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Tumori. I malati denunciano: "Le nuove cure solo in 4 Regioni". Il rapporto Favo

di Giovanni Rodriquez

Costi sociali spaventosi calcolati attorno ai 35 miliardi annui. Troppa disparità nell'accesso alle terapie: i nuovi farmaci solo in poche realtà e il Piano oncologico nazionale rischia di diventare un "libro di sogni". Si avvia così la VII Giornata Nazionale del Malato Oncologico promossa da Favo. Il rapporto.

15 MAG - Il costo sociale totale annuale ascrivibile ai circa 960 mila pazienti che hanno avuto una diagnosi di tumore negli ultimi 5 anni e ai 776 mila caregiver è pari a 36,4 mld di euro. Di questi, oltre 5,8 mld sono spese dirette, e oltre 30 mld sono costi indiretti dovuti in gran parte a causa del venir meno del lavoro per pazienti e loro familiari. I sussidi garantiscono entrate complessive annue per 1,1 mld, pari a poco più del 3% del costo totale sostenuto. Questi i dati emersi da uno studio condotto da Favo e Censis su 1055 pazienti e 713 caregiver, presentato questa mattina al Senato nel corso dell'inaugurazione della VII edizione della Giornata Nazionale del Malato Oncologico, promossa dalla Federazione italiana delle Associazioni del Volontariato in Oncologia.

Lo slogan scelto per quest'anno è stato “Niente per noi senza noi”, che, come spiegato dal presidente di Favo, Francesco De Lorenzo, vuole sintetizzare un "messaggio dei pazienti e del volontari alla società. Quel motto - ha detto - guida i diversi contributi e la proposta di ripensamento del concetto di 'appropriatezza' riferito ai Livelli Essenziali di Assistenza che dovrebbe basarsi non soltanto sulle indicazioni dell’Amministrazione e degli operatori sanitari ma anche e soprattutto sulle esigenze dei malati e sui loro diritti".

Proprio i diritti dei malati, ad oltre un anno dall'approvazione del Piano oncologico nazionale, sembrano continuare venire meno in più parti del Paese. Restano forti le disuguaglianze a livello regionale che compromettono le possibilità di cura dei pazienti. Un esempio eclatante riguada i farmaci 'nuovi': ad oggi solo in quattro Regioni (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Marche) e nella Provincia autonoma di Bolzano vengono recepite immediatamente le indicazioni registrative dell'Aifa. In tutte le altre, dotate di un proprio Prontuario, i farmaci 'nuovi' non vengono resi disponibili ai malati fino a quando non vengono esaminati e dunque approvati anche dalle Commissioni tecnico-scientifiche regionali.

Viene compromesso in questo modo l'accesso ai nuovi farmaci antitumorali in gran pate delle Regioni a causa di differenti meccanismi di valutazione per il loro inserimento nei Prontuari terapeutici regionali (Ptr). "Insieme all'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e alla Società italiana di ematologia (Sie), abbiamo inviato una lettera al ministro della Salute, Renato Balduzzi, per evidenziare questa situazione preoccupante - ha spiegato De Lorenzo - dall'autorizzazione internazionale di un farmaco alla delibera che ne permette l'immissione in commercio, infatti, in Italia trascorrono in media dai 12 ai 15 mesi".

"Se la Commissione regionale ha dato parere favorevole, il farmaco antitumorale è introdotto nel Ptr dopo un tempo che può raggiungere anche i 50 mesi in alcune Regioni - ha sottolineato Stefano Cascinu, presidente Aiom - con rammarico constatiamo che l'accordo della Conferenza Stato-Regioni del novembre 2010 non ha contribuito al raggiungimento dell'obiettivo di sanare le inaccettabili disuguaglianze tra i malati italiani".

Anche la politica ha denunciato la situazione di stallo che rischia di trasformare il Piano oncologico nazionale in un "libro di sogni". Se il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale ha parlato di "troppi omissis in Italia nell'oncologia", il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Antonio Tomassini, ha annunciato entro una settimana "una mozione unitaria per impegnarci ad attuare quel Piano".

Alcuni passi in avanti riguardo i diritti assistenziali e previdenziali dei cittadini disabili e inabili a causa di un tumore sono stati però compiuti. Le iniziative intraprese dall'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) hanno portato a "importanti risultati", come rilevato nel rappoto Favo. L'Inps, che gestisce autonomamente l'intera fase amministrativa del processo per le prestazioni assistenziali, ha progettato per l'intero procedimento un iter totalmente informatizzato, a garanzia di trasparenza, tracciabilità e celerità.

L'impegno profuso dall'Inps per i malati di cancro ha reso l'iter per il riconoscimento dell'invalidità "sostanzialmente più rapido rispetto alla globalità delle istanze di invalidità civile per altra patologia", come rilevato nello studio. Non mancano, però, i nodi da sciogliere. A novembre 2011 la Commissione nominata per la revisione delle Tabelle indicative delle percentuali di invalidità civile, ha terminato i propri lavori sulla revisione delle tabelle disciplinate da un decreto del 1992. Con le nuove procedure, come ha ricordato Favo, verranno eliminate "inaccettabili discrezionalità interpretative, che tutt'ora riguardano la maggioranza dei malati neoplastici a prognosi incerta o tendenti alla cronicizzazione". La stessa Favo ha voluto sollecitare a questo proposito "una rapida approvazione del decreto ministeriale, richiesto pressantemente da tutte le associazioni dei malati di cancro su tutto il territorio".

Infine, il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo, ha sottolineato l'importanza di un cambiamento nella cultura dei medici di famiglia per poter meglio assistere le persone affette da queste patologie, diventati ormai dei malati cronici. "Bisogna abbandonare una cultura - ha detto - associazioni come la Favo devono diventare uno strumento di lavoro per il medico. In questa maniera - ha concluso - il medico di famiglia, tramite le associazioni, sà di poter contare su una rete oncologica con la quale poter lavorare in squadra". 
 
Giovanni Rodriquez

15 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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