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Covid. Rilevata un’associazione tra la proteina Herv-W-Env e l’evoluzione della malattia


La proteina è stata trovata in quantità molto elevata nel sangue dei pazienti Covid-19 in associazione alla progressione grave della malattia. Questi i risultati di uno studio, pubblicato su “EBioMedicine”, nato dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, l’Università di Lione e la Biotech GeNeuro Innovation. La ricerca apre la strada ad ulteriori studi sul ruolo della proteina ENV come potenziale bersaglio terapeutico

15 APR - I ricercatori dell’Università di Roma “Tor Vergata” hanno dimostrato per la prima volta la presenza di un’elevata quantità della proteina HERV-W ENV nelle cellule del sangue dei pazienti Covid-19, in particolare nei linfociti T, cellule che giocano un ruolo centrale nella risposta immunitaria verso le infezioni causate da virus e batteri. Nei pazienti, la proteina è stata correlata all’infiammazione e all’alterazione ed esaurimento del funzionamento delle cellule del sistema immunitario. L’osservazione che il livello della proteina riflette l’esito respiratorio dei pazienti durante l’ospedalizzazione, suggerisce il suo ruolo nella patogenesi e nell’evoluzione della malattia.
 
Lo studio dal titolo “Evidence of the pathogenic HERV-W envelope expression in T lymphocytes in association with the respiratory outcome of Covid-19 patients” è stato appena pubblicato sulla rivista “EBioMedicine” del gruppo editoriale “The Lancet”. La ricerca è stata coordinata dalla dott.ssa Claudia Matteucci, ricercatrice della cattedra di Microbiologia e Microbiologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma “Tor Vergata” e realizzata in collaborazione con il Policlinico Tor Vergata, in particolare con il prof. Sandro Grelli, responsabile della Unità di Virologia, e con il prof. Massimo Andreoni, responsabile della Clinica di Malattie Infettive. La ricerca è stata supportata da GeNeuro - Innovation, società Biotech dedicata alla ricerca nel campo dei retrovirus endogeni.
 
I retrovirus endogeni umani (Herv), spiega una nota, sono sequenze di origine virale, derivate da infezioni avvenute nell’uomo milioni di anni fa che attualmente costituiscono l’8% del genoma umano. Studi recenti hanno dimostrato che l’attivazione degli Herv, innescata da stimoli esterni tra cui anche infezioni virali, contribuisce all’insorgenza e alla progressione di diverse malattie infiammatorie e neurologiche. In particolare, la loro attivazione è stata associata a sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e artrite reumatoide, tutte patologie che possono essere presenti nei pazienti Covid-19 che sviluppano forme gravi.
 
“L’attivazione di HERV-W ENV indotta durante l’infezione da Sars-CoV-2 che abbiamo osservato nei linfociti dei pazienti ospedalizzati - afferma Claudia Matteucci - contribuisce ai processi di iper-infiammazione e immuno-deregolazione che sono alla base della severità della malattia Covid-19. Comprendere i meccanismi che portano dall’infezione da Sars-CoV-2 alla malattia grave è fondamentale per lo sviluppo di trattamenti efficaci. L’identificazione dell’associazione tra la presenza di HERV-W ENV e la disfunzione infiammatoria e immunitaria nella malattia, apre la strada ad ulteriori studi sul ruolo della proteina ENV come potenziale bersaglio terapeutico”.
 

“Per la forma grave della malattia nei pazienti Covid-19 - afferma Andreoni – attualmente sono disponibili poche opzioni terapeutiche per controllare la risposta alterata all’infezione da Sars-CoV-2 e per lo più inefficaci nel ridurre il tasso di mortalità”.
 
“HERV-W ENV è noto per avere effetti pro-infiammatori che potrebbero contribuire sia a generare complicazioni acute che sintomi neurologici a lungo termine; l’esistenza di un anticorpo per bloccare HERV-W ENV, già in uso per altre patologie, potrebbe essere una nuova opzione terapeutica per i pazienti Covid-19” dichiara Hervè Perron, responsabile scientifico di GeNeuro - Innovation.

15 aprile 2021
© Riproduzione riservata

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