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Equità della Salute. La Fnomceo presenta il suo Manifesto: “Ecco cosa può e deve fare il medico per ridurre le disuguaglianze in sanità”


Prima di tutto comprendere il problema e dootarsi degli strumento giusti per affrontarlo. Poi condividere e sperienze problematiche con i colleghi e approfondire le problematiche sociali del paziente e creare le necessarie sinergie con gli altri settori. Sono queste le linee guida principali del documento elaborato dalla Fnomceo e presentato oggi a Reggio Emilia per combattere le disuguaglianze in sanità. E in più cosigli ad hoc per gli oepratori dlele cure primarie. IL MANIFESTO FNOMCEO PER L'EQUITÀ.

02 DIC - A quasi dieci anni dal Manifesto di Padova sulla Salute Globale, a un anno esatto dal “Decalogo delle azioni del medico in aiuto al migrante” di Vibo Valentia, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) lancia il nuovo Manifesto per l’Equità della Salute. La presentazione è avvenuta a Reggio Emilia nel corso del Convegno “La salute diseguale e le risposte dei servizi sanitari”.
 
“L’equità nell’accesso alle cure è principio fondante del nostro Servizio Sanitario Nazionale – ha detto Roberta Chersevani, presidente Fnomceo -, e informa tutto il nostro Codice di Deontologia Medica. Penso all’incipit dell’articolo 3, “Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”. Penso all’articolo 5, dedicato proprio alla Salute Globale, che raccomanda che “Il medico, nel considerare l'ambiente di vita e di lavoro e i livelli di istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva, collabora all’attuazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle disuguaglianze alla salute e promuove l'adozione di stili di vita salubri, informando sui principali fattori di rischio”.

“Eppure – continua Chersevani - molte sono, ancora oggi, le discriminanti di Salute. Non solo il divario tra Nord e Sud del mondo, in senso geografico o metaforico; anche nel nostro paese, anche all’interno delle nostre stesse città, comunità, famiglie, esistono diseguaglianze che è difficile colmare. Per questo ringrazio tutto il Gruppo di Lavoro “Salute Globale, sviluppo e cooperazione internazionale della Fnomceo” per il lavoro svolto in questi anni, che ha portato alla stesura del Manifesto”.

“Un Manifesto che non è una semplice dichiarazioni di intenti – continua Guido Giustetto, coordinatore del Gruppo di Lavoro Fnomceo – ma si propone di fornire ai medici e ai sistemi sanitari strumenti operativi a tutto tondo, dalla formazione, alla programmazione, all’assistenza, alla comunicazione”.

E proprio dalla formazione partirà la Fnomceo: è infatti online dal 1° dicembre il corso di formazione a distanza “Salute globale ed equità”, progettato dallo stesso Gruppo di Lavoro, che (gratuito e accreditato per 10 crediti Ecm) intende fornire ai medici competenze utili per affrontare i bisogni emergenti dettati dai nuovi scenari economici e sociali.

“Il convegno organizzato dall’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Reggio Emilia, insieme con la Federazione Nazionale degli Ordini – ha detto Anna Maria Ferrari, presidente dell’Ordine di Reggio Emilia -  ha voluto offrire un panorama aggiornato delle disuguaglianze di salute in Italia e a livello internazionale, anche alla luce della lunga crisi economica attraversata dal nostro Paese. Vuole inoltre presentare riflessioni e proposte su quei temi generali dell’organizzazione sanitaria che sono maggiormente connessi con il raggiungimento dell'obiettivo di equità che ha informato l’istituzione del nostro Sistema Sanitario”.
 
Il Manifesto per l’Equità Sociale: cosa deve e può fare il medico (Sintesi, clicca qui per il testo integrale)
 
1. Comprendere il problema: educazione e formazione
Che cosa può fare il medico: Ampliare la propria formazione sui meccanismi di azione dei determinanti sociali di salute e sui metodi per contrastare le disuguaglianze ricercando offerte formative sul tema dell’equità all’interno del proprio percorso di formazione e di aggiornamento continuo.
 
2. Costruire l’evidenza: monitoraggio e valutazione
Che cosa può fare il medico: Rafforzare la collaborazione e la condivisione dei dati mediante un ruolo di partecipazione attiva; condividere esperienze con i colleghi e con altri professionisti di area sanitaria; approfondire la raccolta di informazioni sugli aspetti sociali del paziente; considerare l’importanza delle informazioni sociali ottenute mediante eventuali sistemi di telemonitoraggio e intervenire segnalando i casi con difficoltà a servizi di supporto idonei.
 
3. Il setting clinico: lavorare con gli individui e le comunità
Che cosa può fare il medico: Ampliare l’anamnesi con la raccolta degli aspetti sociali del paziente e prolungare il tempo dedicato all’incontro clinico con coloro che presentano condizioni complesse; nel caso di pazienti affetti da malattie croniche, prevedere una pianificazione delle cure considerando un’eventuale “prescrizione sociale” e nel caso in cui non siano disponibili servizi adeguati, discutere con il paziente e la sua famiglia di possibili alternative di supporto ed eventualmente contattare direttamente i servizi per loro conto; favorire i rapporti con il territorio creando reti di sostegno reciproco.
 
4. L’organizzazione dell’assistenza sanitaria: il medico come direttore
Che cosa può fare il medico: Come direttori di un’attività sanitaria, porre obiettivi di equità a vari livelli attraverso modelli in grado di misurare e impattare sui determinanti sociali di salute; incoraggiare la formazione sul tema dell’equità tra i propri operatori e favorire l’accesso alle cure dei gruppi svantaggiati attraverso iniziative dedicate.
 
5. Lavorare in partnership: all’interno e oltre il settore della salute
Che cosa può fare il medico: Creare reti e gruppi multidisciplinari che comprendano gli stakeholder di altri settori (per esempio istruzione, protezione sociale) per il potenziamentodegli individui e delle comunità e partecipare alla creazione di politiche pubbliche multisettore.
 
Le raccomandazioni per i professionisti delle cure primarie, uno strumento per la pratica clinica
· assicurare un colloquio clinico in tempi adeguati e gestire gli appuntamenti in modo flessibile per facilitare l’accesso e le relazioni continue soprattutto con coloro che hanno scarso controllo sulla propria vita;
· prendere in cura il paziente considerando l’ambiente da cui proviene e le condizioni sociali in cui vive;
· fornire un’assistenza multidisciplinare poiché i soggetti più vulnerabili beneficiano maggiormente di raccomandazioni derivanti da più professionisti della salute;
· evidenziare, con un allarme all’apertura della cartella clinica, i pazienti fragili o a rischio di svantaggio nella salute o nell’accesso alle cure;
· instaurare rapporti stretti e monitorare i pazienti affetti da patologie psichiatriche o disabilità intellettiva nell’aderenza alla terapia;
· monitorare l’aderenza ai programmi di screening;
· potenziare la comunicazione con i pazienti, specialmente con coloro che vivono in scarse condizioni abitative e difficilmente raggiungibili;
· informare i pazienti sui servizi disponibili sul territorio, compresi quelli sociali e, se necessario, contattarli per loro conto;
· mettere a contatto i tirocinanti e gli studenti con situazioni dove si evidenzi l’effetto deideterminanti sociali sulla salute e al contempo agiscano modalità di contrasto.
 

02 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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