Cancro del colon: verso un trattamento sempre più a misura di paziente

Cancro del colon: verso un trattamento sempre più a misura di paziente

Cancro del colon: verso un trattamento sempre più a misura di paziente
È uno dei campi in cui si può cominciare a toccare con mano la rivoluzione della medicina molecolare. La disponibilità di farmaci a bersaglio molecolare e di test genetici stanno consentendo di ottenere su segmenti specifici di pazienti risultati fino a poco tempo fa impensabili.

Un aumento consistente della sopravvivenza nei casi in cui il tumore è metastatico e non operabile. E la regressione delle metastasi a carico del fegato fino a rendere possibile un intervento chirurgico – e quindi offrire una speranza di guarigione – in pazienti che prima del trattamento erano non operabili. Sono questi i risultati che cetuximab ha dimostrato di ottenere in studi presentati nel corso dell’ASCO Gastrointestinal 2011 tenutosi recentemente a San Francisco.Cetuximab è un anticorpo monoclonale IgG1 di prima classe e ad ampia azione, indirizzato all’EGFR – il recettore del fattore di crescita epidermico – e rappresenta un paradigma di come si stia evolvendo la medicina dei tumori.
Non soltanto mira a uno specifico bersaglio – il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) – inibendo la proliferazione cellulare, la sopravvivenza, la mobilità, la diffusione e l’angiogenesi del tumore. Ma, grazie all’identificazione di un biomarcatore (il gene KRAS e la proteina per cui codifica), è possibile identificare in anticipo i sottogruppi di pazienti (circa il 60 per cento di quelli con cancro al colon metastatico) in cui la terapia è efficace. Sono quelli in cui il gene è wild type (non mutato) e che conservano integro il meccanismo di segnalazione dell’EGFR.
L’abbinamento di queste due caratteristiche (il farmaco a bersaglio molecolare e la disponibilità di un biomarcatore) consente di somministrare il farmaco giusto al paziente giusto massimizzando l’efficacia e riducendo al minimo gli effetti collaterali e i costi.
Questo cambio di paradigma sta cominciando a diventare consuetudine nella pratica clinica: “il test del KRAS – ha affermato Carlo Barone, Direttore della UOC di Oncologia Medica, Università Cattolica del S. Cuore di Roma – rappresenta ormai una prassi sempre più diffusa nella neoplasia metastatica del colon retto”. Dall’indagine European Biomarker Survey effettuata da The Research Partnership nel 2010 emerge che oggi circa il 64% dei medici oncologi italiani procede alla determinazione dello stato dell’oncogene KRAS nei pazienti colpiti da tumore metastatico del colon retto.
Tuttavia, non mancano le criticità, non soltanto nell’estensione della pratica ma anche nella tempestività con cui viene eseguito il test: “Bisogna segnalare – ha aggiunto Barone – che in Italia, la risposta al test del KRAS arriva ancora con notevole ritardo: mediamente i tempi di attesa superano le tre settimane e questo è un periodo troppo lungo, che rischia di compromettere la possibilità di scegliere la terapia più adatta al paziente. È necessario quindi individuare azioni efficaci e abbreviare i tempi di consegna dei risultati del test del KRAS al medico oncologo”.
“La tempestività nell’effettuare il test del KRAS e la velocità di risposta rappresentano gli elementi chiave per iniziare al più presto il percorso terapeutico”, ha aggiunto Fortunato Ciardiello, ordinario di Oncologia Medica della Seconda Università di Napoli. Che diventano tanto più urgenti dato che un paziente su quattro scopre il tumore quando è già metastatico. “Cetuximab – ha aggiunto l’oncologo – ha dato un forte contributo nel migliorare il trattamento del tumore metastatico del colon retto. Come ribadito all’ASCO GI 2011 di San Francisco questo contributo è evidente in termini di riduzione della massa tumorale e sopravvivenza dei pazienti”.
Il tumore del colon retto è il secondo tumore più comune in Europa, con 436.000 nuovi casi nel 2008. Dopo il tumore del polmone, è la più frequente causa di morte per tumore del continente. 

12 Aprile 2011

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