“Una polemica inutile e anacronistica”. Gli Ordini degli infermieri del Veneto (Opi) definiscono così le posizioni contrarie alla nuova delibera della Regione Oss sulla formazione complementare degli Oss.
Per gli Opi, anzitutto, i termini utilizzati da alcuni, come “mini infermieri” o “infermierini” sono “impropri e fuorvianti”. I presidenti degli Ordini delle Professioni Infermieristiche di Belluno, Treviso, Venezia, Rovigo e Vicenza spiegano poi, in una nota congiunta, come “a suo tempo, unitamente alla nostra Federazione nazionale (FNOPI) siamo intervenuti su una delibera, quella varata dalla Regione Veneto lo scorso anno (DGR 305/2021), che creava i presupposti di una nuova figura professionale con un’inedita relazione assistenziale diretta e profili di autonomia non previsti dalla norma, portando all’ipotesi di sostituzione impropria, che poteva mettere a rischio la professionalità infermieristica e la salute degli assistiti. Delibera stoppata prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato”.
Oggi, però, per gli Opi, le cose sono diverse. “Al di là della necessità di una nuova e più lungimirante programmazione, quello che si sta cercando di fare ora tra Istituzioni dello Stato, Regione e Ordini delle Professioni Infermieristiche del Veneto, è ripristinare la corretta filiera di responsabilità professionale connessa alla gestione del processo, ascritta all’infermiere sin dal 1994. Pertanto, con l’intervento che si va costruendo, nulla cambia, rispetto all’attuale: l’infermiere, sulla base delle valutazioni professionali che gli competono, decide se e a chi attribuire l’attività prevista per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali”.
“Anche sulle attività attribuibili al personale di supporto – precisano gli Opi nel comunicato stampa -, si è concentrata l’azione del Coordinamento degli OPI del Veneto, nell’ambito di una filiera assistenziale che vede l’Operatore Socio Sanitario a supporto all’attività infermieristica e gli consente, non da oggi, ma da quasi 20 anni (Accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003), di esperire una formazione complementare a quella di base”.