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Pd: “Legge su piante officinali non verrà abrogata. Salvi gli erboristi”


"Dagli uffici competenti abbiamo avuto la rassicurazione che, contrariamente a quanto temuto, tale legge non verrà abrogata. Si tratta di un atto dovuto nei confronti non solo delle migliaia di persone e imprese che operano nel settore erboristico ma anche di una tradizione scientifica che, da tempi antichissimi, offre un significativo contributo al benessere e alla salute”. Così in una nota le deputate dem Alessia Morani, Simona Malpezzi e Alessia Rotta.

17 GEN - “Gli erboristi e il tutto il settore dell’erboristeria non corrono più alcun rischio: la legge del 1931 sulle erbe officinali non verrà abrogata”. Lo dichiarano le deputate del Partito democratico Alessia Morani, Simona Malpezzi e Alessia Rotta.
 
“Il nostro interessamento – spiegano – presso i ministeri dell’Agricoltura e della Salute, avvenuto anche grazie all’aiuto della collega Donata Lenzi, ha fatto sì che si sia arrivati a un chiarimento a proposito della legge del 1931 che disciplina la coltivazione, la raccolta e il commercio delle piante officinali. Dagli uffici competenti abbiamo avuto la rassicurazione che, contrariamente a quanto temuto, tale legge non verrà abrogata. Chi svolge la professione di erborista o lavora in aziende del comparto, non ha dunque nulla da temere”.
 
“Si tratta di un atto dovuto nei confronti non solo delle migliaia di persone e imprese che operano nel settore erboristico ma anche di una tradizione scientifica che, da tempi antichissimi, offre un significativo contributo al benessere e alla salute”, concludono.
 
La vicenda nasce da quanto previsto nello "Schema di decreto legislativo recante disciplina della coltivazione, della raccolta e della prima trasformazione delle piante officinali", tuttora all'esame delle Commisioni parlamentari per il parere.
 
Il provvedimento si compone di 8 articoli e ha l'obiettivo di riformulare il complesso delle norme del settore delle piante officinali risalente agli anni '30.
 
Il problema per gli erboristi è sorto in quanto all'articolo 8 del decreto del Governo si prevede l'abrogazione in toto di quella legge del 1931, citata dai parlamentari Dem, che disciplina attualmente la coltivazione, la raccolta e il commercio delle piante officinali e che al suo interno norma anche la figura dell'erborista.
 
Già nel corso delle audizioni parlamentari era stato da più parti sottolineato l'inopportunità di abrogare in toto questo provvedimento, soprattutto proprio laddove disciplina la figura e l'attività dell'erborista che, in tal modo, non troverebbe più alcuna regolamentazione specifica nel settore.
 
In particolare, la legge che si proponeva di abrogare, prevede che chiunque raccoglie piante officinali deve ottenere la carta di autorizzazione e che chi utilizzi, altresì, dette piante deve conseguire il diploma di erborista. Si prevede poi che il diploma di erborista conferisce l'autorizzazione a coltivare e raccogliere piante officinali indigene ed esotiche, nonché alla preparazione industriale di esse.
 
Tale autorizzazione non comprende però la facoltà di vendere al minuto, che spetta ai farmacisti. Il diploma sarà registrato presso l'ufficio del comune o dei comuni nei quali l'erborista intende svolgere la propria attività.
Un altro provvedimento che si vorrebbe abrogare, il Regio decreto 19 novembre 1931, n.1793, detta inoltre disposizioni attuative in ordine alla carta di autorizzazione, al Programma del corso di erboristeria, alla Commissione consultiva per le piante officinali e ai Consorzi e federazioni.
 
Ora, stante, alle assicurazioni odierne dei parlamentari PD l'abrogazione di queste dovrebbe essere scongiurata con una nuova riformulazione del decreto governativo.

17 gennaio 2018
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