I medici di famiglia uniti insieme ai cittadini per difendere il Ssn pubblico
05 MAR -
Gentile Direttore,i medici di famiglia denunciano le proprie preoccupazioni per come il governo nazionale vuole stravolgere l’assistenza sul territorio, senza più garantire la capillarità e la fiducia del servizio svolto dai medici di assistenza “primaria” ( e non è un caso che si chiama primaria) sul territorio.
Il tutto viene propagandato come una inerzia ed un disservizio della medicina generale, viene sbandierato alla stampa che questi medici “lavorano due ore al giorno e non rispondono al telefono” per cui i pronto soccorso sono strapieni.
Diamo atto che anche nella nostra categoria come d’altronde in tutte le altre della pubblica amministrazione esistono dei medici che non svolgono a pieno il loro dovere, ma di fronte alle indagini di mercato che danno ancora per il medico di famiglia un indice di gradimento oltre il 75% ciò è subito smentito. E che dire poi degli studi fatti sugli accessi al pronto soccorso, dove la frequenza più elevata si verifica dal lunedì al giovedì durante l’apertura degli studi medici, fra l’altro quasi l’80% è frutto di una scelta autonoma che non prova ad esplorare strade alternative per la soluzione del suo problema di salute. Quello che bisognerebbe fare, e lo dichiariamo da anni, è una completa riorganizzazione dei servizi territoriali per renderli adeguati oltre che alla gestione della cronicità ( e la nostra popolazione non dimentichiamolo è tra le più anziane d’Europa e quindi con pluripatologie) e della domiciliarità ed anche dei codici verdi traumatologici e della diagnostica in tempo reale. Ma per fare tutto questo non basta ingabbiare i medici in strutture vuote, ci vogliono risorse, mezzi, personale , in poche parole bisogna investire sul territorio invertendo la tendenza ospedalocentrica che finora ha assorbito la maggior parte di esse.
Il tentativo di trasformare il ruolo giuridico del medico di medicina generale, relegandolo a semplice dipendente ed esecutore di circolari all’interno di strutture ancora da definire negli accordi regionali, il tutto per sottrarre ai cittadini quello che è stato sempre un punto di riferimento per le problematiche sanitarie e non solo, “il medico di famiglia”!. La proposta nasce dalla necessità di rendere operative le 1350 case di comunità con fondi del Pnrr (2 miliardi di stanziamenti) che al momento sono edifici vuoti, privi di personale: per garantirne il funzionamento.
Quando i medici di famiglia cambieranno ruolo giuridico, si succederanno in fasce orarie ben definite, e il cittadino non avrà più un rapporto privilegiato con il suo medico di base di riferimento. Verrà meno la relazione umana medico-paziente, e questo andrà a discapito anche delle politiche di prevenzione. Il tentativo subdolo delle assicurazioni private, che vogliono assicurarsi una fetta della torta dell’assistenza sul territorio, potrebbe vedere la luce quanto prima se noi tutti non mettiamo in atto strumenti di forte protesta nei confronti di questa proposta legislativa del governo nazionale. I medici di famiglia hanno firmato da poco un ACN nel quale avevano già dato la loro disponibilità ad operare in maniera regolamentata nelle case di comunità, ma il governo con un decreto legge, fra l’altro sicuramente impugnabile dal punto di vista legale, vuole venire meno ad un accordo già firmato e che aspetta di essere solo ratificato nelle varie regioni.
Noi abbiamo lanciato l’allarme, metteremo in atto tutte le forme di protesta civile possibili, ma chiediamo ai sindaci , alle associazioni dei cittadini, alle forze politiche che condividono questa nostra preoccupazione , di prendere consapevolezza di come una riforma in tal senso sarebbe la fine del SSN italiano che ha garantito finora il diritto alla salute dei cittadini di ogni età e di ogni stato sociale.
Roberto Licitra Segretario FIMMG RagusaRoberto Zelante Presidente FNOMCEO Ragusa
05 marzo 2025
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