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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Governo e Parlamento

Medicina e odontoiatria a rischio di inflitrazioni mafiose e criminali: audizione Fnomceo alla Commissione antimafia

immagine 23 novembre - Tra le criticità indicate dalla Federazione  la carenza di comunicazione tra le Procure, da un lato, e gli Ordini provinciali e la Fnomceo dall’altro, circa la sussistenza e l’esito dei procedimenti penali a carico degli iscritti agli Albi. "“La prevenzione e la lotta alla corruzione e alla illegalità, che sembrano  trovare un terreno particolarmente fertile in sanità devono avvenire tramite un costante comportamento corretto di tutti gli attori coinvolti" secondo l'audizione. IL TESTO DELL'AUDIZIONE - LA LETTERA DELL'UFFICIO CENTRALE ODONTOIATRI ALLA COMMISSIONE.
Medicina e odontoiatria possono essere terreno fertile per infiltrazioni mafiose e criminali in genere. A rilevare le attività potenzialmente a rischio in tal senso, e a portare dati sui procedimenti disciplinari direttamente o indirettamente attribuibili a reati di mafia, è stata oggi, di fronte alla Commissione bicamerale Antimafia, la  presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Roberta Chersevani.

“Mentre per quanto di competenza delle Commissioni disciplinari in seno alla Federazione nazionale – ha affermato Chersevani, ricordando come siano di competenza della Fnomceo i procedimenti a carico dei componenti i Consigli direttivi o i Collegi dei revisori dei Conti degli Ordini provinciali - non risultano – nel periodo che va dal 2012 al 2017 - essere stati mai avviati procedimenti disciplinari per fatti o comportamenti direttamente o indirettamente ascrivibili a reati di mafia, riguardo ai procedimenti disciplinari incardinati in ciascun Ordine provinciale, la Federazione nazionale non è in possesso di tali dati e, ancor meno, della relativa documentazione”.

La questione è che l’Albo nazionale, tenuto dalla Fnomceo ai sensi del Dpr 137 del 7 agosto 2012, prevede sì l’annotazione dei provvedimenti disciplinari irrogati agli iscritti dagli Ordini provinciali, ma senza alcun riferimento alla tipologia delle violazioni deontologiche.

“Così come già fatto per i procedimenti sui vaccini – ha detto Chersevani – chiederò, al prossimo Consiglio nazionale di dicembre, a tutti i presidenti d’Ordine di fornire alla Fnomceo l’elenco dei procedimenti avviati per comportamenti direttamente o indirettamente ascrivibili a reati di mafia”.

Altra criticità segnalata è la carenza di comunicazione tra le Procure, da un lato, e gli Ordini provinciali e la Fnomceo dall’altro, circa la sussistenza e l’esito dei procedimenti penali a carico degli iscritti agli Albi.

“Più volte abbiamo segnalato la questione alle autorità competenti, sia come Fnomceo sia come Commissione nazionale Albo odontoiatri – ha spiegato Chersevani – ma senza ottenere un flusso informativo più fluido e continuo. Questo pone gli Ordini in una grave difficoltà, sia perché il procedimento disciplinare deve iniziare d’ufficio a seguito di un procedimento penale, sia perché gli Ordini hanno l’obbligo di inviare entro tre giorni un’allerta a livello europeo, tramite il sistema IMI, sui provvedimenti che limitano o vietano l’esercizio della professioni in Italia, compresi quelli che derivano da una pronuncia giudiziaria. Ma se queste comunicazioni da parte delle Autorità Giudiziarie, anche se richieste dagli Ordini, non pervengono, diventa estremamente difficile lo svolgimento delle procedure disciplinari, ingenerando, tra l’altro, nell’opinione pubblica l’erronea percezione che gli Ordini non vogliano agire”.

I fattori di rischio secondo quanto esposto dalla Fnomceo, sono gli stessi che predispongono, in generale, alla corruzione e all’illegalità.

“La prevenzione e la lotta alla corruzione e alla illegalità, che sembrano  trovare un terreno particolarmente fertile in sanità – si legge infatti nel testo dell’audizione - devono avvenire tramite un costante comportamento corretto di tutti gli attori coinvolti: i rappresentanti della politica, gli addetti ai media, gli studiosi e ricercatori, gli amministratori della sanità, i medici e il personale sanitario tutto e infine anche i pazienti. Ciascuno nel proprio ambito deve agire in modo da non compromettere mai quelle peculiarità del servizio sanitario che comprendono la salute, il rischio, la sostenibilità, i diritti e l’integrità. Quando si pensa alla corruzione non va considerato solo un vantaggio di tipo economico ma anche un qualsiasi vantaggio privato che non tiene conto dell’interesse pubblico.

Tante sono le forme di illegalità in sanità: da false fatturazioni, a fatture contraffatte, da false certificazioni al comparaggio, da prestazioni sanitarie dolose a quelle inutili, da rimborsi non veri al nepotismo, senza scordare l’assenteismo.

La corruzione può avere un impatto di tipo economico, ma anche clinico e di appropriatezza, sulla sicurezza dei pazienti e sulla reputazione e onorabilità di chi è coinvolto. Costi indiretti sono la perdita di fiducia, il danno all’immagine pubblica, un rallentamento all’innovazione, un danno soprattutto ai soggetti più fragili, che si affidano al servizio sanitario”.
 
23 novembre 2017
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