RSV: importanza della vaccinazione negli adulti fragili e anziani

RSV: importanza della vaccinazione negli adulti fragili e anziani

RSV: importanza della vaccinazione negli adulti fragili e anziani
L’HTA sul vaccino ricombinante adiuvato contro l’RSV evidenzia efficacia clinica ed economica: gli esperti chiedono l’inserimento nei LEA per proteggere anziani e fragili

Il virus respiratorio sinciziale (RSV), noto principalmente per l’impatto sui neonati, rappresenta oggi una minaccia altrettanto seria per la popolazione adulta, in particolare gli anziani e i soggetti fragili. In Italia si stimano ogni anno circa 290.000 casi di infezione respiratoria acuta da RSV tra gli over 60, con 26.000 ricoveri ospedalieri e quasi 2.000 decessi. Numeri spesso sottostimati a causa della scarsa diagnosi e sorveglianza.

“La trasmissione del virus RSV avviene principalmente per contatto diretto e indiretto, con una sopravvivenza del virus anche per ore su superfici e oggetti. Questo lo rende particolarmente difficile da contenere in ambienti chiusi come ospedali e strutture per lungodegenti,” spiega la professoressa Caterina Rizzo, Professoressa Ordinaria di Igiene generale e applicata all’Università di Pisa . “Il vero problema è che i sintomi del RSV sono sovrapponibili a quelli di altri virus respiratori: senza una diagnosi mirata, spesso l’infezione passa inosservata. Tuttavia, può causare gravi complicanze, fino alla perdita dell’autonomia nei soggetti fragili.”
Proprio per questo, prosegue Rizzo, “non possiamo più aspettare: bisogna attuare tutte le misure di prevenzione disponibili, inclusa e soprattutto la vaccinazione.”

HTA conferma l’efficacia del vaccino ricombinante adiuvato

Il vaccino ricombinante adiuvato contro l’RSV rappresenta un importante strumento preventivo. Secondo il report di Health Technology Assessment (HTA) pubblicato in Italia nel 2024, il vaccino ha dimostrato un’efficacia dell’82,6% nella prevenzione delle infezioni delle basse vie respiratorie (LRTD) da RSV negli over 60, e fino al 94,6% nei pazienti con almeno una patologia cronica. L’efficacia si mantiene elevata anche dopo tre stagioni.

Oltre al valore clinico, il vaccino ha un impatto significativo in termini economici: con una copertura vaccinale del 56,7% tra gli over 75, si possono prevenire oltre 277.000 infezioni e 33.000 ricoveri, con un risparmio stimato di 158 milioni di euro.

Valore sociale ed economico del vaccino

A chiarire il valore di questo intervento preventivo è Giovanna Elisa Calabrò, curatrice dell’HTA, professore Associato di Igiene presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e Direttrice Scientifica di VIHTALI (Value in Health Technology and Academy for Leadership and Innovation), spin-off dell’Università Cattolica Sacro Cuore.

“Nell’ambito della valutazione HTA, che abbiamo sviluppato secondo il modello europeo EUnetHTA, abbiamo adottato un approccio multidimensionale, incentrato anche sulla sostenibilità economica”, spiega l’esperta. “In particolare l’approccio è quello della Value-Based Healthcare, cioè dell’assistenza sanitaria basata sul valore”.
L’analisi è stata costruita su un modello statico multicorte, per valutare i costi sanitari diretti prendendo in esame l’offerta vaccinale rivolta agli over 75 e agli over 60 fragili.

“La nostra valutazione ha mostrato che, considerando solo i costi sanitari diretti evitati grazie ai casi di RSV prevenuti con il vaccino, il Servizio Sanitario Nazionale potrebbe risparmiare fino a 158 milioni di euro.” È un risultato importante per una vaccinazione che riguarda una popolazione ad alta vulnerabilità.
Calabrò sottolinea tuttavia come si tratti di un modello conservativo, che non include i costi indiretti — come la perdita di produttività o l’impatto socio-assistenziale — e che quindi sottostima il reale valore sociale della vaccinazione: una valutazione a 360° di una tecnologia sanitaria deve considerare anche i benefici per la società nel suo complesso.

Ridurre le riacutizzazioni nei pazienti respiratori

Negli ultimi anni, la prevenzione delle riacutizzazioni nelle malattie respiratorie croniche è diventata un obiettivo centrale nella gestione clinica, soprattutto nei pazienti con BPCO e asma. Come spiega Claudio Micheletto, Presidente dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), “il mondo pneumologico ha messo da molto tempo al centro di tutte le strategie di intervento nelle malattie, in particolare cronicostruttive, le riacutizzazioni”. Questi episodi rappresentano momenti critici nel decorso della malattia: “sono quegli episodi di peggioramento nei quali c’è un rilievo da una parte sul peggioramento della funzionalità respiratoria e dall’altra sul rischio di mortalità”, motivo per cui “tutte le strategie necessarie sono volte a ridurre il numero delle riacutizzazioni”.

Secondo Micheletto, è fondamentale intervenire sia con “il trattamento farmacologico regolare”, sia con “le strategie di prevenzione”. Tra le cause più frequenti delle riacutizzazioni ci sono le infezioni virali, e tra queste spicca il virus respiratorio sinciziale (RSV), la cui rilevanza clinica è ormai ben documentata. “Nel bambino è in grado di determinare la bronchiolite, nell’adulto sia nell’asmatico che nel paziente affetto da BPCO è in grado di dare importanti riacutizzazioni”.

Questa consapevolezza si riflette anche nelle più recenti raccomandazioni scientifiche: “i documenti internazionali di riferimento hanno tutti inserito la strategia vaccinale come misura fondamentale per prevenire le riacutizzazioni”, osserva Micheletto, ricordando che “il documento GOLD di riferimento per la gestione della bronchite cronico-ostruttiva ha da tempo posto la vaccinazione antinfluenzale come consiglio strettamente necessario per questi pazienti” e che “da un anno e mezzo ha inserito anche la vaccinazione anti-virus respiratorio sinciziale, ritenendola estremamente efficace”.

Anche a livello nazionale si sta consolidando questa visione. Un recente documento delle società italiane pneumologiche, di malattie infettive e di igieneconsiglia fortemente le vaccinazioni (antinfluenzale, anti-herpes zoster e anti-RSV) quali misure fondamentali nella gestione dei pazienti affetti da patologie croniche.

Necessità di un aggiornamento nazionale

Ma nonostante le evidenze, l’implementazione è ancora disomogenea. “Il vaccino c’è, ma l’accesso non è equo,” denuncia Valeria Fava, Responsabile Politiche della Salute di Cittadinanzattiva. “Le raccomandazioni istituzionali non hanno ancora garantito un accesso uniforme alla vaccinazione per gli over 60 fragili e gli over 75. Serve urgentemente un aggiornamento del Calendario Nazionale di Immunizzazione, per rendere la vaccinazione anti-RSV un LEA, un diritto esigibile ovunque.”
Un altro nodo è l’informazione: “Molti cittadini non sanno nemmeno cosa sia l’RSV. È necessaria una comunicazione chiara, semplice e capillare sui benefici della vaccinazione,” aggiunge Fava.

24 Luglio 2025

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