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Ru 486. Circolare Regione Abruzzo raccomanda uso in ospedale e non nei consultori

Dopo Marche e Umbria un’altra Regione a guida centrodestra si scaglia contro la somministrazione della pillola per l’interruzione di gravidanza nei consultori. L’assessore Verì: “Le donne alle quali viene somministrato il farmaco devono poter disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, così da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali. Una condizione che spesso non si verifica nelle nostre sedi consultoriali”.

10 FEB - Una forte raccomandazione alle Asl regionali affinché l’interruzione farmacologica di gravidanza con utilizzo di mefipristone e prostaglandine sia effettuata preferibilmente in ambito ospedaliero e non presso i consultori familiari. E’ quanto prevede una circolare, inviata alle direzioni generali delle Asl abruzzesi, a firma dell’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, e del direttore del Dipartimento regionale Sanità, Claudio D’Amario.  

“Il provvedimento – si legge in una nota - si è reso necessario alla luce delle recenti modifiche della normativa che regolamenta l’accesso al trattamento farmacologico per l’interruzione di gravidanza. Nelle indicazioni terapeutiche dei prodotti utilizzati, è infatti previsto che le donne alle quali viene somministrato il farmaco devono poter disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, così da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali”.

“Condizione – spiega l’assessore – che spesso non si verifica nelle nostre sedi consultoriali, dove non sempre è presente una figura medica e non c’è una perfetta integrazione con le sedi dipartimentali. Vale a dire che le indicazioni ministeriali potrebbero non essere rispettate. Di qui la richiesta di somministrare il farmaco preferibilmente in ambito ospedaliero, a tutela della salute della donna e nel pieno rispetto del dettato della legge 194”.

Nel frattempo, a ciascuna Asl è stato richiesto di fornire, per ogni sede consultoriale presente, una serie di informazioni: la presenza di un collegamento funzionale tra i servizi territoriali e gli ospedali di riferimento; la individuazione di sedi disponibili con spazi dedicati; la formazione specifica degli operatori coinvolti; - la puntuale raccolta dati attraverso la scheda Istat D12 ; la definizione dei criteri di ammissione e dei criteri di esclusione; le informazioni da fornire alla paziente; la predisposizione di un consenso informato; la definizione di protocolli operativi ben definiti per l’esecuzione dell’interruzione volontaria di gravidanza con il trattamento farmacologico; l’attivazione del monitoraggio degli eventuali effetti collaterali dell’interruzione volontaria di gravidanza effettuata con l’utilizzo di farmaci.

“Questo monitoraggio – conclude la Verì – ci permetterà di avere un quadro puntuale dell’organizzazione dei nostri consultori rispetto alla tematica dell’interruzione farmacologica di gravidanza, fermo restando il ruolo irrinunciabile che queste strutture hanno da sempre nell’affiancare la donna in un momento così delicato della propria vita”.

10 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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