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Autocertificazione dei primi tre giorni di malattia. Smi: “Sostegno al ddl Romani, siano i datori di lavoro a comunicare la malattia”


Per la presidente Pina Onotri la proposta del senatore Maurizio Romani di inserire la possibilità dell'autocertificazione dei primi tre giorni di malattia per il lavoratore è positiva. Viene però respinto il fatto che debbano essere i medici di famiglia, e non i datori di lavoro, a comunicare la malattia. Per lo Smi i medici dovrebbero occuparsi maggiormente dei pazienti cronici.

05 LUG - “Ben venga l'autocertificazione dei primi tre giorni di malattia del lavoratore, ci adegueremmo agli altri paesi Ue, ad esempio alla Germania, ma non va spedita attraverso il medico curante. Positivo l'obiettivo del disegno di legge del senatore Maurizio Romani ma, al di là delle buone intenzioni del proponente, pensiamo che sia un errore che si preveda che l'invio sia a carico dei medici di famiglia. Si continua così a sottrarre tempo importante da dedicare ai pazienti cronici e alla gestione delle malattie sul territorio”. Questo il commento di Pina Onotri segretario del Sindacato dei Medici Italiani-Smi che ricorda, oltretutto, come la proposta sull'autocertificazione del lavoratore per la malattia dei primi tre giorni, sia una storica battaglia dello Smi, sottolineando però, appunto, “quanto sia sbagliato prevedere che il medico di famiglia continui ad essere considerato il 'passacarte' dell'Inps”.

“I medici - spiega Onotri - sono obbligati a dedicare i tre quarti del loro tempo a spedire certificati, di fatto, quindi tempo sottratto alla cura dei pazienti, alla prevenzione, alla gestione dei pazienti cronici, cioè a quella funzione di governo, gestione e filtro della domanda di salute sul territorio”.

Infine Onotri, ricorda come questa incombenza sui medici fino ad ora, oltre ad essere inutile è stata anche controproducente. “È bene ricordare che ci sono patologie, quelle appunto più comuni nei primi tre giorni di malattia, che non sono oggettivabili, che si basano cioè esclusivamente sulla testimonianza del paziente. E rispetto alle quali non possiamo chiedere sempre analisi e esami diagnostici a supporto, perché questa prassi avrebbe dei costi esorbitanti per il Ssn. Ragione per cui il passaggio dall'ambulatorio medico, spesso, è inutile. Non solo: nel caso dei cosiddetti 'furbetti' assenteisti, è anche pericoloso perché può mettere nei guai legali il medico che è comunque tenuto a fare il certificato”.

05 luglio 2017
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