Il tumore al polmone rappresenta ancora oggi una delle principali cause di morte oncologica in Italia, con oltre 44mila nuove diagnosi ogni anno e circa 36mila decessi. La sopravvivenza a cinque anni resta ferma al di sotto del 16%, complice una diagnosi che arriva tardi in circa il 70% dei casi, quando la malattia è già in fase avanzata o metastatica. Eppure, le evidenze scientifiche confermano che individuare il tumore nelle sue fasi iniziali può cambiare radicalmente la prognosi: la mortalità si può ridurre fino al 25% e la sopravvivenza supera il 90% nei pazienti operati tempestivamente con tecniche di chirurgia mini-invasiva.
Il progetto al San Camillo Forlanini di Roma
Per colmare le lacune del SSN, l’ospedale San Camillo Forlanini ha avviato un progetto di screening. I risultati preliminari sono stati presentati durante il convegno “Lung Cancer Screening European Expert Summit – L’implementazione della diagnosi precoce e dello screening in Europa: il progetto del San Camillo Forlanini”, organizzato dal Prof. Giuseppe Cardillo, direttore UOC Chirurgia Toracica, con il supporto non condizionante di Johnson & Johnson MedTech Italia. Il percorso per i pazienti è semplice: questionario online, visita pneumologica e, se necessario, TC torace a basso dosaggio. “In sei mesi abbiamo raccolto 1.460 questionari, con 845 soggetti idonei e 440 visite pneumologiche”, spiega il Prof. Cardillo. Sono state eseguite 308 TC: 11 pazienti hanno ricevuto indicazione chirurgica e cinque sono stati già operati con tecniche mini-invasive. Quattro avevano tumori in fase iniziale, con una sopravvivenza a 5 anni del 99% per lo stadio pre-invasivo e dell’85% per lo stadio I.
Un cambiamento possibile
“Ci siamo sentiti in dovere, avendo la possibilità di poterlo fare, di dare un contributo per il miglioramento della conoscenza di questa tematica, con la nostra azienda ospedaliera protagonista di un innovativo progetto di prevenzione del tumore al polmone. È un contributo che speriamo possa essere utile per cambiare le cose – commenta Angelo Aliquò, direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma -. Oggi la prevenzione va interpretata in modo nuovo, va modernizzata anche nella fase organizzativa. Siamo passati da 39mila a 44mila nuovi casi all’anno di tumore al polmone. Non possiamo stare fermi avendo la possibilità di intervenire”.
Il sostegno delle istituzioni
“Abbiamo deciso di investire sulla prevenzione perché riteniamo che sia assolutamente fondamentale sia per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, sia per migliorare la cura, la presa in carico, la diagnosi precoce per i pazienti” aggiunge Luciano Ciocchetti, vicepresidente della XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati. Secondo Ciocchetti, il progetto del San Camillo dimostra l’importanza di puntare sulla prevenzione primaria, con la promozione di stili di vita sani, e secondaria, con diagnosi e presa in carico tempestiva. “L’apertura delle Case e degli Ospedali di comunità sarà fondamentale per alleggerire i grandi ospedali, concentrandoli sull’eccellenza clinica. Questo modello va sviluppato a livello nazionale e nel Lazio”, sottolinea il vicepresidente della XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati.
Nuove risorse per la prevenzione
Massimiliano Maselli, assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona della Regione Lazio, ribadisce la necessità di forti investimenti: “Il grado di consapevolezza è pieno in tutti noi, ma per attuare questi progetti servono risorse concrete”. L’uscita della Regione dal Piano di rientro, con un avanzo di amministrazione di 40 milioni nel 2023 e 32 nel 2024, offre ora nuove opportunità. “Sono in arrivo finanziamenti per la diagnostica, come l’installazione della PET. Questa Regione non si indebita più, ma investirà in progetti qualificati per il sistema sanitario e socio-sanitario”.
Il progetto RISP: screening nazionale e innovazione tecnologica
Un altro esempio di efficacia è il progetto RISP, un programma multicentrico promosso dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che coinvolge 18 centri in 15 regioni italiane con l’obiettivo di reclutare 10mila persone ad alto rischio. “Abbiamo già screenato 10mila persone in tutta Italia, utilizzando risorse e radiologi già presenti nel SSN”, spiega il Prof. Ugo Pastorino, direttore dell’Unità di Chirurgia Toracica del Tumori di Milano. Il progetto ora integrerà l’intelligenza artificiale per effettuare diagnosi automatiche, facilitando l’individuazione precoce non solo di tumori ma anche di patologie polmonari e cardiovascolari correlate al fumo, aumentando ulteriormente i benefici dello screening.
Chirurgia mini-invasiva e progetti pilota regionali
La Prof.ssa Giulia Veronesi, direttore dell’Unità di Chirurgia Toracica del San Raffaele di Milano, evidenzia il valore della diagnosi precoce: “Individuare il tumore in stadi iniziali, migliora la cura e la sopravvivenza. Oggi la chirurgia mini-invasiva permette di eseguire segmentectomie (interventi che asportano un segmento polmonare, ndr) con degenza ridotta a due giorni e minima sofferenza per il paziente. In Lombardia è in partenza un progetto pilota, grazie ad un budget stanziato di 2,6 milioni, che coinvolgerà 6mila persone in tre anni, per estendere lo screening su larga scala”.
Tecnologia e sostenibilità: il ruolo delle aziende
“Oggi, solo un paziente su quattro riceve una diagnosi precoce – sottolinea Gabriele Fischetto, Presidente e AD di Johnson&Johnson MedTech Italia -. Eppure, la TC a basso dosaggio consente diagnosi in fase iniziale, chirurgia meno invasiva, con minori complicazioni e recupero più rapido. È anche un approccio sostenibile per il SSN. Proprio per supportare una diffusione sempre più capillare degli screening, la nostra Azienda non solo fornisce tecnologie avanzate, ma supporta la comunità scientifica, i medici, le associazioni di pazienti e i decisori per abbattere le barriere all’accesso alla diagnosi precoce su tutto il territorio nazionale”.
I vantaggi economici dello screening
Federico Spandonaro, Professore aggregato all’Università di Tor Vergata e Presidente del Comitato Scientifico di C.R.E.A. Sanità, sottolinea l’eccellente rapporto costo-efficacia dello screening. “Il nostro modello mostra che già con una partecipazione inferiore al 10% della popolazione a rischio il costo per vita salvata è inferiore a mille euro”, spiega. Con tassi di partecipazione tra il 15 e il 20%, lo screening diventa ‘dominante’, ovvero fa risparmiare risorse oltre a salvare vite. “Con terapie sempre più efficaci, i valori economici miglioreranno ulteriormente già nei prossimi due anni e, di conseguenza, aggiorneremo le stime con dati ancora più favorevoli”, assicura Spandonaro.
L’esperienza del San Camillo Forlanini e quelle maturate in altre realtà italiane confermano che la chirurgia mini-invasiva può salvare vite solo se si interviene tempestivamente. La sfida è ora rendere lo screening capillare, accessibile a tutti, per migliorare la sopravvivenza al tumore polmonare e garantire un sistema sanitario più sostenibile ed equo.