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Psn 2011-2013 giovedì all'esame delle Regioni


Il documento, pubblicato oggi in anteprima dal Sole 24 Ore, mantiene nella sostanza quanto previsto nella bozza anticipata da Quotidiano Sanità lo scorso 8 ottobre, ma in una veste più asciutta: 50 pagine in meno. Confermato l’allarme per la carenza di medici, i fondi vincolati per gli obiettivi di Piano, la messa in “rete” degli ospedali e le sfide della non autosufficienza, dell’innovazione tecnologica e dell'accesso ai nuovi farmaci. Giovedì il verdetto delle Regioni.

16 NOV - Snellito di circa 50 pagine, il nuovo testo del Piano sanitario nazionale è stato consegnato alle Regioni e pubblicato oggi in anteprima dal Sole 24 Ore. La sostanza è quella della bozza anticipata da Quotidiano Sanità lo scorso 8 ottobre, ma alle 11 azioni per lo sviluppo del sistema sanitario (nell’area della prevenzione, delle determinanti ambientali, della veterinaria, della sicurezza alimentare, dell’health impact assessment, delle cure primarie e strutture territoriali, delle reti ospedaliere, della riabilitazione, delle nuove tecnologie, dell’ammodernamento strutturale e tecnologico, della medicina di laboratorio), si aggiunge un nuovo capitolo dedicato alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Per gli obiettivi strategici in questo ambito, il Piano richiama al Dpcm 17.12.07 “Patto per la salute nei luoghi di lavoro” per la prevenzione degli incidenti e delle malattie correlate.

Scompaiono invece dal nuovo testo - oltre a una serie di confronti regionali su dati di spesa, demografici ed epidemiologici - i paragrafi dedicati all’attività del Consiglio superiore di Sanità e quello titolato al fine vita, in parte confluito all’interno del paragrafo dedicato alle cure palliative.
Resta invece confermato l’allarme per la carenza del medici: ci si attende una carenza dal 2012 al 2018 di 18.000 unità di personale medico nel Ssn e di circa 22.000 medici dal 2014 al 2018.

La non autosufficienza e l’incremento dei costi legato allo sviluppo della tecnologia e ai nuovi farmaci restano le due grandi sfide che - si legge nel Piano - "di fatto segnano un fattore di svolta epocale che assorbirà una ampia parte delle risorse aggiuntive”.
Una situazione da fronteggiare attraverso manovre strutturali e di recupero dell’efficienza a partire dalle Regioni con disavanzi storici ma anche attraverso la realizzazione di un vero “governo clinico” della sanità. Il Piano non indica come arrivare a questo obiettivo (se con una legge o altro) ma si limita a dire che l’obiettivo è attualmente “oggetto di analisi e iniziative tra lo Stato e le Regioni”.
Per evitare che la nuova fase federalista del sistema, a partire dai costi standard, si traduca in disuguaglienze regionali ancora più accentuate, il Piano prevede “un monitoraggio dell’assistenza resa, dei livelli di spesa nel rispetto dell’erogazione dei Lea, anche ottimizzando l’apporto del privato che si inserisce nel sistema pubblico con l’accreditamento”.
 
La realizzazione di vere e proprie “reti integrate ospedaliere”, con priorità alle'emergenza-urgenza, è tra i grandi obiettivi del Piano, considerato anche che la distribuzione di quelle esistenti è ancora disomogenea sul territorio nazionale. Occorre quindi che “nell’arco del prossimo triennio vengano implementate e consolidate a livello regionale”, perché le reti “sono funzionali al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza del sistema” e “la premessa per il concretizzarsi delle logiche di equità di fronte al diritto alla salute, per contrastare le disuguaglianze assistenziali".

Ferme restando le prerogative regionali in materia, il Psn insiste sui piccoli ospedali auspicandone l’integrazione con gli ospedali maggiori o la riconversione a funzioni assistenziali distrettuali. Il tutto con gradualità, potenziando nel frattempo i servizi territoriali e la rete dell'emergenza-urgenza.
 

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