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Se troppa privacy fa “male” alla salute. Le Regioni propongono il “silenzio assenso” sul consenso informato


Alcune Regioni (Trento, Bolzano e Friuli Venezia Giulia) hanno scritto alla Conferenza per sollecitare il sistema del silenzio assenso nella gestione dei dati sanitari. Se il paziente non nega l’autorizzazione i dati possono circolare tra medici di diversi reparti. E la Procura di Bolzano dice: “Il bene giuridico della salute è prevalente rispetto a quello della tutela della privacy”.

11 FEB - Solo pochi giorni fa il Garante ha ribadito che la privacy sul proprio stato di salute viene prima di tutto. Ma quest’interpretazione non sempre e in tutti i casi trova d’accordo medici e amministratori. Il rischio denunciato è quello che troppa privacy mette a rischio la sicurezza delle cure (ritardi per accedere ad esami con possibile allungamento dei tempi di diagnosi e terapia, difficoltà ad avere una autorizzazione per elaborare dati utili per la ricerca clinica ed epidemiologica o migliorare l'erogazione di alcune cure). 
 
I primi a sollevare la questione sono stati i medici altoatesini dell’Anpo che hanno chiesto chiarimenti alla Procura di Bolzano alcuni chiarimenti in merito.
 
Il Tribunale in un parere ha sottolineato che “per quanto concerne la sfera di competenza dello scrivente Ufficio, pur nell’assoluto rispetto delle prerogative del Garante della Privacy e delle Direttive dallo stesso impartite, il bene giuridico della salute dei cittadini deve comunque considerarsi di natura prevalente rispetto a quello della tutela della privacy, con la conseguenza che le informazioni anamnesiche, cliniche, strumentali e di laboratorio dell’utente raccolte negli anni devono essere poste sempre tempestivamente a disposizione di chi sia chiamato a compiere scelte terapeutiche, naturalmente nel rispetto delle regole del consenso informato, senza che le pur legittime esigenze di rispetto della tutela del diritto di riservatezza possano in alcun modo rappresentare un intralcio alla celerità e completezza di tali scelte”.
 
Ma la questione è stata sollevata anche da alcune regioni e dal Comitato tecnico delle regioni sulla Sicurezza delle cure. Inoltre, in una lettera firmata dagli assessori alla Salute della Pa di Trento, Pa di Bolzano e Friuli Venezia Giulia indirizzata alla Conferenza Stato-Regioni si è proposto di adottare il sistema del silenzio assenso come in Austria e in Germania. Nella missiva si sottolinea come il metodo prevede che “in mancanza di una negazione del paziente, i dati sanitari possono circolare tra medici di diversi reparti durante o altro momento successivo al trattamento terapeutico”.

11 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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