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Fiducia alla Camera per Gentiloni: “Esecutivo di responsabilità che durerà fino a quando avrà la fiducia del Parlamento”


Il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, si è presentato questa mattina a Montecitorio per esporre le dichiarazioni programmatiche. Zone terremotate, ripresa economica, banche, politica internazionale, Mezzogiorno e quella parte disagiata della classe media tra le priorità elencate. In serata è arrivata la fiducia dall'Aula con 368 pareri favorevoli e 105 contrari. Domani in programma il voto di fiducia a Palazzo Madama.

13 DIC - Prende il via questa mattina alla Camera il nuovo governo di Paolo Gentiloni "nel quadro della maggioranza del governo precedente che non è venuta meno". Così il presidente del Consiglio si è presentato alla Camera per le dichiarazioni programmatiche sul nuovo governo. Restano fuori dall'Aula per protesta il Movimento 5 Stelle, Ala e la Lega Nord. In serata il nuovo Esecutivo incassa la fiducia dall'Aula di Montecitorio con 68 pareri favorevoli e 105 contrari. Domani in programma il voto di fiducia a Palazzo Madama: alle 9,30 inizierà la discussione generale, che proseguirà fino alle 13. Seguirà la replica del presidente del Consiglio, quindi le dichiarazioni divoto e, alle 15, la prima 'chiama' dei senatori.
 
Di seguito il discorso integrale di Gentiloni.
 
"Signora Presidente, onorevoli colleghi, signore Ministre, signori Ministri, il Governo che si presenta a chiedere la fiducia è un Governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre istituzioni. È un Governo che intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell'Italia e sui problemi degli italiani.
I compiti di un Governo sono chiaramente definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza che ha sostenuto il Governo precedente e che non è venuta meno. Per qualcuno si tratta di un limite: io lo rivendico. Rivendico il grande lavoro fatto negli anni che abbiamo alle spalle, i risultati ottenuti, che hanno messo in moto le energie dell'Italia e che ci vengono riconosciuti a livello internazionale. Sono risultati di cui siamo orgogliosi e che fanno onore alla maggioranza che li ha sostenuti in questi tre anni di Governo.
 
Non mi nascondo naturalmente che, pur nel quadro della medesima maggioranza, il Governo nasce in un contesto nuovo, creato dalla bocciatura nel referendum della riforma costituzionale e dalla conseguente scelta di dimissioni del Presidente Matteo Renzi. Questa scelta, che ha originato la crisi, non era obbligata, ma era stata ampiamente annunciata da Renzi nei mesi scorsi.

Averla compiuta è stato un atto di coerenza che non solo noi del Governo e della maggioranza, ma, a mio avviso, tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero salutare con rispetto. Queste caratteristiche della crisi hanno determinato, sulla base della ferma guida del Presidente della Repubblica Mattarella, che voglio qui ringraziare di fronte a voi, i tempi rapidi del nuovo Governo e ne definiscono il programma.
Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata del nuovo Governo. Per quanto ci riguarda, vale la Costituzione: il Governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento. Spetta a me, piuttosto, indicare quali saranno le priorità della nostra azione, tesa a completare il lavoro fatto fin qui.
 
La prima priorità è senz'altro l'intervento nelle zone colpite dal terremoto. Abbiamo avuto una risposta straordinaria di tutte le nostre forze dell'ordine, dei volontari, della Protezione civile, nell'emergenza, ma siamo ancora in emergenza, e dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro di una
parte rilevante del territorio dell'Italia centrale. E da questi passi che faremo dipende anche la forza che avremo nello sviluppare quel programma a lungo termine che abbiamo definito «Casa Italia» e che cerca di lavorare sulle cause profonde dei danni che vengono provocati dagli eventi sismici nel nostro Paese.
 
Avremo un'agenda di lavoro molto fitta. Mi limito ad alcune priorità: ci metteremo al lavoro innanzitutto sul terreno internazionale, dove ci aspettano appuntamenti molto importanti. Tra un paio di settimane l'Italia entrerà nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e assumerà la Presidenza di turno del G7. Lo faremo in un momento difficile, caratterizzato da una particolare incertezza che si determina anche per la contestualità con la transizione americana, che come sapete si concluderà il 20 gennaio; e approfitto dell'occasione per dire che noi siamo pronti a collaborare con quello che è da sempre il nostro principale partner ed alleato, gli Stati Uniti, forti nella difesa dei nostri principi, ma convinti sostenitori dell'Alleanza atlantica. Incertezza accentuata dalle condizioni molto difficili di diversi teatri di crisi nel mondo. 
 
L'impegno sarà particolarmente rilevante nel contesto dell'Unione europea, e io credo che sia importante, se il Governo riceverà la fiducia del Parlamento, la possibilità di partecipare sin da giovedì ad un importante Consiglio europeo con l'Italia rappresentata a pieno titolo. L'Italia è tra i Paesi fondatori dell'Unione europea, e devo dire nella mia precedente esperienza ho tenuto molto a sottolineare questo ruolo dell'Italia tra i sei Paesi fondatori di questa straordinaria esperienza che è l'Unione europea, di cui ci accingiamo, nel mese di marzo, a veder celebrare il sessantesimo anniversario, e non sarà una celebrazione ma una scommessa sul futuro; o almeno noi cercheremo, noi Governo italiano, di non farne soltanto una celebrazione, ma di farne un momento di discussione proiettata verso l'avvenire.
 
Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì, nel quale avremo due o tre questioni molto rilevanti all'ordine del giorno: la discussione in corso sul rinnovo del cosiddetto Regolamento di Dublino, quello che definisce l'atteggiamento dell'Unione europea circa la prima accoglienza dei rifugiati e dei migranti; e su cui vi devo dire che l'Italia avrà una posizione molto netta nel sostenere quelle che sono le nostre ragioni, perché ancora una volta non è accettabile, e ancor meno lo sarebbe nel quadro di una ipotetica riforma di questo Regolamento, che passi di fatto il principio di un'Europa troppo severa su alcuni aspetti delle sue politiche di austerity e troppo tollerante nei confronti di Paesi che non accettano di condividere le responsabilità comuni sui temi dell'immigrazione. Poi discuteremo di Siria, del modo in cui la crisi siriana sta definendo i rapporti tra l'Unione europea e la Russia, in un momento di transizione per l'amministrazione americana.
 
Accanto alla politica estera cercheremo di dare messaggi forti sulla nostra sicurezza, nel contrasto alla criminalità organizzata, nel lavoro sempre più forte per prendere in mano il tema dei flussi migratori, delle politiche di accoglienza, delle politiche di rimpatrio, della gestione condivisa con le amministrazioni locali di tale questione, mantenendo l'equilibrio che ha caratterizzato il Governo in questi anni su questo tema, e cercando se possibile di essere ancora più efficaci nelle politiche di attuazione.
 
Sul terreno economico, naturalmente. Il Governo intende accompagnare e rafforzare la ripresa che finalmente, gradualmente, a nostro avviso ancora molto lentamente, si sta manifestando però anche nel nostro Paese. Accompagneremo la ripresa con le grandi infrastrutture, con il piano straordinario dell'industria 4.0, con un nuovo slancio alla green economy, frontiera su cui davvero possono farsi valere le eccellenze del mondo dell'impresa italiano nel quadro delle decisioni internazionali che sono state prese sul clima, e che l'Italia difenderà nei prossimi mesi con molta forza.
È in questo quadro che affronteremo anche i problemi legati al nostro sistema bancario, che è un sistema, nel suo insieme, solido, che, finanziando l'economia reale, sta contribuendo alla ripresa e si sta lasciando alle spalle, anche grazie alle misure prese dal Governo negli ultimi due anni, le conseguenze di una profonda recessione. Sappiamo tutti che vi sono dei casi specifici che, anche a causa di comportamenti inadeguati o illeciti di amministratori sui quali la magistratura sta indagando, richiedono oggi un rafforzamento patrimoniale e per i quali sono stati predisposti piani di ristrutturazione e aumenti di capitale attraverso il ricorso al mercato.
 
Voglio dire molto chiaramente, in questa occasione, che il Governo, come sapete, ove necessario, è pronto a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e il risparmio dei cittadini. E prendo questo spunto per ribadire qui che l'Italia è un'economia forte, che non è aperta a scorribande, che ha smentito in modo molto chiaro le profezie di apocalisse che qualcuno aveva fatto in caso di questo o quell'esito del referendum. Questa è l'Italia. L'impegno del Governo sarà molto importante, naturalmente, sul piano sociale, per completare la riforma del lavoro, per attuare le procedure riguardanti le norme sull'anticipo pensionistico, così come sul terreno dei diritti, dove molto è stato fatto, ma altri passi avanti possono essere realizzati. 
 
Infine, intendiamo ridare slancio a tre grandi azioni di riforma che sono in corso e che necessitano di un impulso ulteriore: la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del processo penale, il libro bianco della difesa, cui sono collegate tante iniziative. Infine, vorrei aggiungere all'agenda delle nostre priorità due grandi questioni, su cui finora, a mio avviso, non abbiamo dato risposte pienamente sufficienti.
Innanzitutto, mi riferisco ai problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media: parlo sia del lavoro dipendente che delle partite IVA. Questa parte più disagiata della nostra classe media deve essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire l'economia. Proprio perché noi non vogliamo rinunciare alla società aperta, ai vantaggi del commercio internazionale, all'evoluzione digitale, proprio per questo dobbiamo difendere quei ceti disagiati che da queste dinamiche si sentono penalizzati o addirittura sconfitti.
 
Poi, dobbiamo fare molto di più anche sul Mezzogiorno. La decisione di formare un Ministero esplicitamente dedicato, oltre che alla coesione territoriale, al Mezzogiorno non deve far pensare a vecchie logiche del passato. Al contrario, noi abbiamo fatto molte cose in questi anni per il Sud, ma credo che sia ancora insufficiente la consapevolezza che proprio dal Sud e dalla sua modernizzazione può venire la spinta più forte possibile, oggi, per la crescita della nostra economia. Onorevoli colleghi, accanto a questa attività, alla nostra agenda, prenderà corpo il confronto tra le forze parlamentari sulla legge elettorale e sulla necessaria armonizzazione delle norme tra Camera e Senato.
 
È un confronto nel quale il Governo – voglio ribadirlo, come ho avuto occasione già di dire negli incontri con le diverse delegazioni – non sarà l'attore protagonista. Spetta a voi, onorevoli colleghi, la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci. Certo, il Governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, di facilitare e anche di sollecitare questo confronto. La sollecitudine non deriva dalle valutazioni sulla durata dell'Esecutivo, deriva dalla consapevolezza istituzionale del fatto che il nostro sistema parlamentare ha bisogno di regole elettorali certe e pienamente applicabili e ne ha bisogno con urgenza. Le consultazioni, onorevoli colleghi, hanno evidenziato l'impossibilità di una convergenza generale nel sostegno a questo Governo di responsabilità, che pure era stata invocata. Ne abbiamo preso atto, procedendo nel quadro della maggioranza, anche se ci auguriamo che possano maturare apporti e convergenze più larghe su singoli provvedimenti, ma di una discontinuità almeno nel confronto pubblico io penso che avremmo davvero bisogno e sarà uno dei miei impegni maggiori sul piano personale.
 
Il Governo non si rivolgerà certo a quelli del «sì», contro quelli del «no»; si rivolge a tutti i cittadini italiani. Si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni. Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione di questa passione. La politica, il Parlamento sono il luogo del confronto dialettico, non dell'odio o della post verità. Chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paura. Su questo è impegnato il Governo e anche su questo chiede alla Camera la sua fiducia". 
 

 

13 dicembre 2016
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