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La questione medica e la riforma del Titolo V. Gigli (Fesmed): "Regioni e Governo si fidino di noi"

di Carmine Gigli

Occorre una profonda azione di “convincimento” nei confronti del Governo e delle Regioni, affinché comprendano i vantaggi che possono derivare da un’alleanza con i medici e con i professionisti della sanità. Per arrivare ad offrire ai cittadini italiani un sistema sanitario efficiente e sicuro

19 MAG - Nel suo intervento sulle modifiche al titolo V della Costituzione, il Segretario nazionale dell’ANAAO Costantino Troise identifica come nucleo centrale della “questione medica”, la “perdita di potere nel giudizio, nella scelta e nell’atto, quindi nella perdita secca di autonomia, da cui deriva la necessità urgente di recuperare un ruolo sociale e politico nei confronti delle decisioni che ci riguardano”. Egli auspica giustamente un cambiamento della forma di governo del sistema, tale da non “escludere o marginalizzare le componenti professionali”.
 
Secondo il mio punto di vista, innanzitutto occorre chiederci se ci sono i presupposti per ritenere che quanto auspicato da Troise sia realizzabile. Al momento, la via che ha imboccato il Governo per quanto riguarda il settore sanitario, sembra limitarsi alla riduzione delle risorse e alla decentralizzazione delle competenze. Infatti, il disegno di legge costituzionale per la modifica del titolo V della Costituzione, attribuisce alle Regioni la potestà legislativa dei servizi sociali e sanitari, riservando allo Stato la legislazione esclusiva solo sulle norme generali per la tutela della salute. Nessun ruolo viene riservato al Ministero della salute e ai suoi organismi consultivi.
 
Non nutro la preoccupazione che ha espresso efficacemente Ivan Cavicchi, quando ha parlato di un punto che ha fatto battere il cuore a molti anti regionalisti, riferendosi alle competenze esclusive dello Stato per le norme generali per la tutela della salute. Al contrario, quello che mi preoccupa sono le iniziative di alcune Regioni che già da ora hanno voluto imporre ai propri cittadini delle norme basate su scelte ideologiche e soprattutto, con questo tipo di riforma al Titolo V, ritengo che debba farci preoccupare il livello qualitativo dell’assistenza che verrà offerta ai nostri concittadini. Non credo di essere l’unico ad essersi posta la domanda: tutte le Regioni saranno in grado di garantire ai cittadini degli adeguati livelli assistenziali?
 
Non voglio esprimere una risposta che potrebbe sembrare preconcetta ma, non posso ignorare il recente esempio che hanno dato le Regioni sulla loro capacità di affrontare un problema sanitario. Mi riferisco alla questione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ed al fatto che lo stesso Presidente della Repubblica abbia sentito la necessità di dichiarare, di aver firmato a malincuore il decreto che proroga il termine per la loro chiusura definitiva alla data del 1° aprile 2015. La richiesta di proroga era stata avanzata dopo che era stata rilevatala mancata realizzazione in diverse Regioni delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, previste dalla legge 9/2012. Quindi, non si tratta di combattere una battaglia a favore della centralità dello Stato, bensì di difendere il diritto alla salute dei cittadini. C’è il rischio che le regioni interessate da piani di rientro e non solo quelle, non siano in grado di garantire ai cittadini degli adeguati livelli assistenziali.
 
In questo confronto istituzionale sulla salute, che si gioca fra Governo e Regioni, i professionisti della salute ed in particolare i medici, risultano completamente esclusi, anche per quanto riguarda la funzione consultiva. Da anni, intorno ai medici è stato steso un cordone sanitario per impedire ogni loro interferenza con l’organo di governo, vedi il D.Leg. 150/2009. Sono stati esautorati dall’autogoverno della categoria, attribuendo al potere politico il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa. Inoltre, i dirigenti medici vengono tenuti sotto costante ricatto, prevedendo che alla scadenza di un incarico di livello dirigenziale, anche in assenza di una valutazione negativa, sia possibile non confermare l'incarico conferito al dirigente (L.122/2010).
 
A questo dobbiamo aggiungere la questione del “contenzioso sanitario”. Nonostante venga riconosciuta l’enormità del danno alle finanze pubbliche, che viene provocato dalla pratica degli indennizzi incontrollati e dalla “medicina difensiva”, non si vede una reale volontà del Governo di trovare una soluzione al problema. Non solo ma, per minare l’alleanza fra le diverse categorie che sono vittime del contenzioso sanitario e per favorire gli interessi di un ristretto gruppo di persone, si fomenta la conflittualità fra i medici e i professionisti della sanità, contrasto che non avrebbero motivo di esistere se venissero definite le rispettive competenze. Tutto questo contraddice i riconoscimenti che da più parti vengono tributati alle competenze e alla professionalità dei medici italiani. Lo stesso Ministro della salute Beatrice Lorenzin ha parlato di tantissimi centri di eccellenza che sono un fiore all'occhiello per il nostro Paese.
 
A seconda del punto di vista i medici vengono considerati competenti ed affidabili quando trattano questioni attinenti la loro professione e diventano incapaci e inattendibili quando affrontano dei problemi organizzativi e di governo. Oggi, anche all’interno del sindacato ci sono voci che auspicano per il medico del SSN una maggiore attenzione alla sua mission professionale, non disgiunta da una carriera professionale nel SSN, tuttavia, questo non esclude che il medico proprio per la sua competenza professionale sia la figura professionale più competente per indicare le strategie e i percorsi più idonei per la tutela della salute dei cittadini.
A mio avviso, tutto questo richiederà una profonda azione di “convincimento” nei confronti del Governo e delle Regioni, affinché comprendano i vantaggi che possono derivare da un’alleanza con i medici e con i professionisti della sanità, per arrivare ad offrire ai cittadini italiani un sistema sanitario efficiente e sicuro.
 
Carmine Gigli
Presidente FESMED

19 maggio 2014
© Riproduzione riservata

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