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Asl Frosinone. La ex dg Mastrobuono vince il ricorso al Tar. Ma la Regione non la reintegra. Il caso torna al Tar


Per la Regione il nuovo incarico di Mastrobuono a direttore sanitario della casa di cura Nuova Villa Claudia di Roma la metterebbe in posizione di inconferibilità con il suo ritorno alla guida dell'Asl di Frosinone. Tesi che i legali di Mastrobuono si preparano a smontare in un nuovo ricorso che chiede l’ottemperanza della sentenza del 17 gennaio scorso.

20 FEB - La sentenza dello scorso 17 gennaio 2017 con cui il Tar del Lazio ha sconfessato l’operato della Regione Lazio nell’ambito del procedimento che aveva portato, nel 2015, alla non conferma dell’incarico al direttore generale dell’Asl di Frosinone, Isabella Mastrobuono, non è bastata a mettere fine alla vicenda. La Regione Lazio, infatti, ha ritenuto “impossibile” reintegrare Mastrobuono alla Asl di Frosinone, confermando, con la deliberazione 28 del 26 gennaio 2017, il commissariamento della Asl e l’incarico di commissario straordinario a Luigi Macchitella. Ma Mastrobuono non ci sta, e con un nuovo ricorso al Tar del Lazio chiede l’ottemperanza della sentenza e il reintegro nell’incarico di Direttore Generale dell’Asl Frosinone per il periodo residuo dell’originario contratto di lavoro illegittimamente risolto.
 
La decisione del Tar non dovrebbe farsi attendere a lungo, e dovrà fare chiarezza sulle motivazioni della Regione e quelle dei legali di Mastrobuono, decisi a smontare punto per punto gli aspetti che, secondo la Regione, renderebbero “impossibile” dare seguito alla sentenza del 17 gennaio e dunque al reintegro di Mastrobuono nella Asl di Frosinone.

Due, in particolare, gli aspetti citati dalla Regione nella deliberazione 28/2017 per motivare l’impossibilità di reintegrare Mastrobuono.
 
Il primo riguarda l’incarico di direttore sanitario che Mastrobuono ricopre dal 13 ottobre scorso presso la casa di cura Nuova Villa Claudia di Roma, struttura che opera in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale. Incarico che, secondo la Regione, mettere Mastrobuono “in posizione di inconferibilità” con quello alla Asl di Frosinone.

Nella delibera si fa inoltre riferimento alla scandenza del contratto da direttore generale stipulato con la Mastrobuono, che si è chiuso il 3 febbraio 2017. E' anche tenuto conto di questo che la Regione ha ritenuto “opportuno” dare alla Asl di Frosinone “continuità operativa” deliberando il “prosieguo dell’attività posta in essere dall’attuale Commissario straordinario, mediante nuova nomina del medesimo”.

Per il legali di Mastrobuono, le motivazioni della Regione non stanno in piedi e la loro assistita ha tutto il diritto di pretendere la reintegrazione nell’incarico di Dg per il compimento dell’intero percorso contrattuale, quindi per il periodo di tempo intercorso da quando è stata costretta a lasciare la Asl di Frosinone fino al 4 febbraio 2017 (circa 18 mesi). A sostegno di questa tesi, i legali di Mastrobuono si ricollegano a diverse sentenze e ordinanze del Consiglio di Stato, della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. Per citarne una, il Consiglio di Stato, Ad. Plen. 9 giugno 2016, n. 11, affermava che “l’amministrazione soccombente a seguito di sentenza di annullamento di propri provvedimenti ha l’obbligo di ripristinare la situazione controversa, a favore del privato e con effetto retroattivo, per evitare che la durata del processo vada a scapito della parte vittoriosa”.
 
Non solo. Per il legali dell’ex Dg occorre tenere conto anche degli interessi collettivi laddove, come affermato dalla Corte Costituzionale (sent. n. 351/2008) “il buon andamento” risulta “pregiudicato da un sistema di automatica sostituzione dei dirigenti che prescinda dall'accertamento dei risultati conseguiti”. Per la Consulta, infatti, “la circostanza che il direttore generale di azienda sanitaria locale, rimosso automaticamente e senza contraddittorio, riceva, in applicazione della disposizione legislativa regionale impugnata, un ristoro economico, non attenua in alcun modo il pregiudizio da quella rimozione arrecato all'interesse collettivo all'imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione. Tale pregiudizio, anzi, appare in certa misura aggravato, dal momento che, come correttamente rileva il Collegio rimettente alludendo ad una ‘forma onerosa di spoils system’, la collettività subisce anche un aggiuntivo costo finanziario: all'obbligo di corrispondere la retribuzione dei nuovi dirigenti sanitari, nominati in sostituzione di quelli automaticamente decaduti, si aggiunge, infatti, quello di corrispondere a questi ultimi un ristoro economico”.

Quanto alla inconferibilità, per i legali di Mastrobuono non esistere alcuna situazione di conflitto di interessi. Questo perché non c'è alcun collegamento tra l’Asl Frosinone e la Casa di Cura Nuova Villa Claudia, essendo questa ultima sotto la Asl Roma 1 e non esistendo, dunque, alcuna interferenza territoriale e funzionale tra l’Asl Frosinone e la Casa di Cura Nuova Villa Claudia di Roma. A sostegno di questa tesi, il legali di Mastrobuono citano la delibera n. 1160 del 9 novembre 2016 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che escludeva la inconferibilità tra l’incarico di direttore generale dell’Asl Roma 6 di Narciso Mostarda, e quello di commissario straordinario dell’Ospedale Israelitico di Roma non esistendo alcuna interferenza territoriale tra l’Asl Roma 6 e l’Ospedale Israelitico di Roma, essendo quest’ultimo sotto la competenza della Asl Roma 3 e della Asl Roma 1

Dunque, la scadenza del contratto e l’inconferibilità tra l’incarico di direttore sanitario della Casa di Cura e quello del Dg di Frosinone non rappresentano un ostacolo al reintegro dell’ex dg, per i legali di Mastrobuono. Che alla Regione si preparano a contestare anche altri aspetti e provvedimenti, che dimostrerebbero, tra le altre cose, la violazione del principio di giusto procedimento e un costante atteggiamento di “eccesso di potere” nei confronti della loro assistita.

20 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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