In due recedenti interventi ho segnalato prima il rischio della proliferazione incontrollata di Corsi di Laurea privati in Medicina e Chirurgia e poi la possibilità che il mercato delle lauree in Medicina venga favorito dalle ingerenze della politica. Questi interventi facevano riferimento al percorso avviato dalla Università degli Studi Link per creare nelle Marche due nuovi Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia ad Ascoli Piceno e a Fano.
Come si può ricavare dalla lettura di questi interventi non vi è alcun bisogno nelle Marche di questo incremento dei posti ai Corsi di Laurea in Medicina e meno che mai del coinvolgimento in questo aumento di una Università privata. A proposito di questo coinvolgimento, fino a qualche giorno fa sembrava che all’entusiasmo della Giunta di centrodestra corrispondesse un atteggiamento molto critico da parte dei Rettori delle quattro Università pubbliche della Regione (la Politecnica delle Marche in cui insiste l’unico Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia della Regione e le tre università di Urbino, Macerata e Camerino).
Negli ultimi giorni la stampa locale, che segue molto intensamente la vicenda per la polemica politica che ha scatenato con l’opposizione tutta schierata con i Rettori, ha fatto emergere con una sorta di scoop che in realtà l’operazione di atterraggio nelle Marche della Università degli Studi Link era stata avviata d’accordo con i Rettori della Università Politecnica delle Marche e della Università di Urbino. Dalle dichiarazioni di quest’ultimo a commento dello scoop vengono fuori elementi a mio parere inquietanti di come qualche Università pubblica tratti davvero come un mercato la offerta di posti ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, un mercato in cui la integrazione tra Università pubbliche e Università private viene vista come una opportunità da cogliere. In estrema sintesi dalle dichiarazioni del Rettore dell’Università di Urbino emerge che questa Università “ha iniziato insieme all’Università Politecnica delle Marche, che già ospita una Facoltà di Medicina, un’interlocuzione votata al dialogo, consapevole che se il processo di “apertura” alle realtà private dovesse svolgersi nella nostra regione, meglio con noi piuttosto che altrove”.
Da tenere presente che di tutto questo i Rettori delle Università di Camerino e Macerata non sapevano niente. Il Rettore di Urbino ha spiegato poi che i nuovi Corsi di Laurea privati sarebbero andati avanti con le cattedre (e quindi i docenti) messe a disposizione dalle due Università di Urbino e Politecnica delle Marche, ma poi il percorso si è bloccato perché “il Ministero consente il finanziamento di cattedre da parte di privati solo a condizione che venga versata agli Atenei una somma pari a quindici anni dello stipendio di ogni singolo docente o … che venga stipulata una fideiussione quindicennale a favore degli Atenei con conseguente versamento delle somme a ogni singola annualità.” La Università degli Studi Link non ha accettato questo vincolo e per questo partirebbe adesso in autonomia visto che “nessun Ateneo alle condizioni poste può incardinare corsi di studio al proprio interno in violazione delle norme”. Sennò per il resto era tutto a posto, come dire che in sostanza ciò che in linea di massima piaceva ai Rettori delle due Università pubbliche partner della Università degli studi Link non è piaciuto ai loro Revisori.
Colpisce di questo intervento l’assenza di qualunque riferimento al reale fabbisogno di medici da parte delle Marche, ai problemi della qualità della offerta formativa e all’impatto che i nuovi Corsi avrebbero sulla organizzazione delle strutture sanitarie in cui sarebbero ospitati i Corsi. Mi concentro sul primo di questi aspetti e cioè la stima del fabbisogno di medici in un territorio. Nella vicenda delle Marche il fabbisogno si è considerato determinato dal mercato: c’è una domanda non soddisfatta di studenti marchigiani che vanno a studiare fuori, magari all’estero, o che rinunciano alla loro aspirazione di diventare medici e quindi offriamogli più posti nelle Marche che vogliono dire anche più spazio a nuovi docenti e maggiori opportunità economiche per tutta la Regione. Insomma vincerebbero tutti: l’Università privata che investe, la politica che offre nuovi servizi ai marchigiani, le Università pubbliche che aumentano il proprio corpo docente e le famiglie marchigiane che vedono i loro giovani studiare vicino casa.
Che le cose non stiano proprio così e che il numero programmato a Medicina in Italia sia una scelta razionale che evita una pletora già annunciata (vedi le elaborazioni Anaao Assomed) sembra sfuggire alla politica che governa le Marche e, purtroppo, anche a qualche Rettore della stessa Regione. Ma facciamo che la richiesta della Università Link vada avanti adesso col solo appoggio della politica, come si regolerà l’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) nel valutare la richiesta di accreditamento dei due nuovi Corsi privati di Medicina e Chirurgia?
Nel protocollo di valutazione per l’accreditamento di nuovi Corsi di Studio di Area Sanitaria per l’Anno Accademico 2024-2025 si fa riferimento ad una analisi del contesto che giustifichi le motivazioni per l’istituzione del corso. Vorrei aiutare questa valutazione fornendo qualche dato sul fabbisogno di medici delle Marche che l’anno scorso era stato (sovra)stimato dalla Regione stessa pari a 410 come si ricava dall’Accordo Stato Regioni relativo all’Anno Accademico 2024/2025 mentre con il Decreto Ministeriale n. 1101 del 29-07-2024 alla Università Politecnica delle Marche era stato autorizzato un totale di 340 posti. La Università degli Studi Link avrà fatto un suo piano industriale e viene difficile immaginare Corsi con meno di 120-100 studenti. Verranno tolti allora posti al Corso di Laurea della Università Politecnica delle Marche? La risposta è ora nelle mani dell’Anvur, responsabile dell’accreditamento dei nuovi Corsi, e del Ministero della Università e della Ricerca, che dovrà assegnare i nuovi eventuali posti.
Credo che, polemica politica a parte, questa vicenda marchigiana sia stata e continui a essere una vicenda preoccupante e significativa anche per tutto il Ssn per la cultura che c’è dietro, una cultura che considera mercato pure la formazione universitaria dei medici.
Claudio Maria Maffei