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Liste d’attesa. Parte il Piano nazionale 2010-2012


Regole stringenti per abbattere le liste d’attesa per 58 prestazioni “critiche”. Corsie preferenziali per malati oncologici e con patologie cardiovascolari. Intramoenia aziendale per abbreviare i tempi. Sono questi alcuni dei punti cardine del Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2010-2012 messo a punto dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e approvato dalla Stato-Regioni 

28 OTT - Prestazioni ambulatoriali urgenti eseguite prima possibile e comunque, entro 72 ore. Quelle indifferibili entro dieci giorni. Prestazioni differibili effettuate entro trenta giorni e accertamenti diagnostici non oltre i sessanta giorni. E ancora, corsie preferenziali per malati oncologici e con patologie cardiovascolari. Sono queste alcune delle coordinate messe a punto dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio per dare battaglia alle liste d’attesa e contenute nel nuovo Piano nazionale ad hoc 2010-2012 approvato in via definitiva dalla Conferenza Stato-Regioni. Norme nuove di zecca frutto di un'intesa con le Regioni fino ad oggi andate spesso in ordine sparso nell’affrontare la questione, nonostante tentativi reiterati di accordi nazionali portati avanti negli anni scorsi anche da Francesco Storace e Livia Turco nel periodo in cui hanno occupato la poltrona di ministro della Salute.
Molte le novità del Piano taglia liste. Si prevede l’introduzione di un doppio binario per distinguere le prestazioni urgenti da quelle erogate con finalità preventive e soprattutto tempi massimi di attesa per garantire ai cittadini 58 prestazioni “critiche” individuate dal Dicastero anche a partire dall'esperienza sperimentale di monitoraggio condotta dall'Agenas. E ancora, si introduce una quota di risorse da vincolare a progetti regionali e il monitoraggio dei tempi d’attesa sui siti web di Regioni, Province autonome e di aziende sanitarie. I flussi informativi utilizzati per il monitoraggio sono costituiti da prestazioni ambulatoriali, percorsi diagnostici terapeutici, tempi di attesa delle prestazioni della libera professione intramuraria e sospensione dell’erogazione della prestazione.
Soprattutto a decidere sui tempi di attesa saranno le Regioni con Piani specifici che dovranno, in undici mosse, tagliare le liste. I Piani regionali se non saranno approvati entro sessanta giorni dal varo delle norme nazionali (e trasmessi entro venti giorni alla Salute e al Comitato dei Lea) verranno automaticamente sostituiti da queste ultime.
Il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, il cui obiettivo è “promuovere la capacità del Ssn di intercettare il reale bisogno di salute, ridurre l’inappropriatezza e rendere compatibile la domanda con la garanzia dei Lea” prevede, aveva anticipato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio nella relazione presentata in Parlamento, l’inserimento di “paletti tali, che non sarà più possibile avere 300 o 400 giorni di attesa per esami importanti come avviene adesso”. Inoltre, con il Centro unico di prenotazione nazionale (le cui sue azioni sono state definite nelle Linee guida nazionali stabilite nell'Accordo Stato Regioni del 29 aprile 2009) nelle che mette in rete i centri regionali, saranno anche identificati i buchi nelle liste d’attesa. “Questo meccanismo di monitoraggio seguito direttamente dall’Agenas – ha sottolineato Fazio – consentirà di sapere dove non viene applicato il piano e quindi di agire tempestivamente”.
Le prestazioni e i tempi massimi di attesa
Il Piano ha individuato 58 prestazioni selezionate in base al monitoraggio svolto dall’Agenas in attuazione dell’Intesa Stato-Regioni del 28 marzo 2006: esattamente 14 visite specialistiche ambulatoriali, 29 prestazioni di diagnostica strumentale, 5 prestazioni in Dh e 10 in regime in ricovero ordinario. Il tempo massimo di attesa individuato dalla Regione dovrà essere garantito al 90% degli utenti che ne fanno richiesta presso le strutture indicate dal Piano attuativo aziendale (Paa). Per quanto riguarda le ambulatoriali specialistiche sono divise in: urgenti, da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; brevi da eseguire entro 10 giorni; differibili, da eseguire entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; e infine programmate.
Le patologie dell’area cardiovascolare e oncologica
Nel mirino del Piano ci sono poi le aree oncologica e cardiovascolare. L’atout per cuore e neoplasie è il modello a rete che si fonda sui collegamenti veloci tra territorio, centri periferici e centri di riferimento, consentendo di orientare l’assistenza in un contesto sovraospedaliero secondo le caratteristiche di rischio del paziente, definita nell’ambito dei percorsi diagnostico terapeutici, e i tempi previsti di intervento. Per quanto riguarda l’area cardiovascolare le strutture della rete devono integrarsi tra loro e con il sistema regionale dell’emergenza e con le strutture per la riabilitazione e la lungodegenza, e devono essere dislocate sul territorio in modo da ottimizzare le connessioni funzionali tra ospedali periferici e centri di riferimento, utilizzando specifici protocolli operativi. Per quanto concerne invece l’area oncologica, la rete deve assicurare anche il coordinamento con i servizi territoriali deputati all’assistenza domiciliare, ai percorsi riabilitativi e alle cure palliative.
Ai pazienti, dopo la prima visita specialistica garantita secondo le priorità indicate dal Piano che conferma il sospetto clinico formulato, dovrà essere garantito l’avvio di un percorso diagnostico e terapeutico (Pdt), entro i tempi massimi di attesa indicati per ciascuna delle due fasi, ossia 60 giorni.
L’attività libero professionale intramuraria (Alpi)
Tra le novità c’è anche l’Alpi, che viene indicata come un ulteriore possibile strumento per abbattere le liste d’attesa. Sono due le modalità disciplinate: la libera professione “aziendale”  e quella scelta liberamente dal paziente. La libera professione “aziendale” può rappresentare un sostegno nel momento in cui una ridotta disponibilità, anche temporanea, di prestazioni in regime istituzionale metta a rischio la garanzia di assicurare al cittadino le prestazioni nei tempi massimi regionali. Questa libera professione “aziendale” andrà concordata con i professionisti e sostenuta economicamente dall’azienda, riservando al cittadino solo l’eventuale pagamento del ticket. Invece, nel caso in cui l’Alpi venga effettuata su scelta e richiesta dell’utente e a suo carico, andranno garantite forme di controllo affinché le due forme di erogazione (libera professione e istituzionale) non entrino in concorrenza, ma contribuiscano insieme ad allargare l’offerta di prestazioni. In questo caso, ai fini della trasparenza e della non interferenza tra i due regimi, nei Piani regionali dovranno essere previste modalità centralizzate, preferibilmente informatizzate, e separate di prenotazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, e forme di verifica per rispettare l’equilibrio tra prestazioni rese dal professionista in regime istituzionale e in libera professione. Anche per i ricoveri dovranno essere previste le stesse modalità.
 
E.M.

28 ottobre 2010
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