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Diagnosi dal medico di famiglia. Un grande investimento o solo una grande spesa?

di Marcello Bozzi

02 NOV - Gentile Direttore,
la bozza della manovra prevede uno stanziamento di 235 mln per apparecchiature diagnostiche negli studi dei medici di famiglia. Un grande investimento e una grande opportunità se collegata ad un progetto. Una inutile spesa se scollegata dalla riorganizzazione del sistema delle cure primarie e dei servizi territoriali.
 
Leggendo l’articolato del ddl viene naturale domandarsi:
• Quali sono le tecnologie e le attrezzature in questione?
• Quali riscontri di efficacia ed efficienza? (tempo lavoro macchina / die)
• Quali professionisti saranno autorizzati ad utilizzare tali tecnologie ed attrezzature?
• Se l’utilizzo sarà cura e responsabilità del MMG/PLS … siamo certi del miglioramento del servizio e della diminuzione delle liste di attesa?
• Quali saperi richiesti (abilitazione all’esercizio professionale) e quali competenze necessarie?
• L’obsolescenza delle attrezzature, nonché le innovazioni collegate alle evoluzioni scientifiche, tecnologiche e metodologiche, come verranno adeguate e/o compensate?
 
Comunque, a prescindere da quanto detto, è certamente una grande opportunità (ed occasione) per ripensare il sistema delle cure primarie e dei servizi territoriali. Alcuni dati possono essere di aiuto per stimolare riflessioni ed idee:
a. Nel recente passato (2012 – Balduzzi) sono state disciplinate – con norma – le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e le UCCP (Unità Complesse Cure Primarie);
b. A seguire sono state finanziate e strutturate le “Case della Salute”.
 
Queste innovazioni hanno avuto seguito senza particolare riorganizzazioni nel sistema. I costi sostenuti sono stati importanti … con risultati ed esiti spesso ridotti rispetto alle attese, e comunque in maniera molto differenziata sul territorio nazionale.
 
La vera innovazione potrebbe essere il completo ripensamento dei servizi territoriali (Distretti Sanitari, Poliambulatori, Case della Salute) e del sistema delle cure primarie, per un sistema sanitario davvero universalistico e sostenibile.
 
Ai servizi territoriali:
• Il compito di assicurare la risposta di I livello ai bisogni della popolazione e di garantire la continuità Territorio - Ospedale / Ospedale – Territorio (definizioni e condivisioni tra MMG/PLS e Medici Specialisti Ospedalieri);
• Attivazione dei PDTA di maggiore peso e significatività (Scompenso, BPCO, Diabete, Demenze,), con il coinvolgimento diretto di MMG/PLS, con chiara distinzione di compiti tra i livelli ospedalieri e territoriali, nel rispetto di progetti, percorsi e processi definiti e condivisi (anche con compensazioni di risorse tra i livelli sopra citati, tenuto conto sei servizi attivati e dei volumi di attività);
• Acquisizione / potenziamento e concentrazione di tecnologie ed attrezzature diagnostiche di I livello nelle Case della Salute (comprendenti anche poliambulatori, con accessi diretti / privilegiati agli utenti con prescrizioni dei MMG/PLS) e sistemi di relazione ed integrazione definiti e condivisi con gli attori interessati (anche per un utilizzo più corretto e razionale delle risorse e delle tecnologie/attrezzature);
 
Al sistema delle cure primarie (sempre più complicato e complesso, stante l’aumento delle fragilità e delle disabilità, tale da mettere in discussione i massimali al momento in essere a carico dei MMG/PLS):
• riorganizzazione del sistema dei MCC (parte integrante delle équipe delle AFT/UCCP), con conseguenze positive anche relativamente alla diminuzione degli accessi e dei ricoveri nei momenti di presenza dei Medici di Continuità Assistenziali (vedi dati annuario statistico 2019);
• attivazione dell’Infermiere di Famiglia per la presa in carico delle persone affette da patologie croniche e degenerative e/o a rischio fragilità e disabilità (il 3,7% della popolazione da 65 a 74 aa, pari a 246.000 unità e il 7% della popolazione di età superiore a 75 aa, pari a 490.000 unità, per un totale di 740.000 persone), nell’ambito di progetti definiti e condivisi con i MMG/PLS (anche con il fine di generare una migliore condizione operativa agli stessi ed ottimizzare la relazione con gli utenti;
• Potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e riabilitativi per consentire l’appropriatezza, l’adeguatezza e la continuità degli interventi, nel rispetto dei setting assistenziali e riabilitativi specifici per ogni assistito (definiti e condivisi anche con MMG/PLS, spesso in continuità con i percorsi di cura ospedalieri);
• Programmazione di continui momenti di audit (organizzativi e clinico-assistenziali-riabilitativi) per l’analisi degli esiti e l’eventuale revisione dei percorsi e dei processi, nel rispetto dei principi fissati dai manuali di autorizzazione ed accreditamento (ove presenti ed applicati) e dei contenuti della l. 24/2017 (Gelli / Bianco), anche per una migliore valutazione dell’adesione alla terapia da parte dei pazienti;
• Programmazione di continui incontri con i pazienti inseriti nei singoli percorsi PDTA (e con le famiglie), con il coinvolgimento e la partecipazione anche dei MM/PLS, per favore la comunicazione tra persone affette da medesime problematiche e sviluppare eventuali momenti di auto-mutuo-aiuto;
 
In conclusione:
• un finanziamento importante per l’acquisizione / potenziamento di attrezzature e tecnologie diagnostiche di I livello, sicuramente di grande utilità per migliorare il servizio agli utenti e per valorizzare il lavoro dei professionisti;
• qualche dubbio circa l’assegnazione delle stesse (con il rischio di non raggiungere livelli adeguati di efficacia ed efficienza, e di non utilizzare in maniera corretta e razionale le risorse);
• l’importanza di pensare alla riorganizzazione del sistema, senza limitarsi al capitolo “acquisizione tecnologie ed attrezzature per migliorare i processi ed i percorsi della diagnosi di I livello” (guardare “al nuovo” modificando “il vecchio”).
 
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN

02 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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