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Farmacie. Catricalà: sistema attuale è anticoncorrenziale e favorisce i farmacisti


Consentire la vendita nei canali alternativi anche dei medicinali di fascia C e rivedere il sistema della remunerazione riconoscendo al farmacista un forfait anziché una quota proporzionale al prezzo per evitare che il farmacista sia spinto a vendere i più costosi. Sono alcune delle proposte avanzate dal presidente dell'Antitrust nel corso di un’audizione in commissione Igiene e Sanità.

11 NOV - L’iter del documento legislativo attraverso il quale si dovrà giungere al riordino del servizio farmaceutico ha dunque preso il via. Sono state infatti avviate le audizioni dinanzi alla XII commissione Igiene e sanità del Senato presso la quale sono stati riuniti i vari testi di legge in materia (sono ben dieci, tra loro anche l’AS 863 Gasparri-Tomassini, scelto come testo di riferimento per la predisposizione del futuro testo unico il cui relatore sarà Luigi D’Ambrosio Lettieri, segretario della stessa commissione di Palazzo Madama)
Proprio oggi dinanzi i senatori hanno potuto ascoltare le osservazioni di Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Che ha espresso le proprie perplessità rispetto all’attuale struttura del sistema giudicato “ingiustificatamente restrittivo del confronto concorrenziale”.
Da qui le proposte che Catricalà ha presentato  alla commissione: si va dalla vendita nei canali alternativi anche dei medicinali di fascia C, alla revisione del meccanismo di remunerazione dei titolari di farmacia, riconoscendo al farmacista un forfait anziché una quota proporzionale al prezzo del medicinali. Un metodo che, per il presidente Antitrust eviterà il rischio di veder privilegiati nella vendita i medicinali più costosi e “nettamente più remunerativi”.
L’introduzione di elementi di liberalizzazione – con chiaro riferimento alla possibilità di aprire corner farmaceutici nella grande distribuzione o parafarmacie nei quali acquistare farmaci per i quali non è necessaria la prescrizione medica – è stata benefica per il mercato. Non solo i prezzi di questi farmaci si sono ridotti ma “sono sorte nuove iniziative imprenditoriali che hanno dato lavoro a un numero elevato di professionisti, senza spendere un euro di denaro pubblico”. E mentre i cittadini hanno più luoghi di accesso ai farmaci, contemporaneamente non si è registrata alcuna impennata del loro consumo.
Restano invece da risolvere – andando al di là delle decisioni della nostra Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia europea che, pure, non appaiono vincolare il legislatore alla conservazione dello Status quo –  le “criticità” del sistema che Catricalà individua in particolare nel sistema della pianta organica. Definita “una delle maggiori restrizioni al funzionamento della concorrenza nel settore, che garantisce di fatto, ai farmacisti titolari un monopolio locale che oggi non appare più giustificato”. I aree come quelle metropolitane o nelle grandi città di provincia la limitazione numerica delle farmacie “assolve all’unica funzione di preservare gli esercizi autorizzati da una benefica pressione concorrenziale di altri operatori a discapito dei consumatori”. Ed è evidente – a detta di Catricalà – “l’esistenza di un potere di mercato in capo alle farmacie “. Quindi “si avverte chiaramente la necessità di ampliare il numero di esercizi”, così come suggeriscono molti dei disegni di legge all’esame della commissione. Lo dimostra la forte convergenza che c’è nei vari testi, afferma Catricalà “sull’opportunità di svolgere un concorso straordinario per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche oggi previste ma non coperte”.
Da qui la prima proposta dell’Antitrust: eliminare la pianta organica nelle grandi città, preservandola per le farmacie rurali. Non si tratterebbe di una liberalizzazione tout court, bensì dell’eliminazione “di quella rigidità insita nel numero chiuso”. E, in ogni caso la dispensazione dei farmaci dovrà comunque essere affidata ai farmacisti. L’attuale sproporzione tra titolari di farmacia (18.000 circa) e farmacisti abilitati (79.000)  mostra quanto spazio vi sia “per un aumento dell’offerta e della concorrenza, senza rinunciare alle garanzie necessarie per la salute del cittadino”. In questo modo si aprirebbero “spazi importanti per promuovere l’iniziativa economica di molti professionisti” offrendo al contempo un importante contributo alla crescita economica del Paese. In un’ottica di maggiore concorrenzialità, Catricalà ha poi proposto di “limitare l’esclusiva della vendita dei farmaci di Classe A alle sole farmacie” consentendo al di fuori della farmacia, “ma sempre in presenza del farmacista” la dispensazione dei farmaci della fascia C.
Le proposte del presidente Antitrust non si sono fermate qui: in ordine alla remunerazione dei titolari di farmacia, oggi basata, come ha dettagliatamente spiegato, su percentuali variabili sul prezzo dei farmaci a carico del Ssn,  Catricalà ha proposto “un diverso criterio di remunerazione”, riconoscendo al farmacista una retribuzione a forfait per il servizio di vendita di ciascun medicinale. Questo anche allo scopo di incentivare il ricorso – fin troppo carente nel nostro Paese rispetto ai nostri partner europei –  al medicinale generico: “le farmacie” ha affermato “non hanno particolare convenienza a vendere i medicinali generici che, come noto, hanno un prezzo più basso”.
In questo modo si otterrebbe anche il risultato di eliminare qualsiasi incentivo a una contrattazione mirata a fissare margini distributivi superiori a quelli fissati dalla legge.
Catricalà è così passato all’esame diretto delle disposizioni contenute nel Ddl 863, che, come sopra accennato, è stato scelto quale testo sul quale basarsi per costruire il Testo unico.  E ancora una volta ha espresso alcune perplessità relative, in particolare, alla “riattribuzione alle farmacie della vendita dei farmaci…che oggi posso essere esitati attraverso il canale delle parafarmacie  o nei corner della grande distribuzione”. Critica, poi, appare anche la disposizione che in qualche modo privilegia le farmacie nella dispensazione di “presidi medico-chirurgici, prodotti sanitari, alimenti speciali e ogni altro prodotto parafarmaceutico posto a carico del Ssn”: la riserva che la permette soltanto dietro dimostrazione “che il costo del servizio non sia superiore a quello ottenibile con altre forme di distribuzione”, per Catricalà  offre alle farmacie un vantaggio “che non trova giustificazione”.
Positivo infine il parere sull’ipotesi contenuta nel Ddl 863 di individuare una lista di medicinali liberamente vendibili anche in assenza del farmacista. Questa però non deve intendersi come “sostituiva” delle regole che consentono la vendita di farmaci da banco in altri canali: “la lista” ha osservato il presidente dell’Antitrust “sarebbe talmente limitata da non consentire l’attivarsi della necessaria pressione concorrenziale”.
In conclusione, l’Antitrust, riferendosi ancora all’ipotesi di un’eliminazione della pianta organica delle farmacie, riconosce “le difficoltà di attuare una simile radicale riforma in un momento di crisi come l’attuale che penalizza in genere tutti i settori”. È comunque necessario “promuovere e attuare ogni misura volta almeno ad ampliare il numero degli esercizi disponibili e rendere più flessibile il sistema”. Anche per quanto attiene a orari e turni di chiusura e di ferie, per i quali sarebbe auspicabile “stabilire solo i limiti minimi per la garanzia del servizio, lasciando alle farmacie libertà di organizzazione”.
 

11 novembre 2010
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