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Veneto. Medici di famiglia o impiegati della Regione?

di Ornella Mancin

06 GEN - Gentile Direttore,
in questo inizio d’anno che ha visto in Veneto la partenza delle maxi –Ulss, sta preoccupando  e non poco,  la proposta di far eseguire la prenotazione delle visite specialistiche direttamente ai medici che rilasciano l’impegnativa.
La Regione Veneto, assieme a l’Ulss di Belluno e al Consorzio Arsenal, si è infatti aggiudicata il premio “Innovazione salute 2016” al forum  dell’Innovazione per la salute di Milano per il progetto “Oltre il Cup”, che permette ai medici di medicina generale  di prenotare le visite specialistiche  e gli esami di laboratorio direttamente all’atto della prescrizione.
 
Al momento della compilazione della ricetta dematerializzata  il medico accede direttamente , tramite il proprio gestionale, alle prime disponibilità  dell’azienda sanitaria  o dell’ospedale di riferimento  e in base alle alternative  offerte, il medico è in grado di selezionare ,in accordo con il paziente ,  l’appuntamento e stampare il promemoria .
 
Il progetto è stato sperimentato come progetto pilota da un gruppo di medici volontari del Bellunese  ma è di questi giorni la notizia di una estensione  a tutto il Veneto entro il 2017.
La cosa  sta creando non poco scompiglio e preoccupazione a noi medici  di famiglia  e vorrei condividerne qui  le perplessità e i timori.
 
Di sicuro il progetto rappresenta un grosso vantaggio per i cittadini e per la collettività. Il paziente esce dallo studio medico avendo già in tasca la prenotazione e la sicurezza di avere la prestazione nei tempi  dovuti anche stante il giudizio del proprio medico. Il tutto consente inoltre  un notevole risparmio economico riducendo di molto i costi a carico degli attuali Cup ( si ipotizza in Veneto  un risparmio di 10 milioni di euro all’anno).
 
Ma chi paga i costi  di questa operazione?
Stando così le cose i costi sono ancora una volta  tutti a carico del medico di medicina generale  a cui viene accollato  un ulteriore carico burocratico  di competenza amministrativa.
 
Ogni giorno quando entriamo in studio il nostro lavoro può iniziare solo dopo aver acceso il computer e atteso che si colleghi ai vari server. Quando entra un paziente e cerchiamo la sua scheda informatizzata ci viene richiesto (altrimenti è impedito l’accesso) se stiamo visitando in studio, a domicilio, se il paziente ci sta chiamando per telefono, se è una richiesta indiretta o se stiamo solo consultando la scheda. Solo dopo aver risposto a queste domande, il cui riepilogo servirà per inviare a fine mese i flussi alla Regione, possiamo accedere alla cartella del paziente.
 
Successivamente una volta ascoltato e visitato il paziente si passa alla prescrizione della ricetta dematerializzata (che necessita di più passaggi al computer) e alla stampa del promemoria, cosa che ancora talvolta incontra delle difficoltà perché il server risulta non sempre raggiungibile e quindi va ripetuto l’invio (la cosa può ripetersi più volte finché per sfinimento si decide di stampare la ricetta rossa non dematerializzata).
I nostri compiti burocratici e informatici non si esauriscono qui.
 
Per via esclusivamente telematica vanno inviati i certificati di malattia, i certificati di invalidità civile e Inail (anche se ancora questi non tutti li fanno).
A fine mese bisogna inviare alla Regione e all’Azienda per via telematica i flussi con il riepilogo delle viste effettuate in ambulatorio o a domicilio e delle prestazioni eseguite: ADIMED, Programmate, medicazioni e quanto altro.
 
Bisogna inoltre inviare sempre per via telematica  al MEF (Ministero dell'Economia e delle finanze) tutte  le fatture emesse nei confronti dei pazienti  per la compilazione del 730.
 
A tutto questo adesso ci viene chiesto di aggiungere un ulteriore passaggio: la prenotazione delle visite specialistiche che va eseguita “simultaneamente” all’invio della dematerializzata. L’Arsenal, l’azienda che si occupa dell’informatizzazione,  assicura che l’intera procedura non richiederà  più di 90 secondi per prestazione.
 
Ma  ammesso che ci vogliano solo 90 secondi (ma il conteggio non sembra realistico visto i frequenti blocchi del server e le linee ADSL spesso lente e intasate) la percezione di noi  medici  di famiglia veneti è che di secondo in secondo il nostro lavoro si stia trasformando sempre più nel lavoro di un impiegato della Regione.
 
La prenotazione di una prestazione  non è un lavoro medico e  anche ammesso che richieda solo 90 secondi   (ma chi lo calcola il tempo  per concordare con il paziente la data e il posto ?) farà  necessariamente allungare i tempi delle visite : se si prova  a calcolare anche solo una media di 50 prestazioni richieste a giornata   ( che per un massimalista sono sicuramente sottostimate) è  facile immaginare di quanto può venire allungato il nostro lavoro .E quanto ci resta per ascoltare e visitare i pazienti?
 
Si sta parlando molto di competenze e mentre si discute per allargare quelle  infermieristiche talvolta sino alla diagnosi e terapia (vedi i protocolli di alcuni 118), sembra che si stiano restringendo quelle dei medici di famiglia , ridotti sempre più a impiegati addetti a registrare, inviare, prenotare  come potrebbe fare una qualsiasi segretaria con un minimo di competenze informatiche.
Non sarebbe il caso di rivedere e ridefinire le competenze di ciascuno?
 
In Veneto sono partite e stanno partendo le Medicine di gruppo integrate con dotazione di personale di segreteria. Come è pensabile che proprio ora che i medici che in queste strutture possono avere un valido aiuto amministrativo, si debbano accollare dei passaggi burocratici che esulano totalmente dalle loro competenze, sottraendo tempo essenziale per la diagnosi e la cura del paziente?
 
Dai  sindacati che ci rappresentano aspettiamo risposte.
 
Ornella Mancin
Medico di famiglia
Cavarzere (VE)

06 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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