente consapevolezza da parte dei genitori dell’importanza della vaccinazione influenzale”. Lo evidenzia Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (SIP).

“I dati della rete RespiVirnet dell’Istituto Superiore di Sanità - dice a Quotidiano Sanità - rilevano che nell’ultima settimana l’incidenza di sindromi simil influenzali è in aumento in tutte le fasce di età, ma risultano maggiormente colpiti i bambini al di sotto dei cinque anni. Questo ci conferma che il bambino è maggiormente a rischio di contrarre l’infezione da virus influenzale. Il virus influenzale, sempre secondo dati ISS, colpisce in media ogni anno il 9% della popolazione, con picchi del 26% tra i bambini fino a 14 anni, e può in alcuni casi portare a complicanze tali da richiedere il ricovero in ospedale. Per questa ragione è importante sia rispettare le norme igieniche generali che abbiamo imparato a conoscere con il Covid-19 (lavaggio delle mani, areazione degli ambienti, eventuale uso di dispositivi di protezione individuale in ambienti molto affollati) sia la vaccinazione antinfluenzale. Come pediatri ribadiamo l’importanza di proteggere soprattutto i bambini più piccoli e i più fragili dalle possibili complicanze dell’influenza. La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata alle donne in gravidanza, a tutta la popolazione pediatrica (anche ai bambini sani) di età compresa tra sei mesi e sei anni, ai bambini fragili di ogni età (a partire dai 6 mesi) per il rischio di complicanze, così come ai contatti dei familiari dei bambini a rischio. Questo è proprio il momento giusto per vaccinare i propri figli in modo da essere protetti nel picco dell’epidemia”.


“La circolazione del virus influenzale - aggiunge Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’università di Parma e responsabile del tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della SIP - è iniziata in maniera sporadica a fine settembre, ora risulta in aumento, anche se non ha raggiunto il suo picco, previsto come di consueto con le feste natalizie. E la maggior parte dei casi li stiamo gestendo a livello territoriale. Viceversa il virus respiratorio sinciziale è stato segnalato per la prima volta quest’anno a Roma solo qualche settimana fa, ma iniziamo a vedere un aumento di casi che dobbiamo necessariamente gestire in regime di ricovero. Anche per questo motivo è importante che la vaccinazione antinfluenzale sia presa in seria considerazione dai genitori, in modo da poter contribuire a non intasare i pronti soccorso e gli ambulatori dei pediatri di famiglia e anche a fare diagnosi differenziale rispetto al RSV e anche al virus Sars-Cov-2”.

“L’influenza – prosegue - è causa frequente di visite dal pediatra o al Pronto soccorso, e anche motivo di uso improprio di antibiotici. Il fatto che il ministero della Salute ormai da due anni raccomandi la vaccinazione universale dei bambini dai 6 mesi ai 6 anni di età mostra l’importanza di questa pratica, anche e soprattutto per evitare accessi impropri o eccessivi negli ospedali italiani, nella stessa stagione in cui si vedono tanti casi di bronchioliti (causate dal virus respiratorio sinciziale) e Covid-19. L’invito è dunque sempre quello di vaccinare i propri figli per contenere il numero di malattie difficilmente distinguibili. Stenta ancora a crearsi fra i cittadini la percezione dell’importanza e dell’eccellente tollerabilità dei vaccini contro l’influenza e la campagna vaccinale rimane su livelli piuttosto bassi in età pediatrica, e nonostante anche i dati abbiamo dimostrato il profilo di costo-beneficio positivo ormai su larga scala”. Per quanto riguarda Covid-19, che sta facendo segnare un aumento sensibile di casi, ai quali non corrisponde anche in questo caso un buon numero di italiani che si stanno vaccinando, “fra i bambini – ricorda l’esperta – si raccomanda di vaccinare contro Covid-19 quelli più fragili, cosa che ahimé non sta avvenendo in maniera consistente, o anche gli adolescenti o i giovani sportivi o coloro che devono fare viaggi studio, per consentire loro di condurre una vita normale e non dover andare incontro a pause, anche lunghe, dall’attività scolastica e/o sportiva, come purtroppo già avvenuto in maniera massiccia durante la pandemia. L’informazione da sapere è dunque che i vaccini oggi sono indicati dai 6 mesi di età, sono aggiornati anche per le nuove varianti e sono utilizzabili in tutti i bambini, anche se si è data priorità a quelli con patologie concomitanti”. Infine, l’esperta interviene sui casi di sospetta polmonite segnalati in migliaia di bambini in Cina: “naturalmente è difficile dare risposte certe, ma l’informazione divulgata su quella che pare essere la causa di queste polmoniti, cioè il Mycoplasma pneumoniae mi sembra strana. E’ dal 2000 che coordino studi su questo patogeno, importante e relativamente frequente sotto i 5 anni di età, che non ha però caratteristiche simili a quelle riportate sui casi in Cina, che fanno più pensare a un patogeno virale. Abbiamo anche visto dei focolai di polmoniti batteriche invasive da ceppi di pneumococco e streptococco, che possono determinare faringo-tonsilliti e polmoniti, ma non con una diffusione tale come quella riportata dalla Cina. Penso sia una tematica che merita estrema attenzione”.

Barbara Di Chiara



24 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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