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“Medici di famiglia e pediatri diventino dipendenti”. Risoluzione del Consiglio regionale Lombardia scatena la polemica. Fimmg: “È fine libertà di scelta del cittadino”

di Luciano Fassari

Votata oggi a maggioranza la risoluzione sulla Fase 2 che impegna la Giunta e il presidente Fontana ad attivarsi con il Governo per fare in modo che i medici di medicina generale e pediatri diventino “a tutti gli effetti dipendenti del sistema sanitario regionale”. Rabbia Fimmg: “È la fine della libertà di scelta del cittadino”. LA RISOLUZIONE

22 APR - Il presidente e la Giunta regionale si facciano portavoce presso il Governo ed in ogni sede istituzionale affinché “sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento dei MMG e PLS, per ricondurli a tutti gli effetti quali dipendenti del sistema sanitario regionale”. È quanto scritto nella risoluzione sull’avvio della Fase 2 approvata oggi con 43 voti a favore, 25 contrari e 1 astenuto dal Consiglio regionale della Lombardia.
 
Nel documento si punta poi “a valutare possibili interventi sul corso di Formazione triennale per i MMG”
 
Una vera e propria bomba che ha scatenato subito la replica dei medici di famiglia. "È la fine della libertà di scelta del cittadino”, ha tuonato la segretaria della Fimmg Lombardia, Paola Pedrini. “Rileviamo – sottolinea - l’assoluta inconsistenza dei contenuti del documento riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario, che altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia. Registriamo inoltre con dispiacere l’incapacità di analisi della situazione e soprattutto l’assenza di un’analisi degli errori, sempre doverosa da parte di chi ha la responsabilità e l’onere di gestire un’organizzazione complessa, soprattutto in corso di eventi catastrofici”.
 
“Un evento catastrofico – prosegue Pedrini -  spesso rende inevitabili gli errori, tutti lo sappiamo, ma gli errori devono essere riconosciuti, vanno corretti, non vanno nascosti. La proposta del passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale comporterebbe il venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente, sostanziato dalla fine della libera scelta del cittadino, tanto cara a chi governa la nostra regione”.
 
“Questa proposta – sottolinea - inoltre comporterebbe quanto meno un raddoppio dei costi attuali per gli oneri riflessi, l’obbligo per la Regione di fornire idonei locali e strutture, di fornire tutto il personale necessario (infermieri e amministrativi) e non solo un modesto e parziale rimborso come avviene attualmente, di garantire le turnazioni dei medici che non potrebbero essere di certo utilizzati 12 ore al giorno, quindi quanto meno un raddoppio degli stessi, cosa impossibile in quanto si fatica già a coprire gli organici attuali”.
 
"A meno che, con un’inappropriatezza di linguaggio a cui siamo stati abituati, non si volesse intendere solo la volontà di introdurre norme che rendano il medico di famiglia succube della politica - conclude -, come già purtroppo è avvenuto per i colleghi che lavorano negli ospedali. Non ci sembra pertanto necessario commentare oltre".
 
Luciano Fassari

22 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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