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Artroplastica del ginocchio. Procedura mininvasiva riduce dolore e rigidità dopo l’intervento

di Megan Brooks

La procedura mininvasiva percutanea di crioablazione a radiofrequenze dopo un intervento di artroplastica del ginocchio produce un sollievo duraturo contro dolore e rigidità dell’arto. L’evidenza emerge da uno studio condotto su 20 pazienti presentato all’incontro annuale della Radiological Society of North America.

30 NOV - (Reuters Health) – Dopo un intervento di artroplastica del ginocchio (TKA), sottoporsi a una procedura mininvasiva percutanea di crioablazione a radiofrequenze (C-RFA) guidata da immagini, sembra dare sollievo duraturo contro dolore e rigidità persistente. È quanto ha evidenziato una ricerca presentata all’incontro annuale della Radiological Society of North America da Felix Gonzalez della Emory University di Atlanta (USA).

Circa il 15-30% dei pazienti che si sottopongono ad artroplastica totale del ginocchio continua a provare dolore e rigidità dopo l’intervento; un problema per il quale “non c’erano, finora, altre opzioni”, secondo quanto spiegato da Gonzalez. Il ricercatore, insieme ai colleghi, ha valutato la procedura percutanea C-RFA su 20 pazienti con dolore cronico persistente dopo TKA, senza complicanze. Nessuno dei partecipanti aveva risposto alla gestione standard del dolore.

Il protocollo C-RFA è un processo in due fasi. Innanzitutto, ai pazienti viene somministrato un blocco anestetico del ganglio genicolato. Nei pazienti dello studio con una risposta positiva, almeno uno su due ha avuto una riduzione immediata del dolore; la C-RFA degli stessi gangli nervosi è stata poi eseguita dopo due o tre settimane.

La procedura ha portato a un miglioramento significativo nel Knee injury and Osteoarthritis Outcome Score (KOOS), da 31,3 prima del C-RFA a 67,1 dopo (p <0,0001), così come un miglioramento del Visual Analogue Score (VAS), da 8,0 al baseline a 2,5 dopo il trattamento (p <0,0001). Inoltre, la qualità di vita dei pazienti è migliorata e questi usavano meno antidolorifici dopo la procedura, con due terzi dei pazienti che interrompevano l’assunzione di analgesici e oppiacei dopo l’ablazione.

Inoltre, non ci sono state complicanze importanti e nessun paziente è stato ritrattato, ha subito una revisione chirurgica o un altro intervento. La procedura, dunque, è “una nuova alternativa sicura ed efficace” per il trattamento di dolore cronico e rigidità nel contesto di TKA non complicata, come ha affermato lo stesso Gonzalez.

Fonte: Radiological Society of North America Annual Meeting
 
Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

30 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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