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Assistenza transfrontaliera. CdM Approva decreto di recepimento della direttiva europea


Lorenzin: "L’apertura dei sistemi sanitari è una grande opportunità e una sfida da cogliere che consentirà di far valere le eccellenze sanitarie del nostro Paese in ambito comunitario". Così il ministro della Salute ha commentato il varo definitivo del Dlgs che permetterà ai pazienti europei di spostarsi per ricevere un'assistenza sanitaria di qualità.

28 FEB - Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il Decreto legislativo di recepimento della direttiva 2011/24/UE relativa all’assistenza sanitaria transfrontaliera. La Direttiva elimina gli ostacoli che impediscono ai pazienti di curarsi in altri Paesi UE, formalizzando il diritto di recarsi in uno Stato membro diverso da quello di appartenenza per curarsi ed ottenere, al proprio rientro, il rimborso delle spese sostenute. Il provvedimento integra i vigenti regolamenti comunitari eliminando la necessità di autorizzazione preventiva, al di fuori di casi eccezionali, e consente di poter richiedere assistenza sanitaria presso altri Stati dell’Unione europea, con alcune limitate esclusioni (l’assistenza a lungo termine, nonché quella relativa all’assegnazione e accesso agli organi ai fini dei trapianti e quella relativa ai programmi pubblici di vaccinazione contro le malattie contagiose).
 
Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato: “La direttiva sulle cure transfrontaliere conferisce al tema della mobilità sanitaria internazionale un impulso senza precedenti. L’apertura al libero mercato pone inevitabilmente in concorrenza i differenti sistemi nazionali, rappresentando al contempo un’opportunità di sviluppo ed una sfida per il Servizio sanitario nazionale considerato il probabile aumento del flusso di pazienti che si sposteranno tra i Paesi dell’Unione per ricevere cure".

"Uno degli obiettivi a cui l’Italia deve puntare è sicuramente quello di attirare i pazienti stranieri a farsi curare sul suo territorio e di guadagnarsi una posizione di spicco in ambito sanitario a livello europeo - ha proseguito -. E’ questa la sfida che ci pone la direttiva: migliorare costantemente il Servizio sanitario nazionale, valorizzare le nostre eccellenze, e sono tante, essere competitivi nel contesto europeo e attrarre, di conseguenza, pazienti e investimenti. Se raggiungeremo questo obiettivo otterremo oltre all’oggettivo innalzamento del livello di tutela della salute offerto ai nostri cittadini e ai cittadini degli altri Stati membri, anche un non trascurabile risultato economico. Infatti, se il Sistema sanitario nazionale riuscirà davvero a configurarsi competitivo nello scenario europeo e ad attrarre, in ragione della sua qualità e della sua efficienza, i pazienti degli altri Stati dell’Unione europea, ciò comporterà nuove entrate finanziarie, dovute al pagamento delle prestazioni erogate dalla sanità italiana. L’Italia non ha paura di questa sfida e, per questa ragione è tra i primi Paesi europei a recepire la direttiva UE”.
 
In base alla Direttiva il rimborso da parte dello Stato di appartenenza delle prestazioni godute all’estero avviene in misura corrispondente ai costi che il sistema nazionale avrebbe coperto se tale assistenza sanitaria fosse stata prestata nello stesso Stato membro di appartenenza. In ogni caso tale copertura non può superare il costo effettivo dell'assistenza sanitaria ricevuta all’estero. Questo fa sì che dall’applicazione della citata direttiva non derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

La direttiva sancisce inoltre l’obbligo per gli Stati membri di fornire al pubblico, attraverso l’istituzione di “uno o più punti di contatto nazionali” tutte le informazioni necessarie circa le procedure di rimborso e di autorizzazione, ma anche in merito agli standard di qualità e di sicurezza e circa l’affidabilità del prestatore di assistenza sanitaria prescelto.

Ciascun “Punto di contatto nazionale” consentirà al paziente transfrontaliero di compiere una scelta informata, adeguata al suo caso clinico, e rappresenterà, per ciascuno Stato Membro, il punto di raccordo tra utenti e prestatori di assistenza sanitaria: dovrà offrire ai cittadini informazioni chiare e trasparenti circa gli standard di qualità e sicurezza del Servizio sanitario nazionale, l’accessibilità agli ospedali per i disabili, le tariffe e le fatture, il regime di autorizzazione e di rimborso, l’iscrizione dei prestatori e la loro copertura assicurativa, le procedure circa i reclami e le denunce.

Il decreto legislativo approvato dal Governo prevede l’istituzione del Punto di contatto nazionale presso il Ministero della salute.
La direttiva prevede che, a determinate condizioni, possano essere posti dei limiti alla mobilità. In particolare, gli Stati possono porre tre ordini di limiti, così sintetizzabili: limiti all’accesso alle cure nel proprio territorio da parte di pazienti provenienti da altri Stati UE; limiti ai rimborsi delle cure transfrontaliere godute dai propri cittadini in altri Stati dell’Unione europea; limiti consistenti nella possibilità di sottoporre talune prestazioni transfrontaliere ad autorizzazione preventiva (quando sia necessario per controllare i costi ed evitare ogni spreco di risorse umane, tecniche e finanziarie, oppure per assicurare un accesso sufficiente e permanente ad una gamma equilibrata di cure di elevata qualità, oppure se la prestazione sanitaria comporta il ricovero del paziente per almeno una notte o richieda l’utilizzo di una infrastruttura sanitaria o di apparecchiature mediche altamente specializzate e costose, oppure nei casi in cui la cura transfrontaliera di cui il paziente intenda godere comporti un rischio particolare per il paziente stesso o per la popolazione, oppure sia effettuata da un medico o una struttura che susciti gravi e specifiche preoccupazioni quanto alla qualità o alla sicurezza dell'assistenza).

Il Decreto legislativo approvato oggi dispone che il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, previa intesa in Conferenza Stato regioni, può adottare misure limitative dell’accesso alle cure in Italia ove ricorrano le condizioni richiamate dalla direttiva UE, che attengono all’insorgenza di motivi imperativi di interesse generale, quali le esigenze di pianificazione per assicurare nel territorio nazionale la possibilità di un accesso sufficiente e permanente a cure di elevata qualità o la volontà di garantire un controllo dei costi ed evitare sprechi di risorse finanziarie, tecniche e umane.

Il decreto individua le Asl quali soggetti competenti sia al rilascio dell’eventuale autorizzazione preventiva che all’erogazione del rimborso dei costi, disciplinando le relative procedure in un’ottica di massima semplificazione e contiene anche una norma finale che attribuisce alle regioni il compito di effettuare un costante monitoraggio degli effetti connessi alle disposizioni del decreto, comunicando al Ministero della salute e al Ministero dell’economia e le finanze, con la massima tempestività, eventuali criticità tali da giustificare l’adozione delle misure limitative. 

28 febbraio 2014
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