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Piemonte. Corte dei conti certifica deficit da 5,75 mld. Chiamparino: “Aspettiamo intervento già concordato col Governo. Ma in ogni caso i cittadini non devono temere nulla per la sanità”

Il disavanzo per 3 miliardi nasce dall'uso illegittimo dichiarato dalla Consulta dei fondi girati dal governo perché pagasse i debiti ai fornitori. Ora per coprirlo la regione paga una rata di 800 milioni l'anno. Chiamparino: “Serve il provvedimento annunciato dal Governo”.

22 OTT - La Regione Piemonte  presenta un disavanzo che  ammonta a 5,75 miliardi di euro. I numeri li ha certificati la Corte dei Conti nella seduta per la parifica del bilancio 2014. La stessa Corte al riguardo ha auspicato “un decisivo intervento legislativo che, tenendo conto dei precetti costituzionali e dei vincoli comunitari, preveda per la Regione Piemonte un piano di rientro dal disavanzo che sia economicamente sostenibile e che al tempo stesso non blocchi gli investimenti necessari per il rilancio dell’economia piemontese”.
 
Il ‘superdeficit’ è dovuto in gran parte ai 3 miliardi di fondi girati dal governo perché pagasse i debiti ai fornitori che secondo la Consulta, che si è espressa in estate, sono stati usati illegittimamente. Ma il presidente della Regione Sergio Chiamparino chiama in causa il Governo che “non ha varato il decreto che era stato concordato con il ministero dell'Economia". Senza il provvedimento ‘Salva Regioni’ di Palazzo Chigi, la Regione dovrebbe infatti pagare per i prossimi sette anni una rata annuale di circa 800 milioni a copertura del debito, a fronte di risorse che arrivano a 400 milioni. Oltre la metà dei quasi sei miliardi derivano infatti dalla sentenza del luglio scorso con cui la Corte Costituzionale ha imposto di contabilizzare nel bilancio regionale i finanziamenti ricevuti attraverso il dl 35 per il pagamento dei creditori. Un precedente che, se applicato a tutte le Regioni che hanno fatto ricorso ai fondi del Salva Crediti, potrebbe portare a un buco complessivo sui 20 miliardi a livello nazionale. Il problema nasce dal fatto che le risorse del dl 35, fuori dal bilancio possono essere restituite in 30 anni, dentro al bilancio invece dovrebbero rientrare in sette anni.   
 
"Non poteva che andare così - ha detto Chiamparino - anche perché il governo non ha varato il decreto che ci avrebbe permesso di affrontare parzialmente il problema".   
 
"Il decreto che abbiamo concordato con il ministero - ha spiegato - serve a ridefinire le regole di contabilità e ci consentirebbe di risolvere il problema per circa 3,9 miliardi. Il governo ha preferito inserirlo nella legge di stabilità, il che ci crea difficoltà perché  entrerebbe in vigore nel 2016".  
 
"Voglio rassicurare tutti i piemontesi su un punto: nulla verrà toccato nella sanità, che si alimenta di un proprio fondo nazionale e i cui risparmi vengono reinvestiti nello stesso settore", ha comunque subito detto Chiamparino, a margine della seduta del Consiglio regionale. ù
Oltre al problema del disavanzo, però la Corte dei conti ha anche analizzato l'andamento del comparto sanitario mettendo in luce come il Piano di rientro sanitario tiene a bada il deficit anche se persistono gravi criticità su rendicontazione e programmazione finanziaria. 
“Per quanto riguarda il settore sanitario - ha del resto sottolineato la Corte dei Conti - l’esercizio 2014 ha visto la regione Piemonte interamente impegnata nel rispetto degli obiettivi economici imposti dal piano di rientro, al punto che il nuovo Patto per la salute per gli anni 2014-2016, ancorché sottoscritto, non è stato ancora recepito da quello regionale relativo al 2012-2015, proprio in ragione della particolare situazione finanziaria del settore che ha come obiettivo l’equilibrio della gestione del Servizio sanitario regionale.
 
Fra le azioni di maggior rilievo previste all’interno del piano operativo vi è il riordino della rete ospedaliera a cui la regione ha dato attuazione nel corso del 2014 prevedendo una riduzione del numero dei posti letto per ogni istituto di ricovero pubblico, equiparato e privato accreditato. Tale operazione dovrà necessariamente essere ultimata e soprattutto adeguata ai nuovi standard qualitativi e quantitativi previsti dal nuovo Patto per la salute 2014-2016. 
 
Per quanto attiene all’attuazione del decreto legislativo 118 del 2011 in ambito sanitario, con particolare riferimento alla perimetrazione delle entrate e delle uscite relative al finanziamento del servizio sanitario regionale (al fine di consentire la confrontabilità immediata fra le entrate e le spese sanitarie iscritte nel bilancio regionale e le risorse indicate negli atti di determinazione del fabbisogno sanitario regionale standard), si rilevano le medesime criticità sollevate in passato in ordine all’individuazione dei capitoli di entrata e di spesa in sede previsionale, mentre in sede di rendiconto si registra una esatta corrispondenza tra accertamenti ed impegni relativi al settore, laddove, tuttavia, nel contempo rimangono ancora fuori dalla perimetrazione alcuni capitoli di entrata e di spesa assegnati alla Direzione sanità. In altri termini, la corrispondenza tra l’ammontare degli accertamenti di entrata ed gli impegni di spesa relativi alla sanità non sembra il risultato di una puntuale programmazione che abbia individuato le giuste risorse destinate al settore in questione, bensì un’operazione che di volta in volta, nel corso della gestione ha individuato le risorse necessarie per il finanziamento delle spese cogenti da sostenere.
 
La spesa sanitaria effettuata dalla regione Piemonte nell’esercizio 2014 risulta pari ad euro 9.307.890.506,99, che rappresenta 70 per cento della spesa regionale complessiva. Nell’ambito della spesa corrente, pari ad € 8.717.461.603,65, 393 milioni circa sono stati destinati alla copertura dei disavanzi sanitari pregressi, mentre la spesa di investimento ammonta ad € 270.100,59, rappresentando poco più del 25 per cento dell’intera spesa regionale di analoga natura. La spesa corrente registra un aumento rispetto all’esercizio 2013, nonostante la riduzione richiesta dal piano di rientro, mentre la spesa per gli investimenti risulta maggiore rispetto al 2013, ma sulla stessa incide il trasferimento per 200 milioni di euro alle aziende sanitarie regionali per l'erogazione in conto capitale delle risorse di cui all'anticipazione di liquidità ai sensi dell'art.3 del decreto legge 35 del 2013. Pertanto, al netto di detta spesa, si rileva un decremento degli investimenti rispetto all’esercizio precedente.
 
Nel complesso, l’ambito di azione in termini finanziari nel settore sanitario risulta decisamente limitato e vigilato dal piano di rientro (il risultato 2014 rettificato è risultato pari a 54,94 milioni di euro), che impone altresì un puntuale rispetto di programmi operativi attinenti ad una gestione più razionalizzata delle strutture sanitarie ed ospedaliere. La regione in questa fase dovrà pertanto attivarsi operando attraverso un coordinamento concreto ed efficace delle risorse e delle strutture.
 
In ogni caso si è rilevata ancora una volta la non perfetta corrispondenza tra accertamenti e impegni (assicurata solo per le macrocategorie) da un lato, e riscossioni e pagamenti dall’altro, circostanza che può essere sintomo di una gestione non efficiente delle entrate o comunque di una rendicontazione non rispondente a criteri di chiarezza e trasparenza; si ribadisce al riguardo come il mancato rispetto dei vincoli fra capitoli di entrata e di spesa non faciliti la lettura del bilancio, renda difficoltosa la perimetrazione dei capitoli e, più in generale, non corrisponda ad una gestione conforme ad indirizzi programmatici predefiniti”.

22 ottobre 2015
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