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Bonus latte artificiale. Il no dei pediatri Acp: “È una politica opposta alle raccomandazioni Oms e alle scelte di altri Paesi”


L’Associazione boccia l’emendamento alla Manovra: “Così si svantaggia l'allattamento al seno ed è in evidente contrasto con lo spirito del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”.

13 DIC - L’Associazione Culturale Pediatri conferma la propria forte preoccupazione (già espressa in precedenza e già condivisa da IBFAN Italia e dal TAS - tavolo tecnico operativo interdisciplinare sulla promozione dell’allattamento al seno) per l’approvazione in Senato dell’emendamento alla legge di bilancio che prevede l’inserimento di un bonus latte di 400 euro per coprire il fabbisogno di latte nei primi sei mesi di vita dei bambini.
 
“Il provvedimento innalza il rischio di diminuire la diffusione dell’allattamento al seno, va contro le indicazioni di tutte le società scientifiche e dell’OMS, ed è in evidente contrasto con lo spirito del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”, precisa Federica Zanetto, presidente Acp.
 
“Sono molto rare le condizioni patologiche reali (assolute e permanenti) che rendono impossibile l’allattamento – continua Adriano Cattaneo, dell'Unità per la Ricerca sui Servizi Sanitari e la Salute Internazionale, ed epidemiologo dell’Associazione Culturale Pediatri - e che, nelle misure attuative che verranno stabilite, solo esse sono da considerare come destinatarie della fornitura gratuita di formula tipo 1”.
 
I pochi casi in cui la formula è necessaria, sono elencati ad esempio nella legge regionale del Piemonte e già molte regioni (oltre al Piemonte: l'Emilia Romagna, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e altre) forniscono già formula gratis in questi casi per i primi 6 mesi.
 
La diffusione di queste patologie non è tale da meritare un provvedimento legislativo. Investimenti andrebbero fatti invece sul fronte opposto: “Nel Nord dell’Inghilterra, esperienze pilota hanno incentivato l’allattamento esclusivo con sostegni economici crescenti, all’aumentare della durata dell'allattamento, per mamme sotto una soglia di reddito predeterminata, e si sono dimostrate cost effective, ovvero vantaggiose anche da un punto di vista economico”, continua Zanetto. “In USA un bonus economico per la mamma che allatta, nelle famiglie a basso reddito, ha aumentato il tasso di allattamento al seno e ha fatto spendere meno soldi alle organizzazioni di welfare che devono sostenere il costo dell’allattamento artificiale”.
 
In Italia il rischio per il neonato di non essere allattato al seno è già alto in alcune aree del Paese.  “La percentuale di bambini allattati esclusivamente al seno nei primi 4 mesi passa dal 44% della provincia autonoma di Trento o dal 40% della Toscana, al 16% della Campania, al 17% della Calabria e della Sicilia”, spiega Acp. Mentre i benefici dell’allattamento al seno nell’immediato e nel futuro del bambino sono pieni di evidenze scientifiche.
 
In Toscana nel 2004 una proposta analoga a questo emendamento alla legge di bilancio è stata  opportunamente trasformata in una delibera regionale che prevede la fornitura gratuita di formula tipo 1 per le madri impossibilitate ad allattare per una controindicazione assoluta e permanente (pochissime, tra cui anche la situazione di decesso materno). La procedura si conclude con la autorizzazione regionale e l'attivazione della fornitura da parte delle farmacie. Pochi casi all'anno.
 
“Se si vuole fare una norma che sia davvero di sostegno alle mamme e ai bambini, si investano risorse per una maggiore tutela del diritto all’allattamento al seno delle donne che lavorano, in particolare per le donne che lavorano al di fuori dei settori che tutelano questo diritto. Ci si preoccupi, piuttosto, di sostenere l'allattamento al seno che è oro colato per il neonato e si dia sostegno, soprattutto nei primi tempi dopo il parto, a tutte le mamme, in modo da poter ridurre le forti diseguaglianze ancora presenti nel nostro Paese”, conclude Acp.

13 dicembre 2019
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