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Sul caso Bologna troppa indignazione e troppe sfacciate strumentalizzazioni

di Ivan Cavicchi

Sintetizzerei quanto accaduto con il titolo di un film indimenticabile “Kramer contro Kramer”, cioè “medici contro medici”. Perché, il fatto davvero senza precedenti, è che dei medici (Ordine di Bologna) sospendono altri medici su questioni di magistratura deontologica che hanno a che fare con la salvaguardia dell’integrità professionale. Ma, attenzione, ciò avviene non in un momento qualsiasi, ma  in una fase  politica in cui il medico è oggettivamente sotto attacco

08 MAR - Sul “caso Bologna” troppo semplice l’indignazione del coro e troppo sfacciate le strumentalizzazioni. La meta-analisi è facile. Tutti i commenti sono pregiudizialmente “contro” l’ordine di Bologna, per lo più confutazioni tecniche sulle ragioni superiori dell’emergenza cioè del 118 e suppongono che l’ordine di Bologna sia fatto da imbecilli vittime di una inspiegabile  irrazionalità.
 
Per me  questo livello “basso” di analisi fa torto al problema che rimane inesplicato. Cerchiamo allora di capire meglio in cosa consiste.
Il senso profondo del caso Bologna lo sintetizzerei con il titolo di un film indimenticabile  “Kramer contro Kramer” (1979) cioè “medici contro medici”, perché il fatto davvero senza precedenti, è che dei medici (ordine di Bologna) sospendono altri medici su questioni di magistratura deontologica che hanno a che fare con la salvaguardia dell’integrità professionale. Ma, attenzione, ciò avviene non in un momento qualsiasi, ma  in una fase  politica in cui la professione è oggettivamente sotto attacco da tutte le parti e quindi particolarmente in difficoltà.
 
In tempi normali non avremmo avuto  “Kramer contro Kramer”.Quindi la decisione dell’ordine di Bologna pur riguardando problemi apparentemente  tecnico-organizzativi del 118  ha un carattere statutario  e sbagliano coloro, ministero della salute e Ipasvi  in testa, che tendono a  decontestualizzare tutto riducendo la questione a linee guida (tanto per cambiare) o addirittura a specularci sopra riproponendo le cause perse del comma 566.
 
Ma i problemi statutari dei medici e della medicina  per loro natura sono inevitabilmente problemi politici ai quali si risponde con la politica non con gli aforismi dell’Italian Resuscitation Council (Qs 1 marzo 2016) e meno che mai con i “tavoli tecnici” proposti dalla Federazione Medicina Emergenza Urgenza (Qs 5 marzo 2016) dietro la quale si nasconde la solita tiritera sul comma 566. Per cui plaudo alla Fnomceo che nel difendere l’autonomia degli ordini riporta il discorso sul piano politico ovvero il confronto tra le professioni per le professioni (Qs 7 marzo 2016).
 
E che c’entra l’autonomia degli ordini? E’ senza ombra di dubbio  l’altro aspetto politico della vicenda che è necessario capire. Vorrei ricordare ciò che recentemente il presidente dell’ordine di Bologna  ha ricordato in una lettera aperta a me indirizzata (Qs 16 febraio 2016), e cioè che in ragione della autonomia il suo ordine si è rifiutato di applicare il codice deontologico della Fnomceo perché ritenuto inquinato da logiche economicistiche.
 
Vorrei anche ricordare a coloro che leggono i fatti di Bologna contro la professione infermieristica che proprio questo ordine in ragione della propria autonomia di pensiero pur avanzando in evidente polemica con la Fnomceo ha deliberato esposti contro alcune regioni (Toscana e Emilia Romagna) sul problema delle competenze improprie degli infermieri  ed è stato anche quello che ha applaudito sempre autonomamente al documento ministero regioni sulla ridefinizione delle competenze professionali degli infermieri (Qs 18 aprile 2012). E da ultimo vorrei ricordare il comunicato stampa reso pubblico dall’ordine di Bologna e dalla Fials (oggi a Bologna sindacalmente maggioritaria) proprio sulla questione 118.
Ma se la tesi della  pregiudiziale anti-infermieristica cade e l’Ipasvi sbaglia bersaglio, per quale ragione Bologna ha deciso Kramer contro Kramer?
 
La risposta è che Kramer contro Kramer non riguarda genericamente medici contro medici (non è questo che interessa a Bologna) ma riguarda in un momento difficile della professione  i difficili rapporti tra la Fnomceo e una quarantina di ordini di cui  Bologna è in qualche modo la capo fila. Bologna ha “parlato a nuora perché suocera intenda”. Non è un segreto che proprio sulla vicenda annosa delle competenze avanzate, ma anche sulla questione appropriatezza, i rapporti in Fnomceo tra maggioranza e minoranza non sono proprio idilliaci. Bologna e molti  altri  rimproverano alla Fnomceo nazionale  proprio sulla questione delle competenze avanzate vecchi atteggiamenti collaterali e in qualche caso persino di complicità, e comunque di non aver marcato e ancora adesso di non marcare convintamente una autonomia della professione nei confronti dell’embrasser nous del Pd e della politica del ministero.
 
Kramer contro Kramer quindi è una operazione “politica” che usa l’autonomia di un ordine  per accrescere e garantire una più forte  autonomia della federazione degli ordini, con un obiettivo chiaro che personalmente in tempi non sospetti a proposito di incompatibilità ho perseguito pur nel mio piccolo, che è quello di distinguere  “professione” da “politica” giammai per separarle sapendo che tutte le volte  che gli ordini o i collegi si sono mischiati con i partiti di governo, facendo accordi sotto banco sono venuti fuori dei mostri  uno dei quali si chiama  “comma 566”. Da questo punto di vista, se si legge il documento Fnomceo, l’operazione Kramer contro Kramer sembra “politicamente” riuscita. La Fnomceo ha votato per ragioni di unità interna di sostenere l’ordine di Bologna vale a dire la sua opposizione con ciò condividendone la linea politica. Per cui complimenti a Bologna.
 
Una ultima considerazione ancora: la faccenda ha innescato subito dei tentativi di repechage del comma 566. Il primo è stato il sottosegretario De Filippo che ha richiamato il 566 dando ad intendere che se agli infermieri a suo tempo si fossero riconosciute le competenze avanzate il problema Bologna non ci sarebbe stato (QS 4 marzo 2016).  Secondo me il ministero ha perduto ancora una volta l’occasione per governare una cosa del tutto governabile con il buon senso.
 
Per i segnali che da giorni si percepivano nell’aria sarebbe bastato fare una chiacchierata (prima del consiglio nazionale Fnomceo) con il presidente Pizza per smorzare la cagnara ma si è voluto fare ancora una volta orecchio da mercante. Il secondo come abbiamo detto è stato il richiamo dell’Ipasvi al comma 566.
 
Qui c’è un equivoco da chiarire: il senso politico delle decisioni di Bologna si spiega con l’incertezza causata dal comma 566, non credo quindi che il comma 566 sia la soluzione a Bologna. Quello che è accaduto cioè l’idea di mettere in campo una decisione esemplare:
· è stato accelerato dal proposito da parte del ministero di trovare al comma 566  una soluzione contrattuale
· è stato rinforzato dalla percezione che hanno avuto molti ordini provinciali  di una posizione politica della Fnomceo di facciata e poco convinta
· è stato rinforzato dal tentativo in corso  dell’ipasvi di riciclare il comma 566 in una proposta  di 566 bis.....
 
Cioè dietro le decisioni di Bologna vi è il fantasma del comma 566 e quindi la necessità per molti medici di difendere anche dal di dentro se necessario una professione in pericolo.
Per cui mi chiedo se non sia il caso di chiamare i “ghostbusters” di Reitman o farci prestare  lo zaino protonico e le ghost-trap  per catturare questo fantasma e farla finita una volta per tutte con il comma 566.
 
A questo proposito desidero menzionare un articolo a mio giudizio politicamente acuto di Roberto Romano (Consigliere IPASVI Firenze Referente Area Emergenza Urgenza), (Qs 29 febbraio 2016), il quale prendendo alla lettera le parole del presidente dell’ordine di Bologna lo scavalca come si dice in gergo politico sul suo stesso terreno e di fatto andando ben oltre l’implausibile applicazione del comma 566 che lui pur richiama.
 
Romano parla di “un intervento organico a livello nazionale” di una “sponda offerta da cogliere”  fino a parlare di “un intervento terzo, legislativo, che metta un punto su questo contenzioso” ma anche di “una grande convention infermieristica....aperta ai medici, alle associazioni, ai sindacati ed alla politica  per “ dice lui testualmente  “confrontarci  in ambito professionale, e non giudiziario o disciplinare, che non sono i giusti luoghi dove “costruire”, su questi temi”.
Come dare torto a questo lungimirante infermiere? Ecco quando io sostengo  che “ai problemi politici si risponde con la politica” intendo dire che la politica ha creato il problema del comma 566 e la politica deve risolverlo. Come? Se pensa di riproporcelo per sistemare il caso Bologna semplicemente si commette  un terribile sbaglio.
 
In questo caso statene certi di Bologna ve ne saranno 10 ,100,1000 e in tutti i campi della sanità e la Fnomceo sarà obbligata a difenderli. Se invece come propone anche Roberto Romano si intende aprire una discussione  per cercare insieme le soluzioni giuste  anche legislative allora in questo caso  si tratta di accettare l’idea della coevoluzione delle professioni.
 
La Fnomceo  sul confronto tra le professioni ha detto che ci sta e l’Ipasvi? Però siccome nessuno di noi è sceso a valle con la piena vorrei fare una domanda esplicita: la senatrice Silvestro è disposta a mettere da parte il comma 566 per favorire l’apertura di un tavolo di confronto tra professioni e tra professioni e politica per trovare una soluzione tanto ai problemi degli infermieri che a quelli dei medici? Insomma senatrice sarebbe disposta “pro bono” a fare un passo indietro?
 
Ivan Cavicchi

08 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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