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I numeri del Covid: troppi e spesso incomprensibili

di G.Tognoni, P.Di Giulio, P.Vineis, M.Bonati

29 GEN - Gentile Direttore,
sono ormai innumerevoli gli interventi, in tutte le sedi, che hanno messo in evidenza il fallimento informativo e la inaffidabilità epidemiologica dei bollettini-COVID-19 che, imperturbati e imperturbabili lungo ormai un anno, dal livello centrale o regionale pretendono di costituire il materiale ufficiale di riferimento per descrivere e classificare la gravità della situazione.
 
L’obiettivo disincantato di questa nota vorrebbe essere quello di esemplificare concretamente quanto è importante e possibile fare di una strategia informativa, basata solo su conteggi numerici spesso controversi e sostanzialmente non comprensibili da parte della popolazione (tanto più perché resi ulteriormente ambigui nei commenti di giornali e di talkshow). Una opportunità per almeno ricordarsi del diritto fondamentale dei cittadini di essere informati su quanto succede in quella che si presenta come una guerra così regolarmente mortale.
 
Il background ovvio può essere riassunto in tre punti:
a - Una informazione deve essere comprensibile: non escludere, anzi invitare al dialogo. Deve dare l’idea sul ‘dove si è in una situazione complessa, esplicitando chiaramente le domande senza risposte, e permettendone una discussione basata su dati accessibili. La logica di fondo deve essere quella di produrre non timori generici generalizzati, ma un rapporto di fiducia sulla volontà-responsabilità delle istituzioni nel cercare soluzioni mirate e monitorate lungo il tempo e nei diversi contesti.
 
b - I numeri devono divenire ‘epidemiologia’, cioè storia commentata e comprensibile di ciò che sta succedendo in collettività ben definite, anche nelle loro differenze. La visibilità degli andamenti spaziali e temporali non può limitarsi a stime di cui sono sempre incerti i denominatori, e che si limitano a quantificare con numeri in perenne oscillazione un fenomeno (di cui la mortalità deve essere l’elemento portante) che deve essere contestualizzato, almeno per le sue variabili più macroscopiche (regioni, classi di età). La scelta di variabili opportune corrisponde a ipotesi descrittive e soprattutto causali, rispetto alle quali si vuole suscitare una ‘attenzione informata’. Dati ‘sentinella’ che suggeriscono bisogni specifici ed interventi possibili in termini di evitabilità devono essere esplicitati e commentati, non solo in termini di aumenti o diminuzioni di cui non è chiara la realtà e tanto meno il significato e la stabilità statistica.
 
c - I dati, le cui limitazioni e incongruenze sono all’ordine del giorno per le ragioni più diverse, devono essere presentati in modo comparabile e predefinito, a scadenze settimanali, non giornaliere: non semplicemente con tabelle numeriche o percentuali, ma con commenti qualificati, brevi, ma tali da permettere la comprensione di ciò che è certo è di ciò che è al massimo suggestivo.
 
d - Ai dati di mortalità, in modo specifico, per la loro gravità deve essere ridata in questo senso una attenzione particolare: per sottolineare che si tratta di ‘soggetti che producono conoscenza’ e non esclusivamente di ‘vittime’ di una guerra senza orizzonti visibili di evoluzione o conclusione.
La loro contestualizzazione essenziale, nei termini sopra ricordati, diventa ancor più obbligatoria per farli ‘riconoscere’ come cittadini delle diverse comunità.
 
È possibile pensare ad un ‘pacchetto-percorso informativo’ minimale che ha come obiettivi complementari una informazione complessiva sulla situazione che si è sviluppata lungo tutti questi mesi?
 
I dati da prevedere dovrebbero includere, avendo sempre la mortalità come riferimento di base:
a - andamento dei morti in eccesso per ognuno dei mesi del 2020 rispetto alla media dei mesi degli anni 2017-2019;
 
b - stratificazioni degli andamenti in a) per Regioni, ed in ogni regione, per sesso e per età: <20a; 20-29; 30-59; 60-79; 80-90; > 90;
 
c - focalizzazione per i mesi settembre-dicembre 2020 sulle popolazioni morte in ICU, in ospedale, a casa, in RSA: a livello generale e per Regione;
 
d - a partire da gennaio 2021 morti per settimana, a livello centrale e per regione (sempre con le stratificazioni per sesso ed età sopra indicate);
 
e - morti per settimana nello stesso periodo di d) in ICU, ospedale, casa, RSA sempre per Regione e per strati di età.
 
Alcune di queste informazioni sono state rese disponibili, ma con stratificazioni minime o limitate al primo quadrimestre del 2020. L’Associazione Italiana di Epidemiologia con il progetto MADE (Monitoraggio e Analisi dei Dati dell’Epidemia, cerca di supplire all’informazione istituzionale con il limite dell’accesso e disponibilità dei dati.
 
È non solo auspicabile, ma da prevedere come indispensabile per ridurre al massimo le frequenti ‘discrepanze’, fattuali e operative, tra il livello centrale e quello regionale, prevedere da ora in poi la responsabilità di ogni Regione di commentare (non solo riportare numericamente) i propri dati di mortalità con bollettini settimanali, integrati con mappe che rendano visibili le distribuzioni dei morti nella variabilità dei territori; con stime relative di morti/denominatori di popolazione che tengano conto della numerosità della popolazione (per 100,000; o per milione), e della loro distribuzione per aree attese come a diverso rischio contestuale (urbano/metropolitano vs rurale/disperso).
 
Una logica come quella indicata avendo come categoria di riferimento la mortalità dovrebbe includere evidentemente la valutazione delle cause attribuibili di mortalità (“da” vs “per” COVID-19) in rapporto anche alle comorbidita’, specie per la popolazione più anziana, in rapporto ai contesti e ai percorsi assistenziali (RSA, ICU, etc.). A questa esigenza si può tuttavia rispondere solo con un piano epidemiologico più strutturato, cui è stato fatto riferimento anche da parte di vari epidemiologici, ma che può avere altre scadenze ed obiettivi.
 
L’urgenza di una conversione della logica e dei contenuti dei ‘bollettini’ ad una strategia di garanzia del diritto fondamentale ad una informazione accessibile e condivisibile dei cittadini può e deve essere una responsabilità e possibilità per una pratica inmediatamente applicabile. 
 
Gianni Tognoni
Dipartimento di Anestesia-Rianimazione ed Emergenza Urgenza, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
 
Paola Di Giulio
Dipartimento di Salute Pubblica e Pediatria, Università di Torino
 
Paolo Vineis
Chair in Environmental Epidemiology, MRC Centre for Environment and Health, School of Public Health, Imperial College London
 
Maurizio Bonati
Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri - IRCCS, Milano
 


29 gennaio 2021
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