C'è un'ondata di ambizione collettiva che sta attraversando l'Europa, e ha a che fare con la cosa più preziosa: la nostra salute. In un atto di collaborazione, i 53 Paesi della Regione Europea dell'Oms hanno approvato ieri all'unanimità il secondo Programma Europeo di Lavoro (EPW2) per il periodo 2026-2030.
Non è solo un altro documento tecnico. È una mappa d'azione concreta, una "bussola condivisa" – come l'ha definita il Direttore Regionale Oms, Hans Henri P. Kluge – per navigare le acque turbolente del nostro tempo e arrivare al 2030 con società più sane, giuste e resilienti.
"Questo accordo è un momento di unità, ambizione e responsabilità - ha affermato il dottor Kluge -. È un' promessa condivisa per proteggere le persone dalle crisi, ridurre le disuguaglianze, sostenere i nostri operatori sanitari, promuovere la scienza e reimmaginare i sistemi sanitari per le generazioni a venire".
La forza di questo piano non sta solo nella sua visione, ma nel modo in cui è nato. È il frutto della consultazione più ampia mai intrapresa dall'Oms/Europa, che ha coinvolto oltre 5000 voci: non solo ministri ed esperti, ma anche medici di base, infermieri, pazienti e cittadini comuni. È una strategia che, per una volta, prova a rispecchiare i bisogni reali delle persone.
L'epidemia di solitudine e stress. Il piano riconosce che salute mentale e fisica sono due facce della stessa medaglia. L'obiettivo è integrare il supporto psicologico nei luoghi che le persone frequentano ogni giorno, come gli studi dei medici di famiglia e le scuole, combattendo lo stigma che ancora costringe troppi a soffrire in silenzio.
Ospedali e operatori sanitari. C'è una crisi silenziosa che rischia di far collassare tutto: la mancanza di medici e infermieri. Entro il 2030 potremmo avere un buco di 800.000 professionisti. La risposta del piano è una "rivoluzione industriale" nella sanità: usare la tecnologia per liberare gli operatori dalle pratiche burocratiche e restituire loro il tempo per la relazione con il paziente, unica cura che le macchine non potranno mai sostituire.
Violenza sulle donne e cure primarie. Kluge ha voluto inserire nel piano due iniziative speciali, due battaglie di civiltà. La prima è un impegno concreto per porre fine alla violenza contro le donne, riconosciuta anche come una crisi di salute pubblica. Un quarto delle donne nella regione subisce violenza nel corso della vita. I servizi sanitari, spesso primo punto di contatto, devono diventare luoghi sicuri in grado di riconoscere i segnali, offrire supporto e indirizzare le vittime verso un percorso di uscita dalla violenza. La seconda è una spinta a trasformare le cure primarie. Il medico di famiglia, il consultorio, il presidio territoriale devono tornare a essere il perno del sistema, il punto di riferimento fisso per il cittadino in un mondo sanitario sempre più frammentato e complesso. Investire sul territorio non è solo più efficiente, ma è l'unico modo per garantire che nessuno venga lasciato indietro.
In un'epoca di nazionalismi e muri, 53 paesi diversi per cultura, economia e politica estera hanno trovato un terreno comune su ciò che conta davvero. Hanno scelto di non subire il futuro, ma di costruirlo insieme. La strada è in salita ma c'è una nuova mappa condivisa per percorrerla. La salute degli europei, da oggi, ha nuova una bussola.