Dal 2002 al 2022 sono stati 45.066 i pazienti in lista d’attesa per trapianto di rene, 34.484 i trapianti effettuati da donatore deceduto e 4.599 da donatore vivente. La sopravvivenza dei pazienti trapiantati è stata del 97,3% a un anno dal trapianto e del 91,5% a 5 anni, mentre quella a 10 anni è pari all’80,7%. Tutti i centri trapianto italiani mostrano risultati omogenei rispetto alla media nazionale. E ancora, positivi i dati sulla riabilitazione post-trapianto: il 92,5% dei pazienti trapiantati lavora o è in condizione di farlo, mentre solo il 3% non riesce a tornare in attività a causa delle condizioni di salute.
Questo il bilancio emerso dalla nuova edizione della valutazione di qualità dell’attività di trapianto di rene in Italia nel periodo 2002-2022 del Centro nazionale trapianti che arriva a quattro anni da quelle pubblicata nel 2021.
Attraverso l’analisi condotta dal Sistema informativo e di elaborazione dati del Cnt, il rapporto fornisce un quadro dettagliato dell’attività dei 38 centri di trapianto di rene attivi nel nostro Paese e dell’intero percorso assistenziale dei pazienti: dall’iscrizione in lista d’attesa per ricevere l’organo alla probabilità di essere trapiantato e ai risultati del trapianto, fino alla fase post-trapianto e di follow-up.
Tre i focus sui quali è incentrato il rapporto: l’attività dei centri nella fase di iscrizione in lista d’attesa dei pazienti (sezione I), l’attività di trapianto (sezione II) e la valutazione degli esiti nei pazienti seguiti nel follow-up post-trapianto (sezione III). Sono inoltre presenti due approfondimenti: uno sui trapianti da donatore vivente e un altro sui trapianti in età pediatrica. Le analisi prendono in considerazione sia complessivamente l’intero periodo 2002-2022, sia in particolare il più recente quinquennio 2018-2022.
“Valutare la qualità dei trapianti è uno dei compiti più delicati e importanti del Cnt – sottolinea il direttore generale Giuseppe Feltrin – perché permette alla nostra Rete di analizzare nel dettaglio l’attività clinica e assistenziale, di individuare le criticità e risolverle, nell’ottica di garantire nel modo migliore possibile il diritto alla salute dei pazienti”.
I dati. Dei 45.066 pazienti inseriti in lista d’attesa per trapianto di rene, il 64% è uomo, il 36% donna, mentre i pazienti pediatrici sono il 3,4%. Per quanto riguarda le diagnosi al momento dell’iscrizione, quella prevalente è la nefropatia glomerulare (39% dei casi), seguita dalle nefropatie ereditarie (20%). Il 50% dei pazienti iscritti in lista viene trapiantato entro i primi 2 anni.
I 4.599 trapianti da donatore vivente sono eseguiti in 35 dei 38 centri di trapianto italiani. I donatori sono per il 62.6% consanguinei: le madri donatrici rappresentano il 29.1%, i padri il 12.5%, fratelli e sorelle il 17,9%. Nel 33,2% dei casi invece a donare il rene sono mogli, mariti o compagni. Nei trapianti da vivente i dati sugli esiti sono migliori rispetto agli interventi da donatore deceduto: la sopravvivenza a 1 anno dei pazienti adulti è pari al 98.7%, quella a 5 anni è al 96,8%.