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Ansia e depressione. Dalla stimolazione elettrica cranica un possibile aiuto

di Lisa Rapaport

Le persone che soffrono di ansia e depressione potrebbero trarre beneficio da una tecnica che utilizza elettricità a basso voltaggio, anche se le prove di questo effetto vantaggioso non sarebbero poi così evidenti. A fare il punto sull’utilità della tecnica, nota come stimolazione elettrica cranica, è stato un gruppo di ricercatori statunitensi. La ricerca è stata pubblicata da Annals of Internal Medicine.

13 FEB - (Reuters Health) –La stimolazione elettrica cranica fornisce una corrente simile a quella di una batteria da 9 volt attraverso elettrodi posizionati sulla testa. Paul Shekelle e colleghi, del West Los Angeles Veterans Affairs Medical Center, hanno esaminato i dati di 26 studi clinici che utilizzavano questa terapia nel trattamento di pazienti con diverse malattie caratterizzate da dolore cronico. La gran parte di questi trial sono però esigui o di scarsa durata per arrivare a conclusioni definitive sul fatto che la stimolazione possa funzionare contro mal di testa, fibromialgia, insonnia o depressione.
 
Tuttavia, Shekelle e colleghi avrebbero evidenziato che nelle persone con depressione e ansia si apprezza un modesto beneficio, anche se con poche evidenze, anche perché quattro dei cinque studi considerati sarebbero stati condotti più di 40 anni fa con dispositivi non più disponibili. Nello studio più ampio e più recente, invece, i ricercatori hanno segnalato una riduzione più evidente nei sintomi di ansia e depressione con l’uso dell’elettroshock rispetto agli antidepressivi. Lo studio ha arruolato 115 pazienti ed è durato solo cinque settimane. In ogni caso, la tecnica sarebbe risultata sicura, con nessuna evidenza di effetti collaterali gravi.

I commenti
“Se c’è un beneficio, non è mediamente un grande beneficio”, dice Shekelle, che sottolinea come in ogni caso, data la mancanza di grandi opzioni di trattamento benefiche, “la terapia potrebbe essere utile in aggiunta a quelle convenzionali per il trattamento di queste patologie”. Wayne Jonas, direttore del Samueli Integrative Health Programs di Alexandria, in Virginia, è invece deluso dalla ricerca, che avrebbe raccolto “studi di piccole dimensioni”, anche se questo “non significa necessariamente che la terapia elettrica cranica sia inefficace”, sottolinea l’esperto in un editoriale si accompagnamento all’articolo. In ogni caso, secondo Jonas, la tecnica deve essere usata solo “dopo valutazione del medico e sotto adeguata supervisione”.
 
Fonte: Annals of Internale Medicine
 
Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

13 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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