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Governo Monti/6. Agenda sanità. Rossi: “Ticket, solo se proporzionali al reddito”

di Eva Antoniotti

Il presidente della Regione Toscana anticipa le richieste da sottoporre al nuovo Governo: meno tagli per il 2012 e nuovo Patto per la salute. E poi è ora di premiare chi migliora servizi e prestazioni e tiene i conti in ordine. E se ci saranno sacrifici "chiederemo di più a chi ha di più"

25 NOV - Nuova puntata dello speciale QS sulle aspettative per la Sanità con il Governo Monti. Dopo i contributi di Mandelli (Fofi), Scaccabarozzi, (Farmindustria), Rimondi (Assobiomedica), di Federico Spandonaro (economista del Ceis Tor Vergata), e dei rappresentanti della classe medica Troise (Anaao), Cozza (Cgil), Calì (Smi), Cassi (Cimo), Lala (Sumai), Carpino (Aaroi), ecco un’intervista al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che illustra le richieste rivolte al nuovo Governo Monti.

Accanto alle risorse per il trasporto pubblico locale, Rossi parla di “riduzione dei tagli per il 2012 e rinnovo del patto per la salute, garantendo le risorse innanzitutto alle Regioni che hanno bilanci in pareggio, perché premiare l’efficienza è il primo passo per il risanamento della spesa pubblica”. E spiega che in Toscana il ticket è “patrimoniale”, cioè legato all’Isee, l’indicatore di situazione economica equivalente.

Presidente Rossi, cosa si aspetta dal Governo guidato da Mario Monti?
Prima di tutto devono essere garantite più risorse per il trasporto pubblico: treni e autobus non possono fermarsi. Poi riduzione dei tagli per il 2012 e rinnovo del patto per la salute, garantendo le risorse innanzitutto alle Regioni che hanno bilanci in pareggio, perché premiare l’efficienza è il primo passo per il risanamento della spesa pubblica. Infine va rivisto il patto di stabilità, in modo che possiamo spendere i Fondi europei e le risorse disponibili. Queste sono le prime questioni cruciali, che le Regioni hanno subito messo sul tavolo del nuovo governo. Aggiungo una considerazione: nei giorni scorsi ho partecipato alla riunione della Conferenza Stato-Regioni. È innegabile che a Roma si respiri un clima diverso. La composizione e il varo del nuovo governo hanno evidentemente avuto dei riflessi immediati. E così anche il fatto che la delega diretta per gli Affari Regionali e la presidenza della Conferenza Stato-Regioni ed Unificata sia stata assunta direttamente dal presidente del consiglio, una decisione che ci fa sperare in un rinnovato dialogo istituzionale.

Lei ha sempre sostenuto il valore della buona politica, capace di prendersi responsabilità di fronte ai cittadini. Come giudica allora la scelta di formare un governo tecnico?
Per recuperare credibilità, in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo, il paese aveva e ha bisogno di un Governo autorevole e di un Parlamento che si occupi sul serio dei problemi concreti. In un momento “normale” avremmo dovuto senz’altro votare. Per evitare il fallimento ci siamo invece affidati ad una task force di “protezione civile”. Comunque oggi abbiamo un governo con 16 ministri, invece di 23, tutti scelti in base all’autorevolezza e alla competenza. Personalmente sono distante da Monti per concezioni politiche e riferimenti culturali. Tuttavia a sentirlo parlare si respira un’aria nuova e pulita. Finisce la politica spettacolo, l’esibizione volgare e torna la Politica. Si parla del merito delle cose e dei meriti delle persone, di imprese, lavoratori, nord e sud, sviluppo, equità, giovani e donne. Ora li aspettiamo alla prova dei fatti. Ad esempio mi aspetto subito un serio provvedimento sulla tracciabilità dei pagamenti, come fece il ministro Visco. È così che si combatte davvero l’evasione fiscale .

Monti ha parlato chiaramente di sacrifici necessari per affrontare la crisi. Quale contributo possono dare in questo senso le Regioni e la Toscana in particolare?
Ognuno può e deve fare la sua parte. Da parte nostra abbiamo fatto tagli, accorpamenti, ridotto i costi di gestione del 10%, nel 2012 risparmieremo altri 35 milioni grazie alla spending review . Abbiamo chiuso agenzie, le sedi estere tranne Bruxelles, introdotto il blocco del turn over del personale, cancellato le indennità dei consigli di amministrazione degli enti, tagliato dell’80% le spese della comunicazione, vogliamo diminuire il numero dei consiglieri e abolire i vitalizi. Riformeremo i servizi pubblici locali, ad esempio con la gara unica regionale per i trasporti. Ma quelli previsti dalle manovre del vecchio governo sono tagli insopportabili. La Toscana nel 2010 aveva una capacità di spesa, sanità esclusa, di 2.200 milioni. Nel 2012, a causa dei tagli Tremonti-Berlusconi, disporrà solo di 1.700 milioni. 500 milioni in meno, quasi 1 milione e mezzo in meno al giorno. Questo non è un taglio, ma un terremoto che cambia in peggio il ruolo della Regione.

La sanità rappresenta circa il 75% dei bilanci regionali. Tra i sacrifici, ci saranno tagli ai servizi sanitari? E se sì, quali?
Nonostante i continui tagli delle risorse, il sistema sanitario toscano tiene in qualità e quantità, grazie ad una azione continua di riorganizzazione, razionalizzazione, maggior efficienza e innovazione. Siamo tra le 7 Regioni italiane che non sono in piano di rientro. Inoltre, tenendo fede al nostro impegno in materia di welfare, abbiamo completamente rifinanziato il fondo per la non autosufficienza azzerato dal governo. Per ragionare di cifre: il Fondo Sanitario Regionale riconosciuto alla Toscana è aumentato nel 2010 di soli 69 milioni: da 6 miliardi e 543 milioni nel 2009, a 6 miliardi e 612 milioni nel 2010. Rispetto all’anno precedente, una percentuale di appena l’1% circa, a fronte di un fondo che a livello nazionale è cresciuto del 3%, in linea con il triennio precedente.
Lo scenario in cui le aziende sanitarie sono state costrette ad operare risente, quindi, di una forte limitazione delle risorse. Limitazione che peggiora nel 2011 e 2012. Detto questo, ci rendiamo conto della necessità di intervenire in maniera sempre più rigorosa, ad esempio insistendo sulla riorganizzazione dei servizi in ambito di area vasta, e di rivedere i termini dell’accesso ai servizi. Abbiamo cominciato con il ticket, che non abbiamo applicato in maniera uguale per tutti ma in proporzione al reddito. Intendiamo fare dell’Isee (indicatore di situazione economica equivalente, che tiene conto del reddito, del patrimonio immobiliare e della numerosità di ciascuna famiglia, ndr) lo strumento unico a livello regionale per misurare la compartecipazione alla spesa dei servizi. Chiederemo di più a chi ha di più. Mi sembra un principio di equità.


Eva Antoniotti

25 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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